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Una passeggiata nel paradiso (fiscale) del Lussemburgo

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Francesca Barca

Politica

Il Gran Ducato, membro fondatore dell’Unione Europa, vive grazie ai vantaggi fiscali che offre. E il segreto bancario resta un pilastro dell’economia. L’opinione dei cittadini.

Vista del Lussemburgo(Foto: Wolfgang Staudt/ Flickr)

I cittadini del Lussemburgo sanno benissimo a cosa devono il loro benessere: «Le società che cercano di risparmiare sono la ragione della cattiva reputazione che il Paese si è fatto come paradiso fiscale», dice un uomo sulla cinquantina che aspetta il bus. «Non siamo così lontani da uno scandalo come quello che ha colpito il Liechtenstein», accenna un passante, mentre Lisa, che abita qui vicino, mi dice che per la maggior parte dei cittadini questo non è un problema, almeno fin quando lo Stato continuerà a guadagnarci.

Tutti, nel Gran Ducato, sanno che l’economia è cresciuta grazie all’attrazione dei fondi di investimento: il Paese, infatti, è leader incontrastato, sul mercato finanziari europeo e attira investitori da tutto il mondo. E il Governo? Ha un atteggiamento completamente diverso da quello dei suoi cittadini: «Non ci consideriamo un paradiso fiscale» ha detto il portavoce del Primo Ministro lo scorso febbraio.

«Il segreto bancario? Funziona benissimo»

Situato nel cuore dell’Europa, il Gran Ducato del Lussemburgo è uno dei membri fondatori della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, nonché il Paese più ricco dell’Unione Europea. La sua prosperità deriva in parte dalla sua fama di primo centro europeo per l’investimento in fondi finanziari. Cos’è cambiato in questo paradiso dopo lo scandalo fiscale del Liechtenstein nel febbraio del 2008?

Insieme al Belgio e all’Austria, anche in Lussemburgo la legislazione vieta di rivelare dati bancari al mondo esterno, eccetto in casi di responsabilità penale. Nel Financial Times del 19 febbraio Angel Gurria, segratario generale dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse), ha definito il segreto bancario come «un relitto del passato». Durante il Reuters Funds Summit il Governatore della Banca Centrale del Lussemburgo Yves Mersch ha parlato del segreto bancario come «parte integrante del consenso sociale. In un Paese piccolo la riservatezza è molto importante per il mantenimento dell’ordine democratico. In Paesi più grandi si può avere il bilanciamento dei poteri attraverso la moltiplicazione delle istituzioni, che si controllano a vicenda». Durante lo stesso meeting il Ministro del tesoro, Luc Frieden, ha aggiunto che «il sistema di prelievo fiscale funziona bene. Noi trasferiamo una grande quantità delle tasse che riceviamo ad altri Paesi europei. Non vedo perché cambiare qualcosa che funziona».

Tasse o riciclaggio?

Molti usano il Lussemburgo come un rifugio per riciclare denaro, e il segreto bancario è usato come scudo contro i controlli delle autorità europee. «Bisogna fare una distinzione tra l’evasione fiscale e il riciclaggio di denaro sporco», dice un avvocato del Lussemburgo. «La lotta contro il riciclaggio, dove il denaro proviene da rapine, traffico di droga e così via, è una cosa diversa rispetto all’evasione fiscale. In Lussemburgo non è obbligatorio giustificare la provenienza dei propri soldi come succede in altri paesi. E, in ogni caso, i fondi finanziari sono controllati e supervisionati dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier (Cssf, Commissione di Sorveglianza del Settore Finanziario). Se le banche o altri operatori hanno il minimo sospetto su un trasferimento, è loro obbligo informare immediatamente le autorità».

Il Paese può permettersi di rischiare un altro scandalo come quello della Bahrain International Bank che trasferiva fondi neri di Clearstream, la cosiddetta stanza di compensazione di Deutsche Börse? All’epoca fu considerato lo scandalo finanziario maggiore della storia del Lussemburgo. «Il Governo non vede la necessità e non proporrà modifiche alle regole del segreto bancario: tali regole hanno dimostrato essere nell’interesse di un sistema efficiente in Europa» ha detto Luc Frieden durante il summit di Reuters.

Sembra che ogni reazione comporti una contro-reazione. La concorrenza non si è addormentata e gli altri Paesi europei hanno iniziato a reagire. Inghilterra e Francia, ad esempio, offrono degli sgravi fiscali a chi tiene i capitali all’interno del Paese.

Traduzione di Guido Pulcher.

Translated from Luxembourg’s citizens on tax havens