Lidl, lavoratori sfruttati in tutta Europa
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Marco RiciputiLa catena di discount Lidl ha conosciuto un grande successo in tutta Europa. Ma il sindacato tedesco Ver.di accusa: gli impiegati lavorano fino a 45 ore a settimana. E non solo.
Inizialmente Krystina W. di Wroclaw, in Polonia, avrebbe dovuto lavorare solo 45 ore alla settimana. Poi, di mese in mese, il tempo di lavoro si è allargato fino a raggiungere dei picchi di 16 ore giornaliere.
Nello stabilimento polacco della Lidl si sono così dilatati i turni di lavoro giornalieri previsti. Alla fine di giugno 2006 il sindacato tedesco Ver.di ha pubblicato il Libro nero della Lidl Europa (nell’originale Schwarz-Buch Lidl Europa), che tratta delle pratiche dell’impresa in Polonia e altri paesi europei.
Se gli straordinari diventano ordinari
“Con Lidl la globalizzazione si manifesta ovunque immediatamente” si legge nella prefazione del libro. “Si ottengono profitti sempre più alti attraverso una politica aggressiva dei prezzi”. La Lidl esporta sempre anche il suo sistema tedesco ormai collaudato, basato su “costi del personale contenuti”. Come già mostrato dalla situazione tedesca esaminata nella prima edizione del Libro nero della Lidl che si limitava alla Germania pubblicato nel 2004, gli impiegati della catena di discount sono sottoposti ad un’enorme pressione, lavorano regolarmente fuori orario e vengono ostacolati nei loro tentativi di dar vita a rappresentanze sindacali. Ciò vale anche per Kaufland, una catena di grandi magazzini sempre di proprietà del gruppo imprenditoriale di Dieter Schwarz, proprietario dei discount Lidl.
La Lidl non può comunque ignorare per intero le leggi nazionali sui diritti dei lavoratori. Così in Scandinavia l’azienda deve rispettare le leggi sulle rappresentanze sindacali e le condizioni lavorative. Ciononostante, sfrutta ogni lacuna legislativa per abbassare gli standard di protezione dei lavoratori. “Per aumentare la pressione anche i lavoratori in Svezia sono controllati”sostiene il Libro nero. E in altre parti dello stesso capitolo leggiamo: “Il continuo proliferare di conflitti nelle filiali Lidl e, non ultimo, la struttura organizzativa fortemente gerarchica per le abitudini svedesi sono fonte di rimproveri da parte del sindacato svedese”.
Infatti, presso la Lidl, così come per la catena di grandi magazzini Kaufland, tutti i fili sono tenuti dalla centrale del Gruppo Schwarz, situata nella città tedesca di Neckraum, nel Baden-Württemberg.
Fermare la spirale discendente
L’espansione del gruppo è stata decisa negli anni passati: oggi il Gruppo Schwarz è rappresentato da quasi 7.400 filiali Lidl e Kaufland in 23 paesi. Nel 2005 l’impresa ha registrato un giro di affari intorno ai 40 miliardi di euro, con un contributo delle filiali all’estero oltre al 50% del totale. Non solo. Si prevede un ingresso della Lidl nel mercato croato entro l’anno, così come in Slovenia, Svizzera e nei tre Paesi Baltici.
L’indagine del libro ha mostrato, così come è scritto nella prefazione di Frana Bsirske e Margret Mönig-Raane, presidente e vicepresidente di Ver.di, che “è necessario lottare per uno standard comune dei diritti sociali”. Ver.di lavorerà per questo con ostinazione a fianco di altri sindacati di categoria europei per permettere anche ai lavoratori della Lidl e di Kaufland di operare in condizioni umane dignitose. In Polonia, Francia o Svezia.
Translated from Lidl: Ausbeutung, europaweit