Samantha Cristoforetti : « Bisogna rigenerare la fiducia »
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Martina LucchettiSamantha Cristoforetti, 41 anni, è la prima donna italiana ad andare nello spazio, colei che detiene il record della più lunga e ininterrotta missione di un astronauta europeo, e precedentemente ha lavorato come ingegnere e pilota della forza aerea italiana.
Perché volevi diventare un’astronauta?
Samantha Cristoforetti : E’ sempre stato il mio sogno da quando ero bambina, quindi non è stata una decisione difficile da prendere. Quando si è presentata l’occasione, sapevo di volerla cogliere al volo.
Lavori in settori principalmente maschili, come l’esercito, l’aviazione, l’aeronautica. In quanto donna, che genere di difficoltà hai dovuto affrontare nel corso della carriera?
Non riesco ad individuare particolari difficoltà o momenti complicati a causa dell'esser donna, durante la mia carriera. Se mi rappresentassi come uomo, onestamente, non potrei dire che qualcosa sarebbe diverso. Ma ciò non significa che sia tipico, forse io stessa sono una persona atipica. In generale è molto difficile trarre conclusioni da una storia personale. E’ compito di coloro che lavorano con un gran numero di persone, osservare e studiare fenomeni generali.
Detto ciò, vorrei chiarire una cosa: non credo che il genere sia qualcosa di neutro. E’irragionevole pensarlo. Probabilmente ci sono state persone che inconsciamente hanno reso facile il mio successo e altre che hanno fatto l’opposto, ma per me è impossibile saperlo. Non voglio respingere la lotta di cui molte donne parlano. Credo semplicemente che tutti abbiamo le nostre opportunità.
Quali credi che siano le qualità principali per diventare un astronauta?
E’difficile dirlo, siamo tutti differenti. Se mi paragono ai miei colleghi, abbiamo tutti delle diverse personalità. Ci sono alcuni che sono più estroversi, mentre io sono più riservata. Essere riservati va bene, ma di sicuro non dovresti essere timido. Devi essere ambizioso, senza essere però senza scrupoli. Devi essere incline al lavoro di gruppo e mettere da parte i tuoi interessi personali a favore dell’interesse del team senza essere troppo altruista. Dovresti essere, in generale, curioso e capace di apprendere una vasta gamma di abilità, non è una professione per persone altamente qualificate che vogliono rappresentare il meglio in un campo ben specifico. Non penso che qualcuno di noi voglia vincere un premio Nobel se non fossimo astronauti.Tutti amiamo provare cose nuove e studiare la teoria, tanto quanto esercitare la pratica; la parte intellettuale, così come quella fisica. La peculiarità e la bellezza di questo lavoro è nel fatto che fai cose tanto diverse, ma tutte fanno parte della “routine” professionale.
« E’importante essere umili quando hai successo, e indulgenti con se stessi quando non si riesce. »
Hai battuto il record del più lungo servizio nello spazio di una donna astronauta e sei stata la prima donna italiana nello spazio. Come ti senti per questo? Hai raggiunto il traguardo o è solo l’inizio?
Io desideravo essere un'astronauta, non la prima donna italiana astronauta. Non è ciò che ripetevo a me stessa: "Se un’altra donna l’ha fatto, posso fare qualcos’altro”. Era un sogno, un grandissimo sogno che si è realizzato, il quale ha dipeso molto da varie circostanze volte a mio favore. Spero di aver chiarito questo nel mio libro. In esso, ho provato a sottolineare tutte le circostanze fortunate che mi hanno permesso di raggiungere il mio scopo.
E’importante per me essere onesta riguardo a questo perché è un’idea comune e sbagliata quella del successo brillante… Come osservatori, tendiamo a pensare che queste storie di successi hanno dietro di se qualche specie di talento speciale o formula magica. Molti giornalisti domandano di questi segreti, ma oltre al talento e al duro lavoro, c’è semplicemente il fatto che queste persone sono state più fortunate di altre. Chissà quante persone della mia generazione potevano diventare ottimi astronauti europei, ma ne siamo diventati solo sei. Se mi fossi rotta una gamba durante il processo di selezione io non sarei qui. Ci sono talmente tante cose che vanno oltre la nostra volontà! Spesso crediamo nel mito dell’essere artefici del nostro destino, che va bene quando siamo giovani e ci stiamo costruendo il futuro. Ma quando cresciamo e maturiamo, quel credo si mitiga con le circostanze della vita. E’importante essere umili quando hai successo, e indulgenti con se stessi quando non si riesce.
