La Riace francese è nella Val Roja: cronaca dal festival “Passeurs d’humanité”
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Cristina Georgiana VieruAi tempi del ripristino dei controlli lungo le frontiere e della militarizzazione dei confini, la Val Roja, il passaggio attraverso il quale molti migranti, a partire dall’Italia, cercano di raggiungere la Francia, si trasforma in un laboratorio di politiche migratorie. Cronaca di una giornata al festival culturale sulle migrazioni, “Passeurs d’humanité”, andato in scena dal 18 al 21 luglio scorso.
Arroccati a 1870 metri di altezza, decine di persone sventolano grandi striscioni dalla cima del Colle di Tenda, il punto più alto della Val RoJa: «La nostra fraternità non ha confini». Il messaggio è indirizzato a Generazione identitaria, un movimento di estrema destra che, nel 2018, ha lanciato un'operazione anti-immigrazione dal Colle della Scala. Tra i partecipanti del festival Passeurs d’humanité, ci sono i royasques (gli abitanti della Val Roja, ndr.), ma anche attivisti provenienti da territori più lontani. Proprio come Jules, volontario durante il festival e membro dell'associazione, Défends ta Citoyenneté (“Difendi la tua cittadinanza”, ndr.), un’organizzazione presieduta da Cédric Herrou, il contadino diventato, alla stregua di Mimmo Lucano in Italia, simbolo della solidarietà nei confronti dei migranti, in Francia: «Sono qui per denunciare i blocchi frontalieri. I controlli su base razziale sono all’ordine del giorno», critica aspramente Jules, che si definisce un «militante antifascista».
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Diventata parte integrante del territorio francese nel 1860, la Val Roja è un luogo di passaggio tra i villaggi francesi e italiani della regione. In questa zona, ogni giorno, migliaia di cittadini di entrambe le nazionalità attraversano il confine per andare al lavoro. Allo stesso tempo, invisibili agli occhi di alcuni e un’ossessione per altri, decine di migranti si perdono per le strade e i sentieri della Valle. Sulla base di questa considerazione, nel 2018, Jacques Perreux, presidente dell'associazione Les ami.e.s de la Roya (“Gli amici della Roja”, ndr.), ha deciso di dar vita al festival Passeurs d’humanité: «Volevamo dare un nostro contributo, in un momento storico in cui affioravano le prime tensioni legate all’accoglienza dei migranti». Insomma, oltre a promuovere il territorio della Valle, il festival solidarizza con i migranti, ma anche con le persone che li accolgono. A testimoniarlo, le tematiche al centro dell’evento: ospitalità, il ruolo dei confini e dei nuovi modi di vivere e produrre: «L'umanità è sempre stata costruita attraverso la migrazione e la condivisione», afferma Perreux.
Fabbrica di clandestini
«Il confine è legato alla ristrutturazione del mercato del lavoro capitalista, il quale ha bisogno di nuovi schiavi». Alle 10:00 del mattino del 19 luglio è Luca Giliberti, sociologo, a impostare il tono del dibattito in occasione di una conferenza a Saorge, un piccolo villaggio situato sulle alture della Roja. Secondo Giliberti, le politiche migratorie europee rispondono sempre più alla logica della costruzione di una «fabbrica di clandestini». È la conseguenza del ripristino dei controlli alle frontiere all'interno dell'Unione europea, ormai in atto dal giugno del 2015. In Francia, questi controlli hanno trovato una giustificazione iniziale nel rischio di atti terroristici in occasione della COP21. Ma sono stati consolidati effettivamente con la dichiarazione dello stato di emergenza, in seguito degli attacchi di Parigi del novembre 2015. I numeri dell’operazione? Secondo i dati del ministero dell’Interno francese, negli ultimi 12 mesi, la polizia avrebbe respinto oltre 18mila persone al confine con Ventimiglia.
«Questo è un laboratorio. Oggi l'iniziativa riguarda i migranti, ma domani toccherà alle classi popolari, e, in generale, alla popolazione locale», continua Giliberti. Il concetto viene ripreso anche da Émilie Pesselier, responsabile della Missione presso la frontiera italo-francese di Anafé, l’associazione nazionale per l’assistenza frontaliera agli stranieri. È lei a denunciare «pratiche illegali dell'amministrazione francese» contro i migranti che cercano di attraversare il confine. «Tutte le frontiere possono essere considerate dei mini-laboratori. I quadri giuridici di riferimento sono spesso più vaghi che in altri luoghi del territorio nazionale. Così nasce l'opportunità di sperimentare nuove pratiche, che poi verranno applicate altrove, successivamente». Profilazione etnica, espulsione illegale di minori, limitazioni delle richieste di asilo: sono tante le pratiche elencate nell'ultimo rapporto, “Persona non grata”, pubblicato proprio da Anafé. Di buono c’è che si tratta tuttavia di azioni condannate dal Tribunale amministrativo di Nizza, il quale, nel gennaio del 2018, ha ribadito il principio di protezione dei minori. Peccato che, da allora, la situazione non sia cambiata di molto per quanto riguarda la profilazione etnica. Julie*, un'impiegata presso le ferrovie che attraversa il confine più volte al giorno, racconta: «I controlli vengono fatti solo dalla parte italiana del confine, in direzione della Francia. Dato che la fermata dura solo cinque minuti e che ci sono molte carrozze da controllare, la polizia discrimina in base al colore della pelle e il carico di bagagli».
