Cerco casa a Parigi, che Odissea!
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Parigi, si sa, è la città dei sogni, ma cercare casa nella Ville Lumière può rivelarsi un vero e proprio incubo. Per gli studenti stranieri poi, la ricerca è ancora più faticosa. Le disavventure di una studentessa Erasmus dimostrano però che chi la dura la vince.
Le aspettative
Quando sono arrivata a Parigi, studentessa Erasmus ventunenne, ero tutta un canticchiare Edith Piaf, abitini a pois e poesie di Verlaine, insomma una Jenny Mellor trasognata che realizza il suo sogno di sempre: trasferirsi per qualche tempo nella capitale francese e frequentare l'università. Nelle mie fantasticherie precedenti alla partenza, oltre a vino francese a fiumi e passeggiate lungo il Canal Saint-Martin, campeggiava uno studio in un palazzo Hausmannien, che aprisse le sue finestre su tetti e abbaini e da cui, magari, si scorgesse pure la Tour Eiffel. Non potevo ancora sapere quanto queste mie fantasie romantiche fossero lontane dalla realtà e quanto infernale fosse il meccanismo degli affitti a Parigi!
Inizia la ricerca: ai confini della realtà
Dopo qualche giorno trascorso in ostello insieme alla mia compagna di sventure, iniziò ufficialmente la nostra ricerca che si presentò immediatamente più difficoltosa del previsto. Con il nostro PAP sotto il braccio, perennemente connesse su seloger.com e appartager.com (alcuni fra i siti più utili per la ricerca di appartamenti), ci apprestavamo a scovare il nostro studio ideale. Abituate alle dinamiche estremamente semplici e veloci del mercato immobiliare studentesco all'italiana, quelle parigine ci sembrarono da subito ai confini della realtà. Già, perché per avere qualche possibilità di affittare una casa a Parigi, bisogna essere dotati di un ricco dossier, completo di documento di identità con relative fotocopie, carte de sejour, conto bancario e buste paga. Nel caso in cui il vostro salario sia poco convincente, o siate studenti, la vostra unica possibilità è quella di avere un garante di nazionalità francese, che certifichi nero su bianco di pagare il vostro affitto nel caso in cui voi siate impossibilitati a farlo. Considerando che il garante deve guadagnare tre volte il costo dell'affitto e che un monolocale di 30 metri quadri può costare ben più di mille euro, le vostre probabilità di trovarne uno si avvicinano preoccupantemente allo zero.
L'audizione
Scoraggiate dalla mole di documenti richiesti, ma non per questo arrese, riuscimmo a concordare degli appuntamenti per visitare alcune case. Scoprimmo così che più che di visite, a Parigi si tratta di vere e proprie "audizioni": non siete voi a scegliere la casa, è il proprietario che sceglie voi. Alla selezione infatti partecipano altre decine di persone, possibilmente tutte nello stesso giorno e alla stessa ora. Alla fine chi ha il dossier (leggi portafoglio) migliore si aggiudica l'appartamento. E la concorrenza è sempre durissima, al punto che io e la mia futura coinquilina decidemmo di puntare sulla pietà, pregando una vecchia signora, proprietaria di una ventina di appartamenti nella capitale, di affittarcene uno nella suggestiva Rue de L'Arbalète. Malauguratamente i nostri rivali erano troppo forti: Madame ci comunicò infatti che proprio non poteva affittarlo a noi, perché aveva almeno dieci studenti, fra cinesi e americani, disposti a pagarle dodici mesi di affitto anticipato, in contanti. Ci liquidò sillabando un laconico : «Je-peux-pas!», eravamo fuori dalla competizione!
Le case dell'orrore
Le assurde (nonché spesso illegali) richieste dei proprietari parigini, come cauzioni spropositate, pagamenti anticipati, assenza di contratto, sono pratiche diffusissime, a cui spesso ci si piega pur di ottenere l'agognato logement. Tuttavia, le pretese dei locatari passano in secondo piano quando si considerano le "abitazioni" che hanno l'ardire di affittare. Recentemente ha fatto scalpore la notizia di un anziano pittore che per quindici anni ha pagato 330 euro al mese per un appartamento di 1,5 metri quadri, quando in Francia la legge stabilisce che un immobile, per essere affittato, deve misurarne almeno nove. Si tratta di situazioni al limite della legalità (il proprietario è stato condannato ad un risarcimento di 10mila euro) che purtroppo, nel caso di Parigi, hanno smesso di stupire da un pezzo. Nessuno si meraviglia di case prive di servizi igienici per esempio, fornite solo di una piccola salle de bain sul pianerottolo, da condividere coi dirimpettai. Inutile dire che, dopo aver visto decine di appartamenti in condizioni discutibili, finimmo di stupirci anche noi. Non ci meravigliammo neppure quando, in un appartamento di Avenue Parmentier, la proprietaria ci mostrò con candidamente due fornelletti da campo (sostitutivi della cucina) adagiati con nonchalance accanto a water e lavandino.
Il lieto fine
Dopo un mese e mezzo di faticose ricerche, case vuote, case al settimo piano senza ascensore, notti passate da amici o in ostello, la caccia si concluse con un meritato lieto fine. L'appartamento tanto desiderato, ha ospitato me e la mia amica per sei mesi indimenticabili tra feste, sbronze, amici e allegria. Ma, c'è da dirlo, non eravamo le uniche inquiline di quella casa. Sì, perché in un pertugio nascosto dietro il tavolo della cucina vivevano non meno di tre topolini che facevano capolino ad ora di cena e saccheggiavano la poubelle (immondizia). E, se all'inizio ci barricavamo in camera da letto, col passare del tempo ci siamo adeguate allo spirito tollerante dei nostri vicini: «Souris? Bah oui, c'est normal!» (Topi? Beh é normale!)
Morale della favola
La ricerca di casa a Parigi, per quanto provante ed estenuante, si conclude quasi sempre con un successo che ripaga delle fatiche, della demoralizzazione e dell'avvilimento sperimentati durante il percorso. Perseverare sembra davvero l'unico modo per ottenere un piccolo angolo proprio nell'affascinante città delle luci e d'altronde, come qualcuno ha detto, «à vaincre sans péril, on triomphe sans gloire»! (Vincere senza pericolo significa trionfare senza gloria).