BIOGRAFIA SAMANTHA CRISTOFORETTI :
Aprile 1977 : Samantha Cristoforetti nasce a Milano e cresce in Trentino Alto Adige/Sudtirolo
Maggio 2009 : Cristoforetti viene selezionata come astronauta dall’’Agenzia Spaziale Europea
23 Novembre 2014 : : La Cristoforetti e l’equipaggio della sedizione 42/43 vengono lanciati in orbita a bordo della navicella spaziale russa Soyuz. Ritornano l’11 Giugno 2015, dopo aver orbitato attorno alla Terra sulla Stazione Spaziale Internazionale per 199 giorni.
Hai trascorso quasi 200 giorni nello spazio. Ti mancava qualcosa della Terra?
Nulla di particolare, ad eccezione della doccia!
Come hai affrontato la paura o la solitudine?
Quando sei in orbita, non sei mai da sola. Siamo sei astronauti e questo non significa che sia una cosa claustrofobica. Al contrario, la stazione spaziale è molto grande, quindi è molto facile avere della privacy quando ne hai bisogno. Ma è anche un po’ come essere in un college; c’è sempre qualcuno attorno a te. La solitudine non mi appartiene così come la paura. Non abbiamo avuto particolari situazioni critiche durante la nostra missione, ad eccezione di un falso allarme di perdita di ammoniaca. Ma fin dall’inizio, confidavamo che non ci saremmo trovati mai in pericolo.
Cos’è più duro: diventare astronauta o una mamma?
Non penso che ci sia un compito più difficile tra i due. In generale, credo che dovremmo liberarci dalle classifiche che fanno i giornalisti. Le esperienze di vita reale non sono così, non puoi quantificarle. Ogni esperienza contribuisce in egual misura al tuo cammino.
« Volevo essere semplicemente astronauta, non la prima astronauta donna italiana »
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Hai seguito icone o modelli durante la tua crescita?
Non ho avuto un’icona. Non appendevo poster nella mia cameretta, solo galassie, una navetta spaziale e aeroplani. Le uniche persone sul muro erano quelle dell’equipaggio del Challenger, che morirono nel 1986. E’ stato il giusto modo per onorarli. Non ho mai idealizzato nessuno perchè forse ho capito che, al di là del successo, siamo tutti uguali; abbiamo tutti i nostri punti di forza e le nostre debolezze. Inoltre, ero davvero ossessionata da Star Trek e da altre storie di fantascienza. Credo che abbiano contribuito enormemente nel far esplodere una scintilla di passione per lo spazio quando ero bambina, costruendo la base per i miei interessi da adulta. Quella combinazione di fantasie è stata importante per costruire il mio sogno.
Sei una femminista? Cosa vuol dire per te essere femminista?
Non mi considero una femminista, semplicemente per il rispetto che ho verso questa parola. Non credo che il femminismo implichi una sorta di attivismo e nemmeno una visione da migliorare, non solo per quanto riguarda le condizioni individuali di una persona, ma anche quelle delle donne in generale. Non credo di esserlo mai diventata per molte ragioni. C’è un momento in cui devi scegliere su cosa focalizzare la tua energia. Sicuramente non desidero allontanarmi dal “mondo” femminista, sarebbe un po’come mordermi le mani. Se sono stata in grado di raggiungere qualcosa nella mia vita, è stato grazie a donne femministe e a uomini che hanno preso una posizione.
Credi che la diseguaglianza di genere sia un problema in Italia? Qual è il maggior ostacolo a cui le donne italiane devono confrontarsi?
Ho paura che questo argomento vada oltre le mie competenze. Non voglio considerare me stessa come un’esperta quando invece non lo sono. In generale, ritengo che sia meglio parlare pubblicamente di qualcosa quando conosci ciò di cui stai parlando.
