UE-Turchia: Atatürk e Carlo Magno padri di una stessa figlia?
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Valentina AmbrogioSi dà per scontato che i nuovi membri si adattino e accettino i simboli dell’Unione come se fossero i propri. Anche la Turchia dovrà accettarli, se dovesse un giorno entrare nell'Ue... Ecco alcuni suggerimenti per un futuro matrimonio tra Turchia e Unione Europea.
I simboli dell’UE non rappresentano le identità nazionali degli attuali 27 stati membri. Tali simboli si basano e riproducono simboli greco-romani combinati alla Cristianità. Carlo Magno, Re dei Franchi, incoronato imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Leone nell’800 d.C., sintetizzava questi tre elementi in uno solo. L’Impero Romano d’Oriente (l’Impero Bizantino) fu riportato da Bisanzio a Roma, dando vita nel 962 al Sacro Romano Impero. I pensatori e gli artisti del Rinascimento hanno riutilizzato questi simboli e miti greco-romani per connotare la propria opera. L’economista egiziano Samir Amin scrive che incorporare l’Ellenismo era necessario per la creazione ed il mantenimento di questa nuova identità europea. Tale spostamento - astuto, ma anche molto ovvio - ha portato la Grecia e i suoi simboli nazionali al centro della cultura europea ed occidentale, che si è appropriata di quei simboli.
La Repubblica di Turchia: una “figura paterna” per l’Europa?
Il simbolo UE per la cultura raffigura due linee rette verticali, più una terza linea curva sulla parte superiore che si avvolge su stessa in entrambi gli angoli. Il disegno simboleggia una colonna dorica a rappresentazione della cultura, dell'insegnamento e della civiltà, più tardi adottato come logo dall'Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura), fondata nel 1945 per rappresentare le nazioni mondiali unite per il raggiungimento di uno scopo comune. Questa colonna dorica è in grado di rappresentare anche la cultura del Nord Europa, o l'eredità arabo-musulmana, o ancora le varie alleanze con gli imperi islamici, come l'Impero Ottomano? I simboli ufficiali e non dell’Unione uniscono gli stati membri mediante la fede cristiana (senza specificare le varie denominazioni), ma non prendono in considerazione gli altri figli di Abramo. In più, questi simboli omettono i colori delle bandiere, gli eroi, i miti e i simboli culturali e le lingue delle varie nazioni.
Carlo Magno è riconosciuto come il Padre dell’Europa, e quindi dell’Unione Europea; molti edifici e stanze nei palazzi delle istituzioni portano il suo nome. Se sull’homepage di Google digitate “padre dell’Europa” , il primo risultato che vi apparirà sarà Carlo Magno. Ma nella sua paternità sono compresi anche i figli turchi? L’unificazione tra UE e Turchia somiglierebbe ad una statua di Mustafa Kemal Atatürk (‘padre dei Turchi’) in giacca e cravatta di fronte alla sede del Consiglio dell’Unione, detto anche Palazzo Carlo Magno. Si potrebbe combinare visivamente queste due “figure paterne” nel loro scopo comune, quello di stare uniti nella loro diversità.
Se i francobolli commemorativi dell’Unione potessero includere l’identità nazionale turca, allora Atatürk sarebbe raffigurato al fianco di Carlo Magno, circondato da dodici stelle con la scritta EU-Türkiye Cümhüriyeti (UE-Repubblica di Turchia) in alto. Al contrario, e tenendo fede allo spirito della “unità nella diversità" (come recita il motto dell'UE), la Turchia avrebbe Carlo Magno in veste cerimoniale e con la corona franca, circondato dalle stesse dodici stelle con la scritta Türkiye Cümhüriyeti–EU in basso.
Europa, Turchia e Grecia
Le raffigurazione degli eroi nazionali si limita al retro dell'Euro, moneta introdotta nel 2002 e utilizzata oggi da 17 dei 27 stati membri. Il simbolo dell’euro è la lettera greca epsilon. La geografa finlandese Pauliina Raento fa notare come la epsilon incorpori il nome dell’Europa, e definisce la cultura ellenica e la Grecia come la culla della cultura e della civiltà europee.
Il mito di Europa è un altro esempio di “unità nella diversità”, dal momento che unisce tre continenti in mondi antichi e moderni. Secondo Omero, Europa nacque nell'Asia Minore orientale, quindi in Anatolia, l’odierna Turchia. Dopo che Zeus la rapì sotto le sembianze di un toro bianco, Europa passò la vita adulta con il dio e i suoi tre figli a Creta, in Grecia. In seguita Europa fu considerata la madre geografica di un continente. Quindi, per chiudere il cerchio, Europa deve riconoscere i propri doveri filiali e genitoriali nei confronti dei figli dell’Asia Minore. Simboli come questi esaspereranno e perpetueranno le già esistenti incomprensioni reciproche tra la Turchia e l’Unione Europea. Non importa quanto grande è il desiderio di capirsi a vicenda; fondamentalmente, senza un adattamento di questi simboli, rimarranno soltanto tentativi tiepidi ed inefficaci.
Questo articolo è un breve riassunto dell’opera, “Myths, symbols and Branding: Türkish national identity and the EU”, casa editrice VDM, Dr. Muller Aktiengesellschaft & Co. KG, 2009
Translated from EU-Turkey: Atatürk and Charlemagne on your euro notes