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In Belgio, all'università, puoi morire per un battesimo

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Chiara Angori

SocietyIstruzioneBelgio

In Belgio, quello del "battesimo" universitario è una tradizione folcloristica di lunga data. Organizzato e portato avanti dalle congregazioni universitarie, gli aspiranti studenti devono superare dieci prove, tra atti estremi e insensati, per potersi definire “battezzati”. C’è chi ha dovuto ingoiare olio di pesce, chi bere birra tutto il giorno a partire dal mattino. Ma a volte, il gioco può prendere una brutta piega. E c’è anche chi ci ha rimesso la pelle.

Due gruppi di ragazzi - il primo con indosso toghe monocolore consumate, l’altro in jeans e maglietta - si aggirano per un campus universitario belga. I secondi stanno ben diritti, ma con il capo chino. «Un bleu deve sempre stare a testa bassa», afferma Jeanne, la signora del “comitato del battesimo”. Poi aggiunge: «E parlare solo quando gli è concesso». Anche se oggi è diventata una "signora del comitato" - il nome dei togati che organizzano questa particolare iniziazione delle matricole in Belgio - Jeanne ricorda molto bene il suo stesso battesimo. Ma il passato è passato: adesso, gli blues (il nome dato agli aspiranti battezzati) rispondono al suo comando e dovranno sottoporsi a una serie di attività per i prossimi due mesi.

Che tipo di attività? C’è chi è rimasto rinchiuso per tre settimane in un capannone pagando i pasti e le docce a suon di birre. E se tutto questo potrebbe sembrare un reality show di pessima qualità, qui in Belgio si tratta di una mezza normalità. Il Paese ha coltivato per secoli tradizioni folcloristiche che, ancora oggi, sono parte integrante della cultura popolare. Il battesimo delle matricole è solo uno degli esempi più strani: un rito di iniziazione per entrare nei ranghi dei battezzati dell'università. Ben intesi: gli studenti bleus scelgono liberamente di sottoporsi a tale pratica. «Cerchiamo di destare lo spirito del giovane arrivato», spiega ancora Jeanne. «Li mettiamo alla prova per essere certi che se la sappiano cavare da soli». Detta così, sembra quasi una rivisitazione di Full Metal Jacket.

Signor-sì, signore

Vincent , 22, si è appena laureato (triennale) in giurisprudenza all'Università Libera di Bruxelles (ULB). Il suo terzo anno di studi segna anche un altro traguardo: è l'anno in cui viene battezzato. «Avevo già iniziato il percorso quando ero una matricola, ma mi ero arreso alla quinta sfida, diciamo a metà percorso», racconta, prima di ammettere: «Penso che allora avessi paura che tutto questo sarebbe stato troppo oneroso, considerate anche le attività di studio».

Insomma, venire battezzati non è questione di promesse: gli blues devono dimostrare la loro motivazione e dedizione di fronte alla congregazione della loro facoltà, affrontando con successo ben dieci sfide, affatto “innocue”. Alcuni andranno a battersi fisicamente, altri si esibiranno con cadaveri di animali. Altri ancora dovranno farsi tagliare i capelli in una calma serata autunnale. In tutto ciò, nelle congregazioni vige il segreto battesimale: si cerca, insomma, di procedere in maniera più discreta possibile. In effetti, è difficile, se non impossibile, ottenere dettagli sullo svolgimento di una delle sfide-attività.

«Fin dall'inizio sappiamo cosa ci aspetta»

Due volte alla settimana, dopo i corsi, tra le 18:00 e le 23:00, i comitati raccolgono i loro bleus _per le sfide. Queste ultime diventano più difficili man mano che si sale di livello. «Ci sono cose che un po' più "_hard" di altre. Ma fin dall'inizio sappiamo cosa ci aspetta», dice Vincent. Non è raro vedere queste matricole camminare in giro per i campus in fila indiana, a volte cantando in coro l’inno della congregazione di riferimento. Naturalmente, la divisione dei compiti è chiara: gli blues rispondono agli ordini dei “signori del comitato”. «Il nostro atteggiamento deve essere un po' prepotente, ma si tratta soltanto di un gioco di ruolo», spiega Jeanne. «Durante le prove non siamo amici, né compagni di corso: loro sono semplicemente i nostri bleus». Fatta l’abitudine, però, le attività vengono prese con leggerezza: «La prima volta mi sono sentito intimidito dal comitato. Poi ho davvero vissuto tutto come un gioco: è stato divertente», racconta ancora Vincent. A lui sono serviti un paio di mesi di riflessione per tentare il percorso una seconda volta: «Ci ho pensato tutta l'estate. Mi sono deciso quando ho visto che le congregazioni erano ormai guidate da persone con cui avevo intrapreso la sfida un paio di anni fa. Mi sono sentito un po' il fiato sul collo», dice.

Perdere il controllo

Oggi Vincent non esita a dire che è «orgoglioso» del proprio battesimo. Vale anche per Jeanne: «Testiamo i nostri limiti. Ho capito quanto posso spingermi in là: cosa mi spaventa e cosa no. Ho anche imparato a impormi, rifiutando alcune delle sfide con un semplice: "Non fa per me"». Ma sebbene molti blues siano contenti del percorso, ciò non toglie che il rituale possa causare incidenti e abusi di ogni genere.


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Proprio quest'anno, la direzione dell'Università Cattolica di Lovanio (UCLouvain) ha deciso di chiudere la congregazione della "Casa degli atleti francofoni". A quanto riportato in un’email circolata all’interno della Facoltà di Scienze motorie e riportata da RTFB, la decisione è stata presa in seguito all’identificazione di “trattamenti degradanti, di violenze fisiche, morali e aggressioni indecenti" nel corso di attività finalizzate al battesimo. Il vicerettore per gli affari studenteschi dell’UCLouvain, Didier Lambert, ha poi addirittura parlato di pestaggi durante una conferenza stampa.