Diventare adulti con un tratto di penna
48.362. È il numero di persone che, secondo Anafé, sono state fermate e identificate nel territorio delle Alpi Marittime nel 2017: un numero che indica la privazione di libertà dei migranti, prima del loro ritorno in Italia. Il mese scorso sono state depositate 13 segnalazioni presso il procuratore di Nizza. È Pesselier a denunciare la situazione: «Ogni notte, presso il distretto di polizia al confini con Mentone, le persone vengono detenute in degli “Algeco”(piccoli prefabbricati usati provvisoriamente come magazzini che prendono il nome dalla ditta che le costruisce, ndr)». Secondo l’Anafé, gli Algeco non godono di uno status edilizio preciso e vengono, dunque, trasformati in «zone di transito per i migranti» arrivati con l'ultimo treno del giorno in viaggio verso la Francia. «Questi Algeco sono dei container di 15 m2 sprovvisti di arredi per potersi sdraiare, dove decine di persone possono essere stivate senza cibo, per periodi che superano di gran lunga le quattro ore consentite di “ragionevole” privazione di libertà», afferma Passelier.
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Il report “Persona non grata” rivela un altro tipo di violazione dei diritti dei minori stranieri: la falsificazione, da parte della polizia, dei certificati di nascita, in modo da poter rispedire in Italia i migranti. Si tratta di una pratica denunciata anche dall'eurodeputata Michèle Rivasi che, dopo essersi recata a Mentone, ha rilasciato la seguente dichiarazione al giornale La Provence: «L’ho visto con i miei occhi. I giovani che dichiaravano di essere minorenni erano stranamente tutti nati il 1 ° gennaio del 2000. Alcuni sostenevano di avere 14 o 15 anni». La constatazione è stata sviluppata ulteriormente dall'Anafé dopo due anni di monitoraggio alla frontiera interna: «Ci sono stati casi di modifiche delle date di nascita nei documenti relativi alle procedure di rifiuto d'ingresso dei migranti. La polizia ha cominciato a respingere i minori nello stesso modo in cui respingevano gli adulti, contestando la loro età dichiarata. Nel caso di molti minori nati nel 2001 o nel 2002, abbiamo potuto vedere che le cifre “1” o “2” erano state modificate in modo da ottenere “2000” come anno di nascita», afferma Passelier. Secondo la rappresentante di Anafé, il ministero dell'Interno non ha voluto replicare alle richieste di chiarimento.
La soluzione ai problemi agricoli
Nelle ore del primo pomeriggio il sole batte forte sul villaggio di Saorge. Ma è il momento di definire delle soluzioni. Il principio di ospitalità può davvero rappresentare una soluzione alla questione migratoria? Prende parola Cédric Herrou che coglie l’occasione per lanciare un j’accuse contro Eric Ciotti, ex presidente del Dipartimento delle Alpi Marittime: «Ha utilizzato il tema migrazione a fini elettorali». Tramite i suoi avvocati, Herrou ha accusato Ciotti di «aver ricondotto minorenni non accompagnati alla frontiera», ostacolando quindi la loro domanda d'asilo. Agli occhi dell'agricoltore, la questione migratoria richiede una «politica diversa». Una dichiarazione che trova una sponda presso l’europarlamentare Damien Carême, il quale stabilisce un rapporto di causa-effetto tra la politica nazionale e la percezione che il grande pubblico ha sviluppato nei confronti dei migranti: «Puntiamo sull'individualizzazione della società perché la logica divide et impera funziona sempre. Ma le persone che arrivano sono rifugiati, spesso partiti a causa di guerre create “a casa loro” per sostenere i nostri mezzi di produzione, per ottenere terre e petrolio. Del resto, non abbiamo badato a queste popolazioni, né alle loro condizioni, nel momento in cui si trovavano sotto dittature con le quali noi andavamo d’accordo. Bisogna cambiare l'intero sistema politico».
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Eppure, per il momento, avviare un’azione politica in questo senso è difficile a causa dei numerosi problemi legati alla gestione delle frontiere, in particolare alla redistribuzione dei migranti fra stati europei. È ancora Cédric Herrou a mettere i puntini sulle “i”: i rappresentanti eletti della valle e i sindaci della regione «ignorano e abbandonano gli abitanti della regione». Dopo aver ospitato autonomamente migranti e richiedenti asilo, l'agricoltore si dice deluso dai suoi rappresentanti locali. Da alcune settimane, si è associato al movimento Emmaus, fondato dall’Abate Pierre. Così, a Breil, è nata Emmaus Roya: «Cerchiamo soluzioni affinché i migranti possano svolgere un'attività lavorative e sviluppare un'autonomia finanziaria» spiega Cedrou. Ma l’iniziativa che non mette d'accordo tutti, a partire da André Ipert, sindaco di Breil e figura di spicco della sinistra locale: «L’immagine che si dà è negativa. Lo Stato è certo in difetto, ma nei momenti di tensione, la priorità è quella di preservare una forma di unità», ha affermato al giornale Nice-Matin descrivendo l’iniziativa soltanto come «una boccata d'aria» per i migranti. Opinioni che hanno stupito una parte degli abitanti della Roja, ma che occorre analizzare nell'attuale contesto pre-elettorale - le elezioni comunali avranno luogo nel marzo 2020.
È sera ormai e, dopo aver attraversato il Colle di Tenda, i passeurs de l’humanité si preparano per la serata di chiusura. Mouss e Hakim, i due fratelli e membri del gruppo Zebda iniziano il loro concerto. Cantano: «Carichi, carichi, dobbiamo restare carichi!», un messaggio che è condiviso dai partecipanti al festival. Del resto, durante i quattro giorni di incontri e dibattiti la Val Roja non emanava altro che uno spirito di fraternità.
Foto di copertina : © Safouane Abdessalem
Translated from Vallée de la Roya : la fraternité en danger