Solo una figliastra di mamma Europa
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marco agostaIn queste ore i sostenitori di Viktor Yushenko guardano all’Europa pieni di speranza. Ma presto verrano delusi: l’ingresso dell’Ucraina nella Ue non è all’ordine del giorno.
Troppo a lungo l’Unione Europea si è tenuta alla larga dalle elezioni presidenziali in Ucraina. Mentre Bush. in vista del ballottaggio. si era preoccupato di inviare un ambasciatore speciale in Ucraina, non si è avuta traccia di alcun alto rappresentante della Ue nel paese, per appoggiare simbolicamente la nascente società civile. Il sostegno alle forze democratiche prima delle elezioni si è limitato ad una risoluzionedel Parlamento Europeo del 28 ottobre 2004 che mostrava preoccupazione per lo svolgimento del primo turno delle elezioni e chiedeva un ballottaggio senza interferenze. L’impressione era che non si volesse alzare troppo la voce in favore di una libera decisione dei cittadini ucraini, per non infastidire l’alleato russo. Influenzare il voto nella direzione del candidato più gradito all’Ue, Yushenko, non sarebbe stato né utile né auspicabile: gli ucraini non hanno bisogno di un’altra potenza mondiale che ordini loro come devono comportarsi, ma di un partner europeo che appoggi e rafforzi il loro desiderio di maggiore democrazia e di inserimento nel sistema europeo.
Il flirt è già finito?
L’interesse dell’Ucraina per un’adesione alla Ue è noto da tempo. Fu il primo tra i nuovi stati indipendenti a stringere un Accordo di alleanza e cooperazione con l’Unione nel 1994 dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Fino allo stralcio del corrispondente paragrafo, operato alla vigilia delle elezioni dal premier Viktor Yanukovic, il paese confermava la sua intenzione di aderire alla Ue persino nella sua dottrina militare. Ma il desiderio di un maggiore avvicinamento, che vada oltre una semplice partnership con l’Europa viene sottolineato anche da Yushenko e dalle elite pro-occidentali. L’Unione però ha tracciato dei confini ben precisi, senza riflettere su ulteriori possibilità. Al summit Ue-Ucraina, tenutosi a Yalta il 7 ottobre 2003, venne sì sottolineata la volontà di integrare a lungo termine l’Ucraina nel Mercato Comune, ma fu chiaro che non si sarebbe presa in considerazione l’ipotesi d’intraprendere negoziati d’adesione.
Un ponte tra Bruxelles e Mosca
La Ue, però, sembra dimenticare che un’Ucraina stabile e democratica è fondamentale poiché il Paese è situato in un punto strategico tra Russia ed Vecchio Continente. Un’Ucraina democratica però può esistere solo se le nuove élite democratiche intorno a Yushenko riescono a imporsi sulle vecchie ed autoritarie di Kuchma e Yanukovitc. Per non deludere la fiducia che la nuova squadra nutre nell’Europa e nei suoi valori bisogna concedere all’Ucraina la prospettiva di un’integrazione nell’Ue: l’opzione di un eventuale avvio dei negoziati di adesione va tenuta aperta. Certo il paese è più che lontano dall’esser maturo per l’adesione, tuttavia, in un periodo in cui si discute di adesione della Turchia e degli stati balcanici, e nel momento in cui i cittadini ucraini dimostrano nelle piazze di battersi in maniera pacifica per un futuro democratico ed europeo per la loro terra, la Ue dovrebbe iniziare a riflettere apertamente sul suo rapporto futuro con questo paese. La Ue non deve temere i potenziali conflitti con la Russia emersi durante il summit congiunto dello scorso 25 Novembre. Un’Ucraina pienamente integrata in Europa non si rivolterebbe contro la Russia; anzi, diventerebbe un importante anello di congiunzione fra le due grandi potenze, con le quali condivide storia e cultura. Per questo motivo la Ue deve brandire in maniera ancor più decisa lo spettro delle sanzioni, nel caso in cui il nuovo ballottaggio del 26 dicembre non obbedisse agli standard dell’OSCE. In veste di maggior creditrice, dal 1991 ad oggi, con oltre un miliardo di euro in aiuti economici, ne detiene tutti gli strumenti.
La richiesta di verifica delle elezioni, fatta il 24 novembre scorso, è risultata però tardiva. Il trattamento da figliastra riservato all’Ucraina dimostra come la Ue non abbia ancora compreso quanto i tempi siano cambiati. Gli sforzi di Solana a Kiev hanno contribuito a riportare le due fazioni al dialogo, ma la svolta di Kuchma e Yanukovitc che ha permesso di indire nuove elezioni, non è merito loro. E’ giunta l’ora che la Ue si svegli ed offra all’Ucraina una valida alternativa politica all’autoritarismo e alla dipendenza da Mosca.
Translated from Europas Stiefkind