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Processo Eternit: l’Europa tutela contro l’amianto?

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Il 6 aprile ha luogo l’udienza preliminare contro Eternit, accusata di mancanza si prevenzione per i danni causati dall’amianto di 2.619 ex dipendenti. In teoria l’Ue ne vieta l’uso – come da direttiva del 1999 – ma esiste una deroga che, se non discussa entro sei mesi, lascerà aperti dei varchi al commercio e all’uso di questo materiale.

Si terrà il 6 aprile al Palazzo di Giustizia di Torino l'udienza preliminare del processo contro lo svizzero Stephan Ernst Schmidheiny, 62 anni, e il barone belga Jean-Louis de Cartier de Marchienne, 88, due tra i massimi  vertici della Eternit e dei suoi impianti italiani di lavorazione dell’amianto a Cavagnolo, Casale Monferrato, Bagnoli e Rubiera. I due sono stati proprietari di questi stabilimenti (fino al 1972 il barone, dal 1973 al 1986 lo svizzero).

Il pubblico ministero Raffaele Guariniello accusa li accusa - e in maniera particolare Schmidheiny, effettivo responsabile degli impianti italiani - di non aver adottato strumenti di prevenzione d’infortuni e malattie, in particolare quelle dovute all’amianto (carcinomi polmonari, mesoteliomi pleurici e peritoneali, asbestosi o patologie asbesto correlate non di natura tumorale) che hanno causato la morte di 2.619 ex dipendenti e 270 tra familiari e residenti dei paesi che ospitano gli impianti. Si tratta del più grande processo in Europa per quanto riguarda l’ambiente e la salute.

Dal 1906 si conosce la pericolosità dell’amianto

Fu il chimico austriaco Ludwig Hatschek a creare l’azienda più di cento anni fa, quando sviluppò una tecnologia per rinforzare il cemento con fibre di amianto. Nel 1903 nacque il marchio Eternit. Nel 1905, Alphonse Emsens ne acquisì la licenza per il Belgio, mentre nel 1906 l’ingegnere Adolfo Mazza la comprò per l’Italia. In pochi anni, tra le due guerre mondiali, la ditta Eternit concesse licenze per l’uso dei suoi prodotti anche in Francia (1922), Svizzera (1923), Germania, Olanda e Gran Bretagna. La diffusione dei suoi prodotti aumentò enormemente dopo la fine della Seconda Guerra mondiale con la ricostruzione post-bellica. È dal 1906 che si conosce la pericolosità di questa materia, mentre al 1929 risalgono i primi documenti che certificano le azioni di lobbying attuate dalla Eternit e dal cartello di produttori di amianto.

(Foto: degraTM/flickr)

La situazione in Europa

Secondo l’associazione scozzese Asbestos Action Side, in Gran Bretagna nel 2000 sono morte 1.628 persone per mesotelioma, il cancro causato dall’amianto. La stessa associazione stima che i morti annuali saliranno a duemila nel 2010, dati fortificati dagli studi del professor Julian Peto, dell’ Institute of Cancer Research di Londra: entro il 2019 circa 250 mila uomini saranno morti di cancro pleuritico nell’Europa Occidentale. L’avvocato francese Jean Paul Teissonière ha affermato, durante un convegno a Torino del 13 marzo scorso, che in Francia sono tremila i morti all’anno per via dell’amianto. Attilio Manerin, dell’Association Nationale de Défense des Victimes de l'Amiante (Andeva), stima che 44mila persone sono già morte per mesotelioma, e segnala una tragica previsione: nel 2025 in Francia ci sarà il picco di centomila vittime. In Italia le sole fabbriche Eternit hanno già fatto più di tremila morti, ma non si può considerare la cifra come definitiva in quanto, come sottolinea Romana Blasotti, Presidente dell’Associazione delle Vittime, è una «malattia ambigua», con tempi di “latenza” molto variabili. In Spagna, secondo il Centro nazionale di epidemiologia, il tasso di mortalità dovuto all’amianto è aumentato del 90% dal 1992, anno in cui ci furono 419 morti, al 2000, quando furono quasi ottocento. In Olanda sono state settemila le vittime fino al settembre 2005. Molte altre nazioni europee che in passato hanno importato e utilizzato ampiamente l’amianto hanno e avranno problemi come questi: Germania, Belgio, Svizzera e altre ancora.

Le novità della Commissione europea

L’estrazione, la produzione, la vendita, l’uso e l’importazione di amianto è vietata dall’Unione europea, il 1° gennaio 2005 con la direttiva 77 del 26 luglio 1999. Tuttavia la DG Impresa e Industria ha promosso una deroga al regolamento Reach che impone la valutazione e la gestione dei rischi delle sostanze chimiche per la salute e l’ambiente. Inizialmente la deroga portava al 1° gennaio 2008 il limite per l’uso e il commercio di diaframmi di amianto utilizzati per la fabbricazione del cloro, utilizzato – stando alla nota della DG del 3 luglio 2007 – da tre fabbriche, due in Germania e una in Polonia. In seguito, sotto l’influsso di tre multinazionali dell’amianto, la Dow Chemical (americana), la Solvay (belga) e la Zachem (polacca), la scadenza è stata posticipata. Tra il 19 e il 20 febbraio scorso gli esperti degli Stati membri della Commissione, eccetto Belgio, Francia, Italia e Paesi Bassi, hanno approvato la nuova deroga nell’allegato VII del regolamento Reach. Il testo permette di autorizzare la fabbricazione, il commercio e l’uso di parti contenenti l’amianto crisolito utilizzate nell’elettrolisi e «installate o in servizio da prima del 2005».

La deroga proposta dalla Commissione europea dovrà passare il vaglio del Parlamento Ue, entro sei mesi, un periodo che sarà marcato dalle elezioni, come sottolinea il Dipartimento Salute e sicurezza dell’Istituto sindacale europeo. Se in questo periodo il Parlamento non applicherà il suo diritto d’ispezione, il testo sarà considerato come adottato. Per la Commissione, impegnata nella tutela dei lavoratori e nella proibizione dell’amianto, si tratterebbe di un passo indietro.