Viva la fuga dei cervelli!
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martina lucchettiNon si può avere un’Europa più unita e più competitiva senza una circolazione interna di talenti. Come mostra l’esperienza dell’Irlanda, il segreto del successo è la circolazione – e non la fuga – dei cervelli.
La storia dell’olandese Gerhard Gerhardson non è anomala per l’Europa di oggi, in preda alla cosiddetta “fuga dei cervelli”. Gerhardson, esimio studente del Quindicesimo secolo, non esitò a lasciare la sua patria quando gli si offrì la possibilità di studiare a Parigi. Ove eccelse nel suo campo di studi, che portò avanti presso le istituzioni più prestigiose. Nonostante i suoi successi, non ebbe la tentazione di mettere radici in Francia. Insegnò e studiò nelle università di Oxford, Cambridge, Londra, Torino, Bologna, Venezia e Roma.
Visse anche in Germania e Svizzera. I Paesi Bassi saranno perdonati se, pensando al loro futuro, lamentano la perdita d’un tale studente. E invece, accanto a tutti gli europei, celebrano la vita di questo ex patriota per il suo contributo offerto al continente. Senza dubbio conosciamo meglio Gerhard per il suo soprannome latino: Erasmo, detto “da Rotterdam”. Studioso medievale noto per il suo impatto sul pensiero europeo e che ha ispirato il programma di mobilità per gli studenti europei dello stesso nome: Erasmus (European Action Scheme for the Mobility of University Students).
Non fuga di cervelli, ma movimento
Sebbene gli aspetti negativi della fuga di cervelli siano costantemente sotto i riflettori, la storia di Erasmo ci ricorda che la mobilità è uno dei principi fondamentali della tradizione intellettuale europea. Durante il medioevo l’Europa fu attraversata dai clerici vagantes: chierici erranti che viaggiavano tra i centri culturali europei, facendo circolare e scambiandosi nuove idee. Divennero effettivamente “vettori di cultura” e, in quanto tali, figure la cui storia s’intreccia con quella delle università. Lo spirito clericus vagans rivive ora su scala paneuropea grazie a programmi di scambi come l’Erasmus.
Il movimento di studenti e cittadini europei è la chiave per l’arricchimento culturale e lo sviluppo economico del continente. Mai come oggi vivere all’estero è stato popolare e diffuso. L’importanza di questa “circolazione di cervelli” è sottolineata dai rapporti sempre più stretti e di ampio raggio tra i sistemi europei di alta istruzione. Ci sono adesso quarantacinque paesi impegnati nel realizzare gli obiettivi senza precedenti del Processo di Bologna, che mira a creare un’arena comune europea di alta istruzione entro il 2010.
Programmi europei di mobilità come l’Erasmus e il Tempus – che sostiene la modernizzazione dell’alta istruzione nei paesi partner dell’Europa dell’Est, dell’Asia Centrale, dei Balcani Occidentali e della regione del Mediterraneo – stanno avendo un notevole successo. Il numero degli studenti Erasmus è cresciuto di oltre 150.000 all’anno, con l’obiettivo di arrivare fino a 300.000 entro il 2011. Ma non sarà che questi programmi incoraggiano gli studenti ad emigrare definitivamente? Nient’affatto: piuttosto instillano loro le capacità di irrorare di nuove idee e prospettive culturali i loro paesi natii. Dando così una mano nel rafforzare l’integrazione ed nella creazione di legami tra i popoli europei.
Niente da temere
I dieci paesi che sono entrati nell’Unione Europea nel maggio 2004 non hanno niente da temere in quanto alla fuga di cervelli che stanno vivendo. Quando gli effetti positivi dell’appartenenza all’Unione Europea e l’incremento nei tassi di ammissione alle università diventeranno veramente dei parametri aurei, allora vedremo che i paesi dell’Europa Centrale e dell’Est non avranno più timore dell’esodo dei talenti. I nuovi Stati membri prendono anche spunto dall’ esperienza dell’Irlanda. L’Irlanda è entrata nell‘Unione Europea nel 1973, e dal 1840 assisteva ad una massiccia emigrazione. E tuttavia, grazie ad un rapido sviluppo economico, ci sono voluti pochi anni per invertire quel trend di oltre un secolo e mezzo di emigrazione: e convertirlo in trend di immigrazione.
Dovremmo cessare di lodare certi aspetti del movimento di gente denunciando fenomeni collegati. Guardando ai risultati positivi della mobilità e agli effetti complessivi dell’appartenenza all’Unione Europea, è facile riscontrare come nel lungo periodo i nuovi studenti e professionisti vagantes europei possano soltanto apportare benefici. Al loro continente e ai paesi natii.
Translated from Vive the Brain Drain