Vieni a comprare le azioni dell’Unione Europea?
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loredana stefanelliL’eurodeputato ungherese István Szent-Iványi in un'intervista rilasciata a café babel riflette sull’atteggiamento degli ungheresi nei confronti dell’entrata nell’Ue delle vicine Romania e Bulgaria.
Da “promessa all’Ue” nel 2004, l’Ungheria è diventata parte dell’“elité che conta”, quella che può esprimersi sull’adesione di nuovi Paesi al club Ue. Secondo István Szent-Iványi, ex sottosegretario al Ministero degli Affari Interni ungherese, i suoi connazionali non hanno nulla da temere dall’adesione della Romania e della Bulgaria.
Quali sono le preoccupazioni del popolo ungherese nei confronti dell’imminente allargamento dell’Ue?
A mio avviso la società ungherese, nella sua totalità, non teme l’entrata nell’Ue della Romania e della Bulgaria. È naturale che vi sia una qualche ansia, ad esempio la gente è preoccupata dell’avvento della manodopera rumena a basso costo. Il tutto è inoltre reso più difficile dal fatto che gli ungheresi hanno delle riserve nei confronti della Romania per ragioni storiche (in particolare il passaggio della Transilvania dalla dipendenza dall’Ungheria a quella dalla Romania nel 1920). Tuttavia l’entrata della Romania nell’Ue è di interesse sia politico che economico per l’Ungheria. Non solo per le multinazionali ungheresi che investono capitali in Romania, ma anche per le centinaia di imprese di piccola e media dimensione che sono riuscite a siglare stabili accordi di cooperazione con partner rumeni. Al di là di questi vantaggi economici, la membership della Romania significherà la possibilità di dare avvio a investimenti comuni nelle infrastrutture e di dare il via a progetti regionali.
E quali sono le preoccupazioni a livello politico?
Ci si preoccupa in quanto alla distribuzione dei fondi dell’Ue, dal momento che se aumenta il numero di Stati membri dell’Ue, si riducono di conseguenza i fondi destinati ai vari Stati. Sembra che gli Stati membri più importanti stiano diventando sempre più avari e che vogliano congelare il proprio contributo al budget dell’Ue intorno all’1% del proprio Pil. La gente è stanca di questa Ue da mercato delle vacche. Gli Stati che si trovano a dover mercanteggiare cifre basse hanno completamente dimenticato l’obiettivo comune: aumentare la competitività della Comunità. Bisognerebbe considerare l’Ue come un’impresa di cui siamo tutti azionisti. Ovviamente l’interesse degli azionisti è il successo dell’impresa in tutte le sue unità strategiche di affari.
Crede che la Romania e la Bulgaria siano pronte per l’ingresso nell’Ue?
I politici tendono a reagire in base ai timori della gente, ed è per questo che sono state emanate delle deroghe ai trattati di adesione all’Ue per postporre l’entrata della Romania e della Bulgaria al 2008. È importante notare che il rinvio della data di adesione non dipende dal livello di preparazione dei due Paesi: può piuttosto essere considerata una reazione ai recenti problemi dell’Unione Europea: in altre parole, si tratta di un segno per il popolo. Tutto sommato non considererei questo rinvio una tragedia. Certamente farà diminuire il prestigio dei due Paesi ma, a dire il vero, una membership nel 2007 sarebbe finanziariamente svantaggiosa per la Romania: riceve, infatti, molto più denaro con i fondi pre-adesione di quanto non ne avrebbe con le risorse dell’Ue dopo l’adesione.
Secondo lei, l’adesione della Romania e della Bulgaria danno maggiore peso ai Paesi Membri che sono entrati nell’Ue lo scorso maggio?
L’ultimo anno e mezzo ci ha fatto vedere come i nuovi Stati membri possono farcela solo se riescono ad attirare dalla loro parte almeno uno degli Stati membri più anziani. Nel Parlamento Europeo, anche se i dieci nuovi Stati membri votassero insieme, il numero totale dei loro voti non sarebbe sufficiente per decidere le sorti di una proposta. Se la Romania e la Bulgaria dovessero votare insieme agli altri nuovi Stati membri, i loro voti non sarebbero comunque sufficienti per raggiungere la maggioranza. Allo stesso tempo è ovvio che quando la Romania e la Bulgaria saranno entrate nell’Ue, crescerà il peso dei paesi di medie dimensioni, ossia quelli con un numero di abitanti che va dagli otto ai venti milioni. E inoltre, anche se i dieci nuovi Paesi membri hanno interessi comuni, non è detto che agiscano sempre tutti allo stesso modo.
István Szent-Iványi interverrà al dibattito Café Theraphy che si terrà a Budapest il 26 novembre 2005.
Translated from “The EU is an enterprise where all of us are shareholders”