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Studenti tedeschi a Strasburgo, tra Erasmus e nostalgia del pane nero

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Elisa Buzzi

società

Tra il 2000 e il 2008, il numero dei tedeschi che studiano all’estero è quasi raddoppiato, arrivando all'attuale 15% del totale. L’Erasmus sta diventando un pilastro nell’istruzione dell’UE, con un incremento del 7% nel 2011. Qui di seguito raccontiamo le storie degli studenti tedeschi a Strasburgo, tra voglia di emancipazione e nostalgia di casa.

Arrivando alla stazione centrale, al termine di un sudato viaggio notturno in treno, mi sento entusiasta. Dopo aver lavorato a Vienna e a Berlino, i miei pregiudizi sui germanofoni si basano sulla convinzione che, dopotutto, “sono dei bravi ragazzi”. Un parallelismo può essere fatto da chi è cresciuto in Inghilterra, non del tutto estraneo alla germanofobia del dopo-dopo guerra, nonostante l’ostilità sia sublimata in ammirazione per i nostri studiosi cugini sassoni.

Città universitaria fantasma – è questa la vera Francia?

Strasburgo, in Alsazia, è stata a lungo contesa tra la Francia e la Germania, passando da una mano all’altra quattro volte durante il secolo scorso (l’ultima volta dopo la seconda guerra mondiale). L’alsaziano – un dialetto simile al tedesco della Svizzera – ha spianato la strada al francese. Busso alle porte delle aule universitarie, senza successo chiedo indicazioni in un francese stentato da scuola media. Gli esami si sono appena conclusi e l’università di Strasburgo appare come una città fantasma: rimangono solo piccole tracce di vita accademica.

A metà mattina, in un caffè del centro incontro Elise, che anche nel modo di vestire rispecchia lo stile dalla “capitale d’Europa”. Nata a Francoforte da madre francese e padre tedesco, con un’istruzione ricevuta a cavallo tra i due paesi, parla le due lingue con i propri genitori. “Mi sento franco-tedesca - ironizza - una nuova nazionalità per la quale non esiste uno stato di riferimento. I miei genitori non sono di questa zona, ma qui le persone come me si sentono davvero a loro agio. È come essere in una città franco-tedesca”.

Elise, che divide il suo master tra Francoforte e Strasburgo, lavorando con un consulente per ogni università, sente che le istituzioni dell’UE forniscono una spinta decisiva agli studenti tedeschi. Tuttavia, quelli che vogliono assaporare la “vera Francia” preferiscono non andare a Strasburgo: sembra ci siano differenze significative all’interno della Francia, e tutto tende verso Parigi; in Germania, invece ci sono meno differenze tra le lauree – non esiste nessun equivalente di Oxbridge. “In generale, non importa dove ti sei laureato”, dice Elise; situazione che deriva in grande misura dal sistema scolastico tedesco, articolato su tre livelli – simile all’11+ in Inghilterra, ormai scomparso da lungo tempo - che comporta la “scelta dei vincitori” e una suddivisione già in tenera età. Non ha preferenze su dove trascorrere il periodo successivo al dottorato: sarà contenta sia di rimanere in Francia che di ritornare in Germania.

Accoglienza a breve termine

Nel suo appartamento di Petit France, Franziska dice di sentirsi ben integrata. Studentessa di un master nell’UE a Leipzig, ammette di vivere in un polo turistico e che l’influenza dei tedeschi può diventare fastidiosa. Vivendo con francesi e tedeschi, Franziska si sforza di stare il più possibile con i primi: “è più dura di quanto pensassi - dice - I miei amici spagnoli tendono a stare tra di loro, è difficile parlargli in francese”. Per quanto riguarda le università di provenienza, riprende un commento comune: “la struttura in Francia non è granché, le lezioni sono più formali e c’è meno lavoro di gruppo”. Pensa che i siti internet siano antiquati, rimpiange l'organizzazione tedesca.

