L’Irlanda risponde alla crisi. Da sola.
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Livia ImbrianiIl 25 settembre, l’economia irlandese ha registrato una crescita negativa per il secondo trimestre consecutivo. È il primo dei quindici Paesi membri dell’Eurozona a scivolare nella recessione e il primo a rispondere in maniera unilaterale, senza l’intervento dell’Ue.
I supermarket e i centri commerciali a Dublino sono in piena attività, come sempre. Ma i corridoi del discount inglese TK Maxx sono un po’ più affollati di quelli del costoso negozio di alimentari Fallon &Byrne. I consumatori agitati trovano sicurezza nella spesa. Alcuni negozi hanno fatto speciali promozioni “credit crunch” e il Primo Ministro irlandese Bertie Ahern ha lanciato una serie di spot radiofonici per la campagna “Spar Euro Crunch”: sul menu “recessione” si possono trovare sandwich a 1 euro l’uno. «L’iniziativa sta avendo riscontri positivi in alcune parti della città», secondo un post sul blog di Martin Ryan, un dottorando in Economia all’University College di Dublino.
100.mila euro di debiti per contribuente
Con un deficit di bilancio di 9,4 miliardi di euro, il mercato delle proprietà commerciali irlandese, posto di fronte alla mancanza di fondi delle banche, sta andando avanti con difficoltà. Nell’ultimo anno l’acquisto di case è crollato del 60% solo nell’area di Dublino. La disoccupazione è salita del 6,8%, il valore più alto degli ultimi dieci anni (I valori più alti in Europa ad agosto 2008 sono l’11,3% in Spagna e il 9,9% in Slovacchia).
Il 1° ottobre il Governo ha annunciato un enorme piano di protezione delle banche per rinforzare la fiducia degli irlandesi. Un Paese con una popolazione di quattro milioni di persone, deve restituire 400 miliardi di euro di debiti bancari, cioè quasi 100mila euro per contribuente. Questo provvedimento è stato preso in seguito al più grande crollo del mercato finanziario irlandese nella sua storia avvenuto in un solo giorno, il 29 settembre, quando la Borsa irlandese è precipitata del 12,7% in reazione alle preoccupazioni del sistema finanziario mondiale. Mentre ai risparmiatori, nelle banche inglesi, vedono garantiti i risparmi fino a 44.600 euro (35.000 sterline), gli irlandesi sono più tranquilli perché tutti i loro soldi sono garantiti dallo Stato. Questo fatto ha terrorizzato i dirigenti delle banche straniere che operano in Irlanda. Risparmiatori preoccupati e uomini d’affari inglesi stanno ritirando i loro soldi per metterli nelle banche del Regno Unito. Mentre i funzionari dell'Ue e le banche britanniche “sfidano” la legalità della manovra irlandese, alcuni cittadini iniziano a chiedersi se fosse veramente necessario. Intanto il 3 ottobre la Grecia è diventata il secondo Paese membro a seguire l’Irlanda nella garanzia unilaterale di tutti i depositi bancari.
Paura della crisi
Molti si sentono ottimisti. “James”, un commentatore su efinancialcareers.ie, scrive: «la Tigre Celtica ha appena ritratto i suoi artigli, datele altri sei mesi e tornerà in forma, pronta a combattere». L’Irlanda rimane ancora attraente per le compagnie multinazionali come base per le proprie operazioni. Il 2 ottobre il gigante dei social network, Facebook, ha annunciato che Dublino sarà la sua sede europea. «Il pozzo dei talenti a Dublino è di prima classe», ha affermato il direttore operativo Sheryl Sandberg. Facebook si unisce ai già presenti giganti tecnologici Google, Ebay e Paypal.
Altri sono più cauti. Pierre Paillot è direttore del ristorante Mint nel cuore di Dublino, premiato con la stella Michelin a gennaio. Qui, un menu di assaggi costa 125 euro, quello con vino 185, ma Paillot dice che ha visto un cambiamento nella clientela da quando sono cominciate le voci di una recessione: «Specialmente su tutti gli extra. Quando si arriva all’aperitivo o al vino, la gente spende di meno». Alcuni clienti abituali hanno anche smesso di farsi vedere. «Pensavamo che fossero in vacanza a luglio e agosto, ma non sono ritornati a settembre. Per i prossimi due anni molte persone ogni weekend non spenderanno tutti i soldi che spendevano prima».
Dearbhail McDonald, redattore giuridico all’Irish Independent, il più importante quotidiano del Paese, dice che la vera preoccupazione in Irlanda è il timore che possa ripetersi la recessione degli anni Ottanta. «C’è la paura di un'emigrazione di massa», afferma, citando una recente fiera sul lavoro tenuta a Dublino, che incoraggia i giovani laureati irlandesi a cercare avventura e lavoro in Australia. Dal 2005 la Down Under Expo ha fatto incontrare a Dublino persone in cerca di lavoro e datori di lavoro provenienti dall’Australia e dalla Nuova Zelanda, ma ora il rischio è che i lavoratori possano cominciare a lasciare l’Irlanda per ragioni economiche. McDonald sostiene che molti giovani hanno conosciuto solo il periodo del boom economico, nonostante alcuni siano consapevoli delle difficoltà della recessione. «Ho amici che si ricordano delle file alla mensa dei poveri fatte con i loro padri, e dell’umiliazione conseguente». In Irlanda c’è una paura endemica della parola “recessione”, continua, «che nella mente degli irlandesi è sinonimo di carestia».
I telegiornali, così come i titoli dei quotidiani, sono pieni di discussioni sulla recessione. I presentatori e i commentatori si confrontano in vigorosi dibattiti sulla direzione che prenderà l’Irlanda, ma la maggior parte è della stessa opinione del delegato dell'assemblea Richard Bruton. Sul canale RTE One durante il telegiornale serale del 25 settembre, Bruton ha detto che l’economia irlandese ha «sta attraversando un momento molto difficile». Riuscirà a rimettersi?
L’area dell’euro (EA15) è formata da Belgio, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Cipro, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia e Finlandia.
Translated from Dublin’s shops, restaurants and media dress for recession