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Violenze in Iran: immagini post elettorali
Published on July 10, 2009
società Politica
Esattamente dieci anni dopo la grande manifestazione studentesca del 1999 – forse la più importante dal 1979 – gli iraniani sono nuovamente scesi in piazza per manifestare, dopo una settimana piuttosto tranquilla. Circa un mese dopo le discusse elezioni presidenziali del 12 giugno, cinque iraniani tra i 16 e i 50 anni ci svelano le loro riflessioni sulle immagini, prese dai civili, delle manifestazioni di protesta post elettorali.
«Scelgo di affiancarle questo movimento di solidarietà, perché anche se da lontano, da così insopportabilmente lontano, mi sento parte del mio popolo e non gli negherò il mio apporto», dice Yasmin, una studentessa italiana sedicenne. «Dai nazisti all’Unione Sovietica, i cittadini di Praga hanno sempre condiviso l’agitazione politica proveniente dagli altri paesi. La loro determinazione è ammirevole», afferma Hossein, 27 anni, che lavora nell’amministrazione in Inghilterra. «È una cosa positiva che il mondo abbia potuto vedere cosa è successo in Iran», dice Sadaf, 29 anni, studente in Francia.
«Per la maggior parte – ma non per tutti – è stata una giornata di divertimento e di vana gloria cercando di afferrare un po’ di fama. Mentre gli iraniani della classe media stavano manifestando, la classe operaia, che appoggia il Presidente Ahmadinejad (una vasta maggioranza che non ha accesso a Twitter), teneva l’economia del paese a galla», commenta Hossein. Sadaf aggiunge che avrebbe voluto vedere più stranieri partecipare a questo movimento di protesta.
«Due sondaggi pre elettorali americani indipendenti vedevano arrivare al primo posto Ahmadinejad. E così è stato. Mousavi era sostenuto dai politici più ricchi e potenti (Rafsandjani). Il buon senso avrebbe fatto credere che qualunque broglio elettorale sarebbe andato in favore di Mousavi. In effetti, abbiamo tutti constatato come il sostegno finanziario abbia praticamente comprato la vittoria dell’ex Presidente Bush», ricorda Hossein. «Molti iraniani si sono sentiti maltrattati, imbrogliati e delusi», racconta Sadaf. «L’Aia è l’unico luogo dove gli iraniani possono impadronirsi di nuovo del loro petrolio, ora in mano agli inglesi. E potranno i loro figli riprendersi i loro voti?», chiede Reza, 45 anni, ingeniere in Svezia. «È la reazione agli insulti di Ahmadinejad che ha definito l’opposizione spazzatura», dice Farhad, 50 anni, giornalista in Inghilterra.
«È bello vedere come la speranza di un cambiamento fosse condivisa da molti, tra gli stessi religiosi, che si rendono conto che non è necessario adottare un'impostazione strettamente conservatrice per far si che il Paese rimanga integro. Sono quelli che non temono di venire messi da parte, ma vogliono affiancare fraternamente il rinnovo dei fratelli. Nessun religioso aveva poi da temere per la Repubblica Islamica: nessuno in effetti aveva messo in discussione la cornice islamica della Repubblica, perché impedirlo allora?», dice Yasmin.
«Pur essendo un ammiratore dell'attuale regime (soprattutto per la sua politica estera) e di Ahmadinejad, condanno tutti i responsabili della morte dei manifestanti. Il regime necessita riforme drastiche», afferma Hossein. «La stessa immagine, vista e rivista, perde della sua carica emotiva e dell’orrore che deve suscitare. Il mio pensiero va a tutti quelli che sono stati arrestati, torturati e uccisi nelle prigioni iraniane. Nelle mani di questo regime, una morta rapida da arma da fuoco è da considerarsi un regalo», osserva Sadaf.
«In questa foto non c’è nessuna donna che porta l’hijab o qualsiasi tipo di velo. Dobbiamo veramente sorprenderci nel vedere che vogliono sbarazzarsi della Repubblica Islamica?», chiede Hossein. «Questa immagine mi ricorda quelle della Rivoluzione del 1979. La gente si sente al sicuro a Londra e non esita a portare i propri figli alle manifestazioni», osserva Sadaf. «È un grosso sbaglio portare i bambini a questo tipo di manifestazioni perché un bambino di questa età non può votare», dice Farhad.
«L’utilizzo del cellulare rivela la forza del desiderio di questa persona d’informare la comunità internazionale su quello che sta accadendo. Bisogna ringraziare i network sociali», dice Yasmin. «La crescente accessibilità ad internet sommata a 17 milioni di cellulari rende impossibile il controllo delle informazioni che circolano. Questo permette alla gente di avere più libertà di espressione. In media cittadini hanno più libertà di espressione», aggiunge Hossein. «Sembra addirittura che nella maggior parte di queste manifestazione la gente stia lì per vedere e raccontare e non per agire», continua Sadaf. «Catturare momenti di pura crudeltà sanzionati da un regima che teme Dio», dice Reza.
«Questo è un tipico caso del sistema di “due pesi due misure” applicato dall’Occidente. I cittadini britannici sono filmati circa 300 volte al giorno da videocamere di sorveglianza. L’Iran non raggiungerà mai questo livello», afferma Hossein. «In un periodo in cui le grandi multinazionali stanno cercando di mostrarsi rispettose dell’ambiente, Nokia-Siemens svela il suo vero volto: sono dei traditori. Sono così arrabbiato che ho detto a tutti i miei conoscenti di boicottarli», s’indigna Sadaf. «Il volto del profitto e dei soldi contro i diritti umani. Boicottate i prodotti Nokia, boicottateli!», urla Reza.
Translated from Europe's Iranians react: post-election iconic images
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