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Yalcin Vehit: «Non ci piegheremo in materia di eguaglianza politica»

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Politica

Yalcin Vehit, capo della rappresentanza dei ciprioti turchi nell’Unione Europea, parla con café babel dei problemi di Cipro e della sua posizione in seno all’Ue.

Dopo il colpo di stato militare del 1974, al fine di unificare Cipro alla Grecia, la piccola isola del Mediterraneo resta il solo paese europeo diviso. Nella parte meridionale ci sono la Repubblica di Cipro e la comunità greco-cipriota, che è la sola autorità riconosciuta dalla comunità internazionale, e nella parte settentrionale c’è la Repubblica turca di Cipro Nord (Rtcn), autoproclamatasi nel 1983. Le due parti sono separate da una linea, la cosidetta linea verde, lunga centottanta kilometri e sulla quale staziona una forza di pace dell’Onu (Unficyp), costituita da 1.200 tra soldati e civili. Una situazione difficile per l’Onu e l’Ue, visto che gli ultimi tentativi di negoziazione tra le due parti sono falliti nel 2004, col piano Annan.

Quali sono le richieste dei turco-ciprioti alla comunità internazionale?

Ci tengo innanzitutto a sottolineare che i ciprioti turchi sono partner costituzionali della Repubblica di Cipro. I ciprioti turchi fanno appello ad una soluzione comune che sia approvata da ambo le parti e che sia raggiunta da un numero di rappresentanti bi-omogeneo. Che muove i passi da due trattati internazionali, l’accordo Kyprianou-Denktas del 1979 e il piano dell’Onu. I turco ciprioti e la comunità internazionale hanno sempre ampiamente appoggiato il piano Annan, il cui obiettivo era l’unificazione di Cipro. Solo che tale Piano è stato rigettato dai ciprioti greci col referendum dell'aprile 2004. Quello che oggi chiedono i ciprioti greci è che la comunità internazionale rispetti il voto espresso (il 64,91% si era espresso favorevolmente al piano di pace) e che revochi l’embargo commerciale, imposto di fatto da dieci anni alla Rtcn e non riconosciuto dagli altri Stati.

In vista di un accordo, in quali punti non siete disposti a scendere a un compromesso?

Non ci piegheremo in materia di eguaglianza politica: i ciprioti turchi non dovrebbero essere affatto visti come una minoranza nell’isola. Noi siamo membri fondatori e partner dello Stato di Cipro, come stabilito in sede degli Accordi costituitvi della Repubblica di Cipro, firmati nel 1960, e abbiamo il diritto di autogovernarci. I rappresentanti ciprioti greci non ci rappresentano né a livello nazionale né a livello internazionale. In base alla costituzione cipriota ogni comunità elegge i suoi rapprentanti, e tuttavia i ciprioti greci rivendicano di essere i soli a rappresentare Cipro, e detengono tutte le cariche governative. Il che è problematico. Il fatto che non ci siano, ad esempio, ciprioti turchi nella delegazione del Parlamento Europeo, echeggia come una discriminazione.

Ci sono speranze che si raggiunga una soluzione?

La politica internazionale è in continuo cambiamento e il governo turco-cipriota andrà avanti nei suoi sforzi di raggiungere una soluzione duratura.

Altrimenti i ciprioti turchi diventeranno una costola della Turchia?

Assolutamente no, i nostri piani non mirano a questo. I ciprioti turchi sono i legittimi partner della Repubblica di Cipro e vogliamo trovare una soluzione il più velocemente possibile. Talat, Presidente della Repubblica turca di Cipro Nord, ha parlato della nostra delicata posizione in seno all’Ue e all’Onu. La divisione diverrà sempre più netta man mano che si procede senza trovare una soluzione.

La questione della proprietà è ancora un tema scottante a Cipro, visto che molte proprietà cipriote greche vennero abbandonate nella parte settentrionale dell’isola dopo il 1974

Grazie di introdurre questa questione: il parlamento cipriota turco sta discutendo una nuova legge, che mi auguro venga approvata nei mesi a venire. In base a tale legge, le proprietà cipriote greche non occupate – e dunque attualmente di proprietà dello Stato – saranno restituite ai proprietari originari. I casi riguardanti proprietà greco-cipriote occupate verranno invece rimessi alla corte d’arbitrato di Cipro del Nord. Ironia vuole che, anche se ce l’abbiamo messa tutta per risolvere la questione, i ciprioti greci hanno apportato modifiche unilaterali alla legge e hanno chiesto che le proprietà turco-cipriote del Sud vengano restituite soltanto quando si perverrà ad un a soluzione. Le questioni inerenti alla proprietà sono tutt’altro che nuove a Cipro, basti pensare che c’erano già quando l’Organizzazione nazionale dei combattenti per la libertà (Eoka), un'organizzazione nazionalista greco-cipriota che chiedeva di unire Cipro alla Grecia, cominciò a sferrare i suoi attacchi. Era il 1958.

L’Ue ha chiesto alla Turchia di compiere i suoi doveri derivanti all’Accordo di armonizzazione delle consuetudini e di estendere tale accordo alla comunità greco-cipriota. Qual è la posizione del suo governo in materia?

L’isolamento e l’embargo dovrebbero essere revocati non appena la Turchia firmerà l’accordo in questione con i ciprioti greci e aprirà i suoi porti ed aeroporti. Secondo i ciprioti greci la revoca dell’embargo e la fine dell’isolamento dei ciprioti turchi porterà al riconoscimento di uno Stato cipriota-turco. Il che è falso: noi chiediamo la fine di embargo ed isolamento, che hanno parecchio rallentato la nostra economia per anni ed anni. La decisione del Consiglio Europeo del 26 aprile 2004 invoca la fine dell’isolamento e l’inizio del commercio diretto tra l’Ue e i ciprioti turchi. Lo sviluppo economico che ne scaturirà riserverà benefici per tutti i ciprioti e i membri dell’Unione Europea. I ciprioti turchi non dovrebbero essere penalizzati per l’appoggio dell’unificazione e del Piano Annan.

E cosa ci dice della demilitarizzazione dell’isola, richiesta dai ciprioti greci?

Il numero delle truppe turche che resteranno nell’isola verranno portate, in base al Piano Annan, da trentamila a seicentocinquanta, e i turco-ciprioti hanno espresso ripetutamente il loro appoggio al Piano. Ci sono anche migliaia di soldati greci che hanno base nella parte meridionale di Cipro. Per come la vedo io, i ciprioti turchi sono avanti rispetto ai ciprioti greci, e le spiego il perché. Com’è noto, la Turchia, la Grecia e il Regno Unito sono gli Stati garante nell’isola, in base agli Accordi costituitvi di Cipro. Dopo gli attacchi dell’Eoka ai turco-ciprioti e il colpo di stato che rovesciò il governo turco, stava alla Turchia intervenire nello stato di caos per proteggere i ciprioti turchi. I soldati turchi hanno base a Cipro in base alle leggi e ai diritti riconosciuti loro dagli Accordi costitutivi della Repubblica di Cipro.

Noi non chiediamo certo di tornare alla situazione antecedente al 1974 e, vista la crescita demografica di Cipro, appare evidente la ragione che spinge i turco-ciprioti a chiedere che la Turchia continui ad essere il loro Stato garante.

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Translated from No compromise on political equality – say Turkish Cypriots