Ma avendo vissuto metà della mia vita all’estero e metà in Italia, posso affermare con sicurezza che sì, ci sono delle differenze. Non tutti i paesi sono uguali. Ad esempio, la presenza femminile nei discorsi pubblici cambia di molto da paese a paese. Molte nazioni sono “migliori” dell’Italia sotto questo aspetto, ma molte altre decisamente peggiori. Quando mi si chiede di analizzare le ragioni, onestamente non saprei. Sono sicura che ci siano dietro motivi culturali, storici ed economici.
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STORIA DEI DIRITTI DELLE DONNE IN ITALIA
Giugno 1946: Primo suffragio femminile in Italia (il referendum costituzionale che ha dichiarato la Repubblica). 21 donne furono elette nell’Assemblea Constituente.
Maggio 1978: L’aborto diventa legale
Agosto 1981: Il delitto d’onore viene ufficialmente proibito, insieme al “matrimonio riparatore” per ricompensare lo stupro
Su Twitter ti definisci come un' "Europea di nazionalità Italiana”. Cosa significa per te essere europea?
Ho avuto la fortuna di vivere fuori dall’Europa per moltissimo tempo, e quando lo fai realizzi che condividiamo tutti una forte e comune identità europea. E’ difficile da spiegare, ma puoi sentirla. Quando sei tra europei fuori dall’Europa, senti come di avere qualcosa in comune con gli altri. Per me, siamo tutti esseri umani e ciò è il primo e più importante strato dell’identità. Poi c’è un secondo strato che è l' "Europeità”, poi l’identità nazionale che può essere molto forte. In Italia abbiamo un senso dell’identità regionale abbastanza forte, non è così? Anche quando facciamo il tifo per la nostra squadra di calcio locale, nessuno si chiederà se il fatto di essere italiani oltrepasserà l’essere europei. Dovremmo essere tutti consapevoli di questa identità e andarne fieri, ma in senso positivo, Abbiamo una lunga storia e abbiamo avuto una forte influenza sul resto del mondo, nel bene o nel male.
« Non mi considero femminista. »
• Divario di salari tra uomini e donne : 5,3 % (Eurostat, 2016) .
• Reppresentanza politica : 35,7 % dei parlementari sono donne (World Bank, 2018).
Cosa pensi della rinascita del populismo, o la mancanza di consapevolezza nell’affrontare problemi ambientali?
Non vedo come i due argomenti possano essere direttamente collegati. Quello che osservo è uno scetticismo allarmante nei confronti di un mondo di esperti, gente che è competente nel proprio campo. C’è anche una tendenza a mettere sotto accusa le istituzioni, la comunità di esperti, che sono i custodi di una conoscenza specifica. Abbiamo bisogno di ricostruire la fiducia. Dichiarazioni come: "La gente che non crede nella scienza è stupida e deve essere educata” non risolveranno niente. Ciò che occorre è che venga capito che il procedimento di farsi un’opinione da non esperti è influenzato da molti elementi che hanno bisogno di essere presi in considerazione, come i valori, ad esempio. Puoi citare un fatto provato, ma se quel fatto va contro i valori di qualcuno, c’è un problema. La gente lo rifiuterà.
Come appare l’Europa dallo spazio?
Ad una prima occhiata sembra piccolissima. Ti rendi conto che è piccola rispetto agli altri continenti. Puoi anche osservare l’intensa attività dell’uomo, specialmente di notte. Durante il giorno difficilmente riesci a vederla. Di notte, sembra così luminosa e così ben definita nella sua forma e nei suoi contorni, grazie alle sue coste. E certamente, in quanto donna europea, ho una rapporto emotivo con il continente. Per me rievoca un senso storico, un senso della letteratura. E’ il suo stesso poema epico. Sfido ogni astronauta ad avere lo stesso sentimento con la sua propria casa!
Diario di un’apprendista astronauta è l’autobiografia di Samantha Cristoforetti pubblicata in Italia da La Nave Di Teseo. Sarà pubblicata in Germania nell’estate 2019 e in lingua inglese nel 2020.
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Autrice : Verocina Tosetti
Toutes photos : © Daniela Sala
Questa intervista fa parte di un progetto ambizioso Sisters of Europe del quale siamo partner che unisce interviste di 17 donne ispiranti originarie di 17 paesi europei diversi. Ve ne abbiamo già parlato qui. Trova questo articolo in inglese sul sito di Sisters of Europe.
Translated from Samantha Cristoforetti : « Il faut restaurer la confiance »