Nosemonkey, una vita da blogger
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michela pistiddaIl londinese Clive Matthew è l’autore del popolare blog Europhobia. Ma non è affatto un computer-dipendente fanatico di Internet.
Come immagini un blogger? Ossessionato da internet, rinchiuso in un seminterrato buio, incollato allo schermo, perennemente connesso alla rete a leggere notizie e sfornare post. O almeno così vuole il pensiero comune.
Clive Matthews è un blogger. Scrive su Europhobia, blog europeista di grandissimo successo, una finestra aperta sui rapporti politici tra Gran Bretagna-Europa. Ma Clive nell’universo dei blogger è “Nosemonkey” (letteralmente “nasica” ndr).
A pranzo con Nosemonkey
Incontro Clive per pranzo in un pub del West Side di Londra. Non appena iniziamo a parlare lo stereotipo del blogger chiuso nel suo mondo si sgretola. «I blogger non sono come te li aspetti. L'immagine del quarantenne occhialuto che vive ancora con i genitori non corrisponde alla realtà. La maggior parte dei blogger che ho conosciuto non hanno nulla a che fare con questo stereotipo. Lavorano tutti a tempo pieno ed hanno una famiglia.»
Ed il ventisettenne Clive risponde ai requisiti. È sposato e lavora cinque giorni su sette nella redazione di una rivista di viaggi e storia. Un tipo intellettuale, certo – ed il vizio di fumare una dopo l’altra sigarette “rollate” rafforza questa impressione – ma di sicuro non un computer-dipendente.
«Scrivere su un blog è un hobby» – mi dice fra un sorso di birra e l’altro – «che solitamente mi ruba un’ora al giorno, a volte solo mezz’ora. Sai, in ufficio ci sono molti tempi morti, perché la rivista esce ogni due mesi. Io li occupo scrivendo sul blog ed il resto lo faccio da casa».
Dalla pratica della scrittura al successo del blog
Europhobia ha avuto un successo inaspettato: riceve circa cinquecento visite al giorno, più di cinquecento siti web l’hanno inserito nei loro link e spesso viene citato da quotidiani come The Guardian. Newsweek l’ha definito «sempre eccellente», European Voice «intrigante e ben scritto», la Bbc «efficace ed imparziale». Ed il sito annovera un certo numero di Premi Web.
Un successo che Clive non si sarebbe mai aspettato tre anni fa, all’apertura del blog. «Mi ci sono trovato dentro, davvero» – mi dice. Dopo aver studiato storia all’University College of London (Ucl) di Londra, si è dato alla cinematografia per un po’ di tempo ed in seguito è diventato giornalista freelance. Il suo desiderio era scrivere di politica, e cercando alcuni stimoli intellettuali ha trovato nel blog l’opportunità ideale per unire entrambe le passioni. «Cercavo soprattutto un’opportunità per fare pratica di scrittura».
«Quando ho iniziato a scrivere non c’erano molti blog politici nella rete. La maggior parte di essi erano stupidi o semplicemente divertenti» mi dice. Da euroscettico dichiarato è diventato un europeista convinto, e da quel momento il suo obiettivo è diventato di dimostrare l’incongruenza di alcune argomentazioni euroscettiche. «All’inizio buttavo giù solo qualche pagina, ma appena ho scoperto che Europhobia era stata “linkata” da diversi siti, ho pensato che forse era il caso di continuare».
Oggi il blog si occupa delle relazioni politiche fra Regno Unito ed Europa, e spesso va anche oltre. Ma da dove prende l’ispirazione quotidiana? «È semplice: rabbia ed irritazione» mi risponde. «Quando leggo un articolo o semplicemente un titolo di giornale, o ascolto la radio la mattina, sento il bisogno di urlare ciò che penso. E scrivere su un blog è proprio questo: urlare e fare sentire la propria voce. La rabbia è il trait d’union di tutti i blogger.»
Nosemonkey part-time
Come molti bloggers anche Clive ha una doppia identità: una reale ed una virtuale. E vuole tenerle ben distinte. «Ho pensato a lungo all'eventualità di firmare i post con il mio vero nome. Ma se qualcuno cerca il tuo nome su Google, probabilmente non vorresti che alcune persone leggessero alcune tue opinioni personali, specialmente se scritte in un momento di rabbia. È un’arma a doppio taglio»
Ma di tanto in tanto la sua vita parallela sconfina nella vita reale. «A volte diventa quasi un’ossessione. Continuo a controllare la posta elettronica ed i commenti dei visitatori. Può diventare un problema, sai? Se non controllo le e-mail per qualche giorno, mi sento tagliato fuori dal mondo». Altre volte invece ciò che scrive sul blog lo porta a scontrarsi con gli amici o ancora peggio con suo padre, inguaribile euroscettico.
Nonostante il successo di Europhobia, Clive è rimasto con i piedi per terra, soprattutto quando si parla dell'influenza che il blog può esercitare. «I blog hanno un grande impatto sulla stampa, soprattutto in Gran Bretagna, ma non credo che l'abbiano sulla politica, a meno che non vengano menzionati da un giornalista» mi dice rollando un'altra sigaretta.
«C’è tempo per un’altra pinta di birra?» mi chiede. Purtroppo il nostro tempo è scaduto, e lui deve tornare in ufficio. Ma se questo pomeriggio avrà un po’ di tempo libero, si trasformerà ancora in Nosemonkey – solo per mezz’ora – e offrirà ai lettori di Europhobia un’altra chicca di riflessioni.
Forse perché c’è stato qualcosa che l’ha fatto arrabbiare durante l'intervista.
Avendo scelto come argomento principale del blog le relazioni politiche fra Gran Bretagna ed Europa di sicuro non gli mancherà materiale su cui scrivere. Ma in futuro potrebbe anche decidere di chiudere il blog? «Sì, è possibile» risponde spegnendo la sigaretta «ma dovrei sicuramente trovarmi qualcos'altro da fare».
Translated from Nosemonkey: a blogger’s life