Cina: Tour Eiffel rosso vergogna
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salvatore alessiDi fronte al potenziale del mercato cinese, l'Europa non si infiamma più in materia di diritti umani. Che si tratti di Airbus o di missili. E anche di libri.
Le istanze ufficiali dell’Unione Europea ci avevano abituato a diverse forme di vigliaccheria nei confronti di certi popoli del pianeta nel momento in cui fossero in gioco ben più importanti interessi economici. Sentendo le dichiarazioni dell’Unione sulla “difesa dei diritti dell’uomo”, i popoli del Kurdistan, della Cecenia o del Tibet ne dovrebbero sapere qualcosa. Immobilismo, ipocrisia, calcoli, contrattazioni, l’Europa è senza scrupoli. Il comandamento numero uno resta quello degli interessi materiali o geopolitici che la legano ai quattro paesi che si spartiscono il Kurdistan, alla Russia del tiranno-democratico Putin o alla Cina del “socialista di mercato” Hu Jintao.
Tutto per qualche miliardo di appalti…
Ma è la Francia ad aver compiuto un altro passo avanti nella sottomissione alle tirannie per mere ragioni commerciali. Allo scopo di vendere aerei di linea (Airbus), treni ad alta velocità ed armi – di cui si parla meno ma che rappresentano un mercato ancora più succoso – il governo francese non ha smesso di ricordare a tutta l’Europa, da qualche mese, che quando si tratta di profitto tutto è permesso.
Dall’inzio di quest’“anno della Cina” [celebrato in tutta la Francia nel 2004], gli esempi abbondano. Il primo è stato il divieto di partecipare alla grande sfilata organizzata sugli Champs-Elysées in occasione del nuovo anno cinese, inflitto alle associazioni che non avevano ottenuto la benedizione di Pechino. Poi è venuto l’arresto dei membri del Falungong che si erano appostati sul passaggio di Hu Jintao in occasione della sua visita in Francia e che avevano manifestato la propria presenza silenziosa sfoggiando un pezzo di tessuto giallo del tutto inoffensivo. Il Falungong, organizzazione pacifica di ginnasti buddisti erroneamente qualificata come “setta” da Pechino e dai media di tutto il mondo, è sottoposto da parecchi anni a una repressione feroce solo perché le proprie affermazioni ecologiste rimettono implicitamente in discussione la follia dello sviluppo selvaggio che caratterizza la Cina degli ultimi venti anni. Infine, vi fu il rifiuto d’invitare al salone del libro (anche questo sotto il segno dell’anno cinese) il premio Nobel della letteratura Gao Xingjian, residente in Francia da molti anni e divenuto francese nel 1998.
Anche il Premio Nobel è escluso
Ma in questa occasione, oltre alla sottomissione ai dettami di Pechino da parte del governo francese vi è stata anche quella degli editori presenti al salone. Che gli uomini di stato facciano di tutto per vendere la loro costosa chincagliera è anche comprensibile. D’altronde, è il loro mestiere : Chirac non è amico intimo di Serge Dassault, aviatore di guerra e seminatore di morte su tutti i campi di battaglia del pianeta? Ma gli editori? Quelli onesti, avrebbero potuto mettere il loro stand a mezz’asta per protestare contro l’esclusione del Nobel Gao Xingjian da questa grande fiera del libro. Solo un individuo e un disributore hanno salvato l’onore. Lo scrittore Beigbeder ha osato far stampare su delle T-shirt l’effigie di Gao Xingjian. Nel tentativo di regalarne una a Jacques Chirac, venuto ad inaugurare il salone, è stato espulso manu militari. Ed il disributore VILO ha tentato di mostrare nel proprio stand il libro delle edizioni L’insomniaque, “Bureaucratie, bagnes et business”, la cui copertina mostra un burocrate cinese col viso maculato di inchiostro rosso. Al di fuori di questi due avvenimenti, il resto è stato un concerto di silenzio assordante.
Com’è possibile spiegare una simile comportamento? Gallimard, Le Seuil, Albin-Michel e tutti gli altri editori francesi non vendono alla Cina né aerei, né treni, né armi. Si potrebbe credere che sapendo che l’80% dei giornali francesi erano ormai nelle mani di Lagardère e Dassault, hanno voluto un anticipo del prossimo riscatto delle loro case editrici da questi due mercanti di cannoni.
Per festeggiare l’ “anno della Cina”, la Tour Eiffel era tutta illuminata di rosso. Rosso vergogna.
Translated from Autodafé pour un dragon