Sofi Oksanen: "Una nazione che scrive esiste"
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L'Estonia esiste, anche se la stua storia è relativamente poco conosciuta in Europa. Abbiamo intervistato Sofi Oksanen, scrittrice finlandese di origini estoni, sul ruolo della letteratura tra identità e ricordo del periodo di occupazione sovietica.
Sofi Oksanen, scrittrice e drammaturga finlandese, è diventata nota ai lettori europei dopo la pubblicazione del romanzo Purga nel 2008, tradotto in più di 50 lingue. Il titolo allude alle deportazioni messe in atto da Stalin per quegli estoni accusati di collaborazionismo con il regime nazista tra il 1941 e il 1944. Ecco la nostra intervista con la vincitrice del premio letterario del Consiglio Nordico nel 2010.
cafébabel: La letteratura mette in luce ciò che l'ordinario lascia in ombra, oppure assume un ruolo che spetterebbe a storici, giornalisti e all'opinione pubblica nel suo complesso?
Sofi Oksanen: L'arte può essere eterna, mentre il giornalismo è sempre legato al tempo della pubblicazione, stessa cosa vale per la ricerca storica. Quando si legge una ricerca storica si possono notare i segni del tempo. Se si pensa ad un giornale di cent'anni fa o a un libro di storia, sembrano fuori dal tempo, ma un romanzo pubblicato un secolo fa può sempre essere attuale. La scrittrice vincitrice del premio Nobel Svetlana Alexievich è un buon esempio di scrittura che può essere investigativa ed eterna allo stesso tempo: i suoi libri raccontano le realtà del periodo sovietico, di cui un qualsiasi media contemporaneo non parla.
cafébabel: Mi ha incuriosito una frase scritta all'aeroporto di Tallinn: «Una Nazione che scrive non può essere cancellata dalla mappa». Cosa pensa della relazione degli estoni con la propria identità e la storia presente e passata?
Sofi Oksanen: Seppo Zetterberg, professore finlandese, ha studiato la storia dell'Estonia degli anni di occupazione sovietica. Gli viene spesso chiesto come abbia portato a termine tali studi, dato che il materiale relativo alla Repubblica d'Estonia era stato censurato durante il periodo sovietico. Secondo Zetterberg si può avviare un processo di censura in un paese, ma non si può oscurare il materiale scritto nel suo complesso. Anche se vennero chiusi gli archivi durante l'Estonia Sovietica, nessun ufficiale potè recuperare foto, lettere o libri che erano stati spediti fuori dall'Estonia prima dell'occupazione. Durante il periodo sovietico molti estoni raccontavano ai propri figli storie dai vecchi libri di scuola del periodo successivo alla prima indipendenza del 1918. Ho incontrato una libraia che ha aperto un negozio durante il periodo di cosiddetta "finlandizzazione". Molti libri considerati anti-sovietici dovevano essere eliminati, nonostante il Paese fosse indipendente: lei rimosse i libri dagli scaffali, ma decise di tenerli a casa sua. Poco tempo fa ha organizzato un'esibizione con gli stessi libri che erano stati proibiti. Questa è una delle ragioni per cui preferisco i libri di carta rispetto agli e-book: si può sempre controllare e rimuovere il contenuto digitale, ma è più difficile farlo sui libri cartacei.
Questa è la prospettiva di un Paese giovane. Quando i finlandesi e gli estoni hanno iniziato a pensare alla loro indipendenza nel tardo XIX secolo, era già chiaro che necessitavano di una propria letteratura, scritta nella loro lingua madre. Fino a quel tempo la lingua dell'istruzione e della letteratura era stata lo svedese per la Finlandia e il tedesco per l'Estonia. Entrambe le popolazioni hanno un'antica tradizione orale, ma pur essendo importante non è così potente come la parola scritta. Tutte le minoranze etniche che hanno una tradizione orale, ma non scritta nel loro linguaggio nativo, fanno fatica ad affermarsi nel mondo: la parola scritta è importante per raccontare le tue storie agli altri.
cafébabel: Lei ha vissuto parte della sua infanzia durante il periodo di “finlandizzazione”, (fenomeno che avvenne negli anni in cui gli estoni scoprirono per la prima volta il mondo occidentale tramite la televisione finlandese n.d.r.). Ha qualche ricordo di quel periodo e che cosa significa per lei?
Sofi Oksanen: L'Estonia è stata occupata tre volte prima di riguadagnare l'indipendenza, la Finlandia ha mantenuto la sua sovranità per un periodo più lungo. Questo ha influenzato il riflesso della nostra memoria nazionale nella letteratura e nella narrazione della nostra recente storia. Entrambe le letterature contribuiscono a formare una piattaforma in tempi in cui le situazioni politiche rendono impossibile una discussione pubblica articolata. Un medium di questo tipo è vitale per qualsiasi Nazione.
Tre dei miei romanzi (Le vacche di Stalin, Purga e Quando i colombi scomparvero, n.d.r.) parlano della recente storia estone e del periodo di occupazione. Spesso mi viene chiesto se i miei romanzi siano anti-sovietici. Questa espressione, però, riguarda il passato e tutto ciò che era proibito dire o fare nei confronti del vicino russo. In Finlandia durante il periodo di "finlandizzazione" spesso e volentieri la censura ha coinvolto le politiche delle case editrici, la pubblicazione di notizie e di film critici nei confronti della Russia. Persino a scuola venivano dette cose false: i bambini imparavano che la collettivizzazione delle terre era stata volontaria, la rivoluzione di Praga causata da una minaccia contro rivoluzionaria, che il socialismo era un sistema che funzionava bene e che «l'Armata Rossa aveva liberato gli Stati Baltici dall'occupazione tedesca». Niente di tutto ciò era vero, ma noi pensavamo lo fosse. Durante la mia infanzia usavo le stesse espressioni degli estoni riguardo ai campi, alle deportazioni e ad altre operazioni di repressione: «è andato nella foresta», «è tornato indietro», «non è tornato indietro», «è stato portato in Siberia», «è stato preso». I miei coetanei hanno sentito parlare per la prima volta dell'Estonia nelle lezioni in cui si studiavano le lingue del ceppo finlandese. È una situazione strana per un Paese così vicino culturalmente e geograficamente alla Finlandia, ma l'avvento dell'Unione Sovietica ha influenzato i Paesi limitrofi.
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