Franziska apprezza la città, ma difficilmente se ne potrebbe innamorare: troppi chilometri la separano dal nord-est della Germania. “Mi mancano i divertimenti notturni - aggiunge - le serate fra Erasmus possono sembrare carine all’inizio, ma poi diventano ripetitive. A volte vorresti qualcosa di diverso dal formaggio, o da David Guetta”.

Dopo due anni in Olanda, il dottorato di ricerca ha portato André a Strasburgo. Ha studiato francese solo per due anni: la lingua è stato un grosso scoglio da superare, quindi continua utilizzare l’inglese per le lezioni e per i documenti che scrive. Strasburgo è una tappa significativa del viaggio di ritorno verso Dresda. “Mi manca il pane nero!”, dice ridendo. “Piccole cose specifiche: ho molti amici che vorrei andare a trovare più spesso. È solo quando sei all’estero che ti accorgi di quanto la tua cultura di origine ti appartenga”. Per Franziska, Strasburgo è adatta per viverci a breve termine, un prolungamento del suo stage estivo nel canale televisivo franco-tedesco ARTE, ma ammette che potrebbe avere problemi a rimanerci a lungo.

Integrazione oltre confine

I bar sono più costosi e alla sera i mezzi di trasporto diventano sempre meno. Laura, una studentessa in Erasmus, non è d’accordo con la filosofia della facile integrazione sostenuta da Franziska. “Qui è tutto molto costoso”, si lamenta, mentre la cameriera ci serve i nostri drink nell’affascinante Quai des Bateliers. Originaria di Francoforte, Laura si è attivata per partire dalla sua terra natale: ora, grazie a un’occasione offerta dal circolo dei canottieri, abita in un appartamento con un italiano e un belga. Riconosce l’influenza tedesca a Strasburgo, ma si sente sempre più francese mano a mano che si immerge nella cultura. Ha finito gli esami solo due giorni fa e ora sta svolgendo un tirocinio a Kehl, dove la moglie di Michael lavora come direttrice.

Kehl è un paese a 15 minuti in bici dal confine. È cosi facilmente raggiungibile che molti studenti attenti al budget vengono qui a fare compere. “Dopo la guerra, i francesi non erano interessati all’insegnamento del tedesco, ma oggi chi parla questa lingua ha grandi vantaggi - dice - Le scuole bilingui si stanno diffondendo e alle elementari si inizia sempre prima a insegnare le lingue straniere, ai miei tempi sconosciute. Dalla storica città sul fiume Ill, Strasburgo si sta trasformando in una città sul Reno”. Grazie alla ripresa, all’assenza di controlli di frontiera, alla moneta comune e ai trasporti eccellenti è facile prevedere l’evoluzione dei rapporti. Tuttavia, in alcune minoranze le cicatrici sono indelebili: Michael conosce persone, da entrambe le parte del confine, che non lo oltrepasserebbero mai per “tutti quei pregiudizi”, che scompariranno insieme alla vecchia generazione. Cambiamenti e compromessi sono comuni a Strasburgo e gli abitanti ci sono abituati.

I francesi si vestono meglio” e “dedicano più tempo a godersi la vita”. I tedeschi rimpiangono la “struttura della Vaterland” e l’“efficienza”. Nella tarda notte di domenica salgo sul treno per tornare a Berlino arricchito dall’esperienza e anche più abbronzato. “Non credo che ci siano poi così tante differenze tra francesi e tedeschi”, diceva André. “Ovunque c’è un po’ di ribellione, ma forse i francesi sono più veloci a protestare”.

Questo articolo fa parte della settima edizione dei reportage speciali di cafebabel.com sul  multiculturalismo in Europa. Si ringrazia la redazione locale di cafebabel.com Strasburgo.

Sicuramente Strasburgo possiede quel je ne sais quoi, ma ha anche delle somiglianze con la mia nativa Cambridge: entrambe sono città universitarie ricche di storia e di cultura, ma forse mancano le occasioni di svago.

Foto di copertina: (cc) andrius ulk/flickr; nel testo: la foto del campus è (cc) di François Schnell/flickr; quella di André è © di David Ellis.

Translated from German Erasmus students: missing black bread and subculture in Strasbourg