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Siviglia: un parcheggio precario

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Translation by:

Laura Bortoluzzi

società

Far parcheggiare le auto in cambio di qualche moneta. Questa mendicità mascherata, che permette ai più poveri di tirar su qualche centinaio di euro al mese, cresce a vista d’occhio nella capitale andalusa ed è mal tollerata dalla cittadinanza. Il “lavoro” di parcheggiatore abusivo in Spagna: un palliativo alla disoccupazione. Reportage.

«A destra, parcheggi qui a destra che c’è posto!». Camicia azzurra e blocchetto di biglietti sotto il braccio, M. è il re dell’area parcheggio intorno al teatro di Siviglia. La sua zona. Essendo pratico del posto, riconosce la gente del quartiere e indirizza i nuovi arrivati in cambio di qualche centesimo di euro. Il giovane non è né un poliziotto né un impiegato comunale, è uno dei tanti “Vovis”, ossia “vigili volontari”, per lo più disoccupati, la cui entrata principale arriva proprio da questo “lavoro“ supervisionato dall’associazione APM40 (Associazione per i disoccupati over-40). Specializzata nell’integrazione dei gruppi sociali svantaggiati, l’associazione ha ricevuto dal comune l’autorizzazione a impiegare i suoi membri nella gestione di una parte dei parcheggi di Siviglia. Un business che, anche se non lucrativo, fa gola a molti nella regione. Perché, se tutti conosciamo Siviglia per la cattedrale, le arance e la Semana Santa, non possiamo ignorare l’altra faccia della città, quella segnata da una precarietà endemica e ricorrente. Non tutti i Vovis dell’associazione APM40 come M. sono tollerati. «Ed è questo il problema» spiega Diego Jiménez, dell’ufficio stampa del comune di Siviglia.

Una guida agli automobilisti sfortunati

Un’orda di “gorillas” (il soprannome viene da “gorra”, il berretto che molti portano per sembrare più credibili): irregolari, drogati, immigrati ed emarginati vari, imperversano – anche loro – in tutti i parcheggi per “aiutare” i fortunati automobilisti a trovare un posteggio. Il tutto nella più totale illegalità e a fronte di un pagamento in denaro. Come il giovane senegalese che abbiamo visto in un parcheggio della periferia della città: con il berretto sudicio calato sulla fronte e gesticolando come un forsennato, invitava una macchina a parcheggiare in un posto troppo stretto e verosimilmente vietato. Molto diffuso nel sud della Spagna, a Madrid e Valencia, il fenomeno dei gorillas è tristemente diventato una specialità di Siviglia, che la capitale andalusa fa fatica a governare, soprattutto perché non è facile fare una stima precisa del numero di persone coinvolte. A forza di misure coercitive più o meno efficaci, il comune cerca in qualche modo di porre rimedio a una situazione che gli sta sfuggendo di mano. L’ultima in ordine di tempo è la multa inflitta ai gorillas sorpresi dalla polizia in flagranza di reato: 120 euro. Una bella cifra. Viene da chiedersi chi di questi gorillas senza il becco di un quattrino sarà in grado di pagarla. Il comune ha quindi deciso di incoraggiare l’azione dei Vigili volontari, meglio conosciuti come Vovis di APM40. Nata nel 1994 per aiutare le persone socialmente svantaggiate e in particolare i disoccupati con più di 40 anni (da qui il nome), in un momento di grave crisi economica per la Spagna, APM40 «continua da allora ad assistere le persone senza mezzi», come spiega Rafael Esprajoso Espinola, supervisore dell’associazione. Per evitare che finiscano nell’emarginazione totale, «cerchiamo di guidarli, forniamo assistenza psicologica, offriamo una formazione e soprattutto li rimettiamo in pista perché possano guadagnare un po’ di soldi in cambio di un servizio reso alla comunità».E allora perché non affidare ai Vovis le aree parcheggio della città, le stesse prese d’assalto dai gorillas? Con gli anni, i Vovis (il cui nome strizza l’occhio ai bobbies inglesi) sono diventati il braccio non armato di Siviglia, ufficiosamente incaricati di “ripulire” la città da questi custodi illegali di parcheggi, un tantino irascibili e molto poco amati. Ancora meglio se i gorillas scambiano il loro berretto per una camicia azzurra con i colori dell’associazione.

Parcheggiare per 300 euro al mese

Il giovane M. che abbiamo incontrato fuori dal teatro è uno di loro. Ieri gorilla, oggi Vovis. Stanco di giocare a nascondino con la polizia per evitare la multa, stufo di stare dalla parte dei cattivi. Nonostante questo, in tasca non gli entrano «più di 200 o 300 euro al mese». Come gli altri Vovis, non è un dipendente dell’associazione e guadagna solo quello che gli automobilisti hanno la bontà di dargli. Senza contare che, se il parcheggio costa sessanta centesimi, la metà la deve versare ad APM40, che utilizza queste entrate per coprire la spese di gestione. Qualche centinaio di euro al mese è poco, ma «è sempre meglio di niente», commenta Gaïdz, 30 anni, albanese, arrivato in Spagna quattro anni fa per inseguire il sogno europeo. Gioielliere, orafo, si barcamena fra lavoretti saltuari, cercando di arrivare alla fine del mese. Il lavoro di Vovis è un modo di «reggere il colpo», di non «finire del tutto a terra». Per Gabriel, 80 anni suonati e «una pensione talmente misera» che preferisce non parlarne, è l’unico modo per riuscire a pagare l’affitto. «Altrimenti sarei per la strada da un pezzo», aggiunge. Con la crisi, sottolinea ancora Rafael Esprajoso Espinola, «vengono in molti oggi a bussare alla porta dell’associazione» che coordina circa 300 volontari. Sempre più giovani – questo ha fatto sì che APM40 abbia aperto anche alle persone con meno di 40 anni – e sempre più stranieri (circa il 30%) «ma tutti regolari», ci tiene a precisare il supervisore dell’associazione.

In alcune zone di Siviglia i gorillas continuano a essere tanti. L’associazione per la difesa dei consumatori registra ogni giorno sempre più lamentele da parte di cittadini esasperati. I consumatori scaricano in rete, quotidianamente, le loro frustrazioni. Risultato: spuntano un po’ dovunque i gruppi cittadini come Bami Unido (associazione degli abitanti del quartiere Bami, particolarmente colpito dal fenomeno), che chiedono a gran voce misure e finiscono per mettere in discussione l’azione dei Vovis. A dimostrazione del fatto che se da un lato l’iniziativa si è dimostrata utile, dall’altro non ha riscosso un consenso unanime, e non a torto.

Nonostante l’interesse mostrato da altre città spagnole che hanno esportato il modello di Siviglia o anche dalla Commissione europea che dal 1997 ha iniziato a considerare l’idea di portare l’iniziativa in altri paesi della Ue, il quadro giuridico in cui operano i Vovis resta incerto. Sebbene la loro presenza sia autorizzata, non è sempre legalizzata, anche se «il comune se ne sta occupando» precisa Diego Jiménez. Una mancanza di chiarezza che accresce l’insofferenza degli automobilisti, che spesso non sopportano di essere costretti a pagare dei parcheggi ufficialmente liberi e gratuiti…Ma come dice Maria facendo scivolare una moneta nella mano di un giovanotto che l’ha appena aiutata a trovare posteggio, «il Vovis non è una soluzione, è solo il male minore».

Qui il blog della redazione di cafebabel.com di Siviglia.

Translated from « Vovis » contre « gorillas » : le match de la précarité à Séville