Quando l’Olimpiade minaccia i londinesi
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Anna CastellariA Londra fervono i preparativi per le Olimpiadi del 2012. Per evitare, a tempo, che si ripetano gli errori delle edizioni precedenti. Ma già se ne commettono altri.
Quando si volta per indicare un punto all’orizzonte, John Joyce ha l’aria goffa con quell’ombrello penzolante appeso allo zaino. A Newman – periferia est di Londra – Joyce, pensionato, guida tranquillo i visitatori attraverso le zone che ospiteranno il futuro parco olimpico. Anche se le Olimpiadi del 2012 sono ancora lontane.
«Quando si parte la gente immagina sempre che si veda qualcosa» spiega l’irlandese. «Ma le sole cose visibili sono i pali delle linee elettriche e i cavi che non sono ancora stati interrati». La sua passeggiata porta sul terreno sul quale sarà costruito lo stadio olimpico e sul suolo sul quale sorgerà il futuro parcheggio annesso nel quale oggi si trovano delle fabbriche. Joyce mostra un palazzone nel quale si specchia, rosseggiante, il sole d’autunno. «Questa è Clay’s Lane».
450 abitanti da far sparire. Entro giugno 2007
Clay’s Lane è un complesso di case in mattoni rossi. Un’enclave su una collina, ex scarico, circondata di fabbriche e di industrie del pesce dal forte fetore. Per Ian Sandison, 58 anni, Clay’s Lane è un po’ l’ultimo rifugio. Era senza domicilio fisso prima di arrivare nel 2002 nella comunità dei residenti. Ma adesso il complesso di Clay’s Lane deve cedere all’avanzata delle Olimpiadi. Come presidente della comunità Sandison gestisce il trasferimento. Il tempo è tiranno: da qui a giugno 2007 i 450 abitanti dovranno sparire.
Ma gli abitanti non sono disposti a sopportare tutto. La primavera scorsa la London Development Authority, incaricata di trovare terreni per le Olimpiadi, aveva proposto i Docklands, quartiere a bordo del Tamigi, come soluzione di ripiego. Ma poi si è deciso di cambiare idea. Per tante ragioni. Tra queste il fatto che i Docklands sono situati sull’asse di atterraggio del London City Airport, come ricorda Julian Cheyne, uno degli abitanti. Sandison ritiene da parte sua che il montante degli affitti sarebbe due volte più alto.
Il problema di Clay’s Lane è però che sulla collina sulla quale sorge è stato trovato torio, un materiale radioattivo. Il ritrovamento rende le Olimpiadi ancora più care, giacché la regione deve esserne ripulita. Non si può lasciare, in effetti, che i giochi si svolgano su un suolo contaminato.
«Il costo delle Olimpiadi? Una tavoletta di cioccolato a settimana per 38 anni»
All’inizio il costo delle Olimpiadi era stato stimato introno ai cinque miliardi e mezzo di euro. Per un errore di calcolo il comitato di pianificazione ha dovuto aggiungere circa 1 milione e mezzo di euro. Ci si era dimenticati di contare l’Iva. Lo stadio olimpico ha bisogno di più soldi del previsto. Invece di 366 milioni di euro stimati all’inizio costerà più di 400 milioni. I Giochi Olimpici costeranno 20 sterline all’anno (30 euro circa ndr) per ogni londinese. O per riprendere l’uscita del sindaco Livingstone, per ogni abitante una tavoletta di cioccolato alla settimana per 38 anni.
Gli abitanti di Clay’s Lane non sono gli unici ad insorgere contro la pianificazione delle Olimpiadi. Nomadi, che vivono da circa 35 anni in caravane nei dintorni di Clay’s Lane, devono ormai cercarsi un nuovo domicilio. Altrove è contro l’esproprio di terreni di basket e la trasformazione dei parchi che si elevano le proteste dei cittadini.
John Joyce prende tutto con tranquillità. La passeggiata olimpica porta ad una strada sporca, piena di cianfrusaglie. Tutte le fabbriche qui situate stanno per essere rase al suolo, «anche gli hangar di fronte». Joyce mostra a nord una linea di edifici minuscoli con tetti bruni arrotondati. È qui vicino alla stazione di Stratford che saranno costruite le piscine.
Puntualità alla greca & riconversione alla catalana: il cocktail di Londra
La stazione di Stratford sta per diventare il portale d’accesso al mondo olimpico. Sulle magliette rosse dei volontari è stampato Ask me about the 2012 Games. John Regis si è unito ai collaboratori dell’Olympic Delivery Authority, organismo responsabile delle infrastrutture. L’ex corridore mondiale ha partecipato a tre Olimpiadi nelle fila della Gran Bretagna.
Professionista dei media, Regis può mostrare su ordinazione uno smagliante sorriso. Londra dovrà mostrarsi altrettanto euforica quando il mondo intero avrà gli occhi su di lei. È a questo che Regis lavora. «Vogliamo ricavare gli insegnamenti di tutti i Giochi Olimpici e riprendere i punti positivi. Atene mi ha insegnato, per esempio, ad essere puntuale».
Ad Atene gli edifici di Calatrava, architetto spagnolo conosciuto a livello mondiale, hanno avuto bisogno di enormi quantità di acciaio. Il centro sport acquatici è rimasto scoperto perché il tetto di vetro non è stato costruito in tempo. Niente di tutto questo deve succedere a Londra. La formula magica: “2-4-1”. Due anni per le previsioni, dal 2005 al 2007. Quattro per la costruzione. E uno – il 2011 – per il test degli impianti.
Ma Atene insegna anche altre cose: gli impianti non sono oggi sfruttati per altri eventi di rilevanza turistica e si rovinano progressivamente. A Londra bisogna pensare al dopo Olimpiade, come a Barcellona nel ’92. Allora il miglioramento delle infrastrutture e delle possibilità di sfruttamento di esse ha avuto molto successo. Per imitare gli spagnoli l’Olympic Delivery Authority vuol far coinvolgere gli abitanti dell’area Est di Londra ai progetti
Gli europei dell’Est in pole position per i lavori
Gli abitanti non ne approfitteranno molto, come prevede un giornalista locale, che preferisce rimanere anonimo. E considera esagerate le promesse di 9.000 nuovi alloggi e12.000 nuovi impieghi solo per il parco olimpico. Potrebbe aver ragione. Un rapporto della Camera di Commercio e dell’Industria di Londra rivela che saranno soprattutto europei dell’est a lavorare per i progetti di costruzione. Perché sarebbero pronti a lavorare di più per meno soldi.
Londra voleva già riorganizzare Clay’s Lane prima della decisione delle Olimpiadi. «Il merito dei Giochi è solo quello di aver accelerato tutto il processo» dice il giornalista. Durante la designazione Londra era prioritaria a Parigi perché il progetto urbanistico generale aveva convinto il Comitato Olimpico.
John Joyce, lui, non si aspetta granché dai Giochi Olimpici. «Per approfittarne al massimo bisognerebbe che vendessi la mia casa». Il prezzo dei terreni si è già fortemente impennato. Ma Joyce si mostra comunque soddisfatto. Vuole solo approfittare della sua pensione e passeggiare. È felice che l’evento sportivo più importante del pianeta si possa tenere nella capitale britannica. E spera che potrà sempre proporre circuiti di visita dal 27 luglio al 12 agosto 2012. Sperando che ci siano altre cose a vedere.
Translated from Opfer für Olympia