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Riavvicinare Germania e Polonia, mission (im)possible

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Politica

Gasdotto nel Baltico, attacchi della stampa tedesca a Kaczynski, incomprensioni sul passato: rien ne va plus tra Varsavia e Berlino.

Le relazioni tra Germania e Polonia non sono certo delle migliori. In luglio 2006 il Settimo Vertice di Weimar tra Francia, Polonia e Germania è stato annullato a causa – si è detto – della “momentanea indisposizione” del presidente polacco Lech Kaczynski.

Ma il quotidiano della sinistra liberal polacca Gazeta Wyborcza aveva gioco facile nell’avanzare l’ipotesi di una connessione diretta tra il malumore del leader polacco e un articolo satirico pubblicato dal quotidiano tedesco Tageszeitung.

Kaczynski? La nuova patata polacca per la stampa tedesca.

Nell’articolo, pubblicato una settimana prima del vertice, Lec Kaczynski era definito “la nuova patata polacca” per le sue pretese sembianze col comune ortaggio. Anche il gemello Jaroslaw Kaczynski, presidente dei nazional-conservatori del PiS (Legge e Giustizia), principale partito di governo, veniva screditato. Secondo l’humour del quotidiano il fatto che viva con sua madre spiegherebbe la sua opposizione all’omosessualità.

Le reazioni del governo polacco all’articolo non si sono fatte attendere. Il capogruppo del PiS, Gosiewski, arrivava a proporre un mandato d’arresto europeo contro Peter Köhler, autore dell’articolo.

Il Ministro degli Esteri Fotyga sollecitava le scuse del governo tedesco e paragonava il Tageszeitung, di sinistra, al quotidiano di propaganda nazista Der Stürmer.

Anche il dibattito riguardante Günther Grass dimostra quanto profonde siano ancora le ferite della Seconda Guerra Mondiale per i polacchi. Il quasi ottantenne premio Nobel tedesco per la letteratura ha ammesso di recente di aver fatto parte, 17enne, delle SS durante la Seconda Guerra Mondiale. E poiché Grass è conosciuto in Germania per il suo impegno contro l’oblio del nazismo, la confessione ha sollevato un grande scandalo.

Anche in Polonia, perché Grass è cittadino onorario di Danzica dal 1993. L’ex presidente polacco Lech Wasa, il quale, in quanto capo del sindacato Solidarnosc, che negli anni Ottanta aveva lottato contro la dittatura comunista, ha invitato Grass a rinunciare alla cittadinanza onoraria della città.

Quelle parole di Benedetto XVI ad Auschwitz

Ma tra Berlino e Varsavia corre anche buon sangue. Durante la Rivoluzione Arancio in Ucraina Germania e Polonia appoggiano il leader dell’opposizione Viktor Yushenko. Entrambi i Paesi si impegnano per la riuscita delle nuove elezioni, dopo che il filorusso Viktor Yanukovych aveva rivendicato la vittoria.

Il Papa tedesco Benedetto XVI è riuscito a gettare un ponte con la sua visita in Polonia. «Pregate affinché le ferite del passato si rimarginino», dichiarò il Pontefice, riferendosi al tragico passato tra i due paesi. Ad Auschwitz il Papa spiegò che «in questo luogo mancano le parole, solo impressionanti silenzi possono rimanere».

Se pure Benedetto non può certo avere la stessa popolarità del suo predecessore Giovanni Paolo II, l’amichevole accoglienza, riservatagli nella terra del Papa precedente, prova che anche i tedeschi possono essere i benvenuti in Polonia.

La questione dell’oleodotto del mare dell’est

In realtà un miglioramento delle relazioni tra Germania e Polonia è necessario. Basti pensare alla politica energetica. La Polonia si sente offesa dalla costruzione del Gasdotto del Baltico nel mare dell’Est tra Russia e Germania che eviterà il territorio polacco. La Germania trae vantaggi scientifici da questo progetto, mentre la Polonia teme la perdita del suo ruolo strategico di transito. Al momento Varsvia dipende fortemente dall’importazione di petrolio e gas russi. È allo studio che, in futuro, la Polonia si adopererà per utilizzare fonti alternative di energia, provenienti ad esempio dalla Norvegia.

Il secondo punto di scontro è il progetto “Centro contro l’espulsione” di Berlino: la fondazione tedesca dell’Unione dei Rifugiati vuole istituire a Berlino un centro di documentazione sulle espulsioni del Ventesimo Secolo.

Il centro dovrebbe documentare l’espulsione di circa 15 milioni di tedeschi, in particolar modo a partire dalla Seconda Guerra Mondiale. Dovrebbero essere presentate anche l’espulsione di polacchi, degli abitanti dei Paesi Baltici, e degli ucraini dal 1939 al 1949, oltre a quella degli ebrei europei a partire dal 1933.

Il presidente Kaczynski è contrario perché teme un’ondata di revisionismo storico. Il cancelliere tedesco Angela Merkel, invece, è favorevole alla fondazione del centro, materia controversa in Germania. Il centro potrebbe, infatti, sorgere anche a Priština, Sarajevo o Breslavia, in Polonia.

Il Triangolo di Weimar può ridurre, in quanto piattaforma di dialogo, gli infondati rimproveri polacchi di revisionismo nei confronti della Germania. Inoltre la Germania, attraverso uno scambio permanente, può comprendere meglio le paure storiche della Polonia. Il triangolo ha la possibilità di indurre la Germania ad impegnarsi seriamente in una politica comune riguardo all’Est. Polonia e Germania hanno la possibilità di accelerare in maniera decisiva la democratizzazione nei Paesi post sovietici. Una “momentanea indisposizione” non dovrebbe pertanto ripetersi.

Translated from Mission: Possible - Deutschland und Polen vor dem Gipfel