Eppure, all'interno dell'ULB, il desiderio di preservare questo rito popolare, evitando incidenti, è palpabile. Il corrispettivo di Lambert presso l’ULB, Alain Levêque, ha affermato che «esiste un coordinamento costante tra i rappresentanti delle congregazioni studentesche (l’Association des cercles étudiants, ACE) e il team del vicerettorato per garantire che la tradizione possa continuare nelle migliori condizioni possibili». Per questo, l'ULB ha addirittura istituito una “carta del folclore“, sottoscritta da tutte le congregazioni. Presso l'ULB, su 30mila studenti, solo il 10% è battezzato. Ma da alcuni anni a questa parte, l’ACE sperimenta un vero e proprio "boom" di bleus, un fatto che potrebbe anche essere spiegato dall'introduzione della carta stessa.

Ma anche quando la pratica è ben inquadrata, le cose possono andare per il peggio: un consumo eccessivo di alcol, la perdita di controllo o una "passione" smodata per il gioco di ruolo hanno portato più volte a gravi incidenti, perfino a decessi. Lo scorso dicembre, l’UKLeuven (Katholieke Universiteit Leuven) ha pianto la scomparsa di uno studente di vent'anni. Secondo le informazioni riportate dalla stampa belga, il giovane sarebbe andato in coma a causa dell'ingestione di olio di pesce, prima di morire il giorno seguente.

Questo tipo di incidente non è un caso isolato. Negli ultimi anni, movimenti o petizioni sono apparsi sul web per denunciare gli abusi. La lettera aperta del genitore di uno studente morto nel 2013, ha acceso i fari sul consumo eccessivo di alcol. Creato nel 2012, il sito web, Stop aux abus du baptême vétérinaire(“Stop agli abusi del battesimo presso la facoltà di veterinaria”, tdr.), raccoglie testimonianza anonime sulle attività condotte durante i battesimi in un istituto ben preciso.


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La scuola di veterinaria in questione è situata a Liegi ed è considerata una dei casi più estremi. La testimonianza di un genitore parla di “interruzioni delle ore di sonno, risvegli forzati e ripetuti dopo appena un'ora di riposo, privazione dell'igiene (divieto di lavarsi), pressioni sociali finalizzate al consumo di birra (a colazione e a ogni pasto)”. Insomma, la pressione di gruppo può diventare pesante e il libero arbitrio che dovrebbe caratterizzare la cerimonia studentesca viene messa in discussione.

Nonnismo all'ennesima potenza?

Qualche anno fa, un incidente occorso durante un battesimo nella stessa scuola di Liegi è stato addirittura fonte di tensioni ufficiali tra Belgio e Francia. Nel 2013, a seguito della rapida assunzione di diversi litri di acqua durante un'attività, uno studente francese è finito in coma a causa di un edema cerebrale. Ségolène Royal, allora ministro della Pubblica istruzione in Francia, aveva inviato una lettera al Primo ministro belga, chiedendo, a quest'ultimo, di vietare i battesimi. Nella comunicazione, Royal ha definito il percorso come una forma di nonnismo - quest'ultimo è perseguito penalmente in Francia. Ma le autorità della Federazione Vallonia-Bruxelles si sono rifiutate di legiferare.

«È davvero una comunione»

Per Jeanne e Vincent, il battesimo non è nonnismo. «Non è obbligatorio», insiste Jeanne. Quando Vincent, da matricola, ha deciso di fermare il percorso, non ha subito «alcuna pressione» da parte della sua congregazione. Per quanto riguarda il rischio di incidenti, Levêque ha recentemente menzionato la volontà da parte della Federazione Vallonia-Bruxelles di "istituire un gruppo di lavoro per facilitare lo scambio di buone pratiche nel campo delle attività battesimali".

Un affare di famiglia

«Lo scopo delle attività del battesimo è di affrontare delle sfide insieme. Per questo motivo, la pratica rafforza i rapporti umani in un modo incredibile», spiega Vincent. Insomma: aiutarsi a vicenda nei momenti di difficoltà. Sarebbe questo il nocciolo della tradizione e il motivo per cui varrebbe la pena di conservarla. Come spesso accade poi, il battesimo è una storia di famiglia. I genitori di Vincent hanno portato il titolo di “signori della congregazione” da studenti. «Erano così delusi che avessi mollato al primo anno», scherza Vincent. Per questo motivo, al secondo tentativo - riuscito - ha deciso di fargli una sorpresa: li ha chiamati per farsi accompagnare a comprare la penne, il berretto tipico dei battezzati. «Hanno esultato. Erano entusiasti. Mio padre è venuto addirittura ad assistere alla cerimonia!». In realtà, non è raro che la famiglia sia presente. «È davvero una comunione», afferma Vincent. L’anno prossimo farà parte dei “poils”, gli studenti in toga che assistono i blues durante le sfide, fornendo bibite e cibo. Per loro, il peggio deve ancora venire.


*Alcune persone citate in questo articolo hanno chiesto espressamente di non apparire con il loro vero nome.

Foto di copertina : © www.manneken-pis.be // Manneken-Pis ai colori degli studenti dell'ULB per la festa di San Verhaegen, fondatore dell'Università

Story by

Amélie Tagu

French journalist drinking belgium beers.

Translated from Le baptême pas très catholique des étudiants belges