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Regno Unito-Europa: confessioni di un liberal-democratico arrabbiato

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signoradirettore

Politica

Basta digitare “What Defines an English Person” (come definire un inglese, ndt) su google e dare un’occhiata al primo risultato (una versione meno gentile di “scemo”, provare per credere, ndt): questo è quello che il resto del mondo pensa di noi dopo che il Regno Unito ha deciso di non aderire al nuovo trattato dell’Unione Europea sulla riforma del sistema finanziario.

L’Europa ha diviso il mostro bicefalo “Clammeron”: il governo guidato da David Cameron e Nick Clegg, che la contingenza politica ha tenuto saldamente insieme dal 2010 a questa parte.

La prima metà di Clammeron è una lucertola politica propinata alla classe media britannica per favorire il partito conservatore. Vero nome: David Cameron, laureato con lode in una delle materie più ostiche all’Università di Oxford. L’altra metà di Clammeron è un uomo insipido che ha portato il partito liberal-democratico al suo massimo storico, elettoralmente parlando, dagli anni Venti a questa parte. Vero nome: Nick Clegg, un poliglotta che padroneggia sei lingue europee. Entrambi sono molto intelligenti. Probabilmente.

Clammeron va in Europa

Nello scrutinio che ha visto nascere Clammeron, nessuno dei tre principali partiti ha raggiunto la maggioranza. Niente di strano per i perplessi europei, ma cosa inaudita per gli inglesi. Invece che unire temporaneamente le forze in un clima di mutua sopportazione, il 12 maggio i due leader hanno dato vita alla prima coalizione guidata dai conservatori in alleanza con i liberal-democratici (europeisti) dai tempi della seconda guerra mondiale. Il più piccolo risucchiato dal più grande. Le proposte liberal-democratiche come l’educazione universitaria gratuita e la riforma elettorale si perdono nella ventata di austerità imposta dalla crisi. Così come si perde il loro sostegno elettorale, crollato da circa il 23 % al 10%, per la gioia del maldestro partito laburista e del leader dell’opposizione Ed Miliband, la persona la minore caratura da uomo della storia inglese.

Un anno e mezzo dopo, Clammeron è sbarcato in Europa e ha posto il veto al tentativo di salvare l’economia di un intero continente, corroborando i timori espressi da Svezia, Danimarca e Olanda. “È un isolazionista che ha urgente bisogno di fare una pisciatina”, ironizza un insegnante di Inglese, Ed Russel, riferendosi ai racconti di come, durante le negoziazioni del summit europeo, Cameron bevesse molto caffè e non andasse in bagno per essere più concentrato. Clammeron che si batte per la sovranità nazionale, “ricorda la scena nel film Brian di Nazareth, in cui un uomo si batte perché il diritto per gli uomini di restare incinti sia incluso nella lista dei diritti inalienabili”, commenta Elise Katilova, un’analista finanziaria. È stato allora che Nick Clegg ha finalmente cominciato a prendere le distanze, per la gioia di quei poveri elettori bistrattati che hanno riposto fiducia in lui. La morsa di questa coalizione si è un po’ allentata, i liberal-democratici tirano un sospiro di sollievo.

Alla loro prima conferenza stampa

Un tiro mancino

In base alla dottrina della responsabilità collettiva, il Consiglio dei Ministri deve restare unito e sostenere l’operato del governo. Se non lo condivide, il singolo ministro deve rinunciare ad influenzare la politica. Le voci europeiste nel Consiglio dei Ministri, già deboli in partenza, sono dunque messe a tacere. Il Consiglio si allinea alla strategia di negoziato aggressiva del Primo ministro e alla minaccia del veto se i francesi continuano la loro crociata contro il “capitalismo anglosassone” (anche detto liberalismo economico o del commercio libero, un concetto basilare per gli inglesi) e impongono un protezionismo endogeno anti-concorrenza. Ma gli europeisti inglesi non potevano immaginare a che punto Cameron si rivelasse incapace di negoziare con la controparte. Il presidente francese Nicolas Sarkozy gli ha tirato un tiro mancino e ha vinto 26-1.

Cameron è molto più a suo agio tra i suoi amici inglesi di mezza età come il presentatore di Top Gear, Jermey Clarkson, o la direttrice di News Of The World, ora caduta in disgrazia, Rebecca Wade. Una volta lasciati i negoziati europei, non dovrà più avere a che fare con quei poliglotti, astuti stranieri che non lo apprezzano. Inoltre, farà in modo di evitare il referendum sull’Europa che ha promesso, ma che rischierebbe di spaccare il suo partito in due. Ma se tutto va a rotoli, è possibile che il veto sia una buona idea? L’euro potrebbe sempre saltare. L’opinione pubblica inglese è con Cameron. In un sondaggio del giornale di destra The Times, il 52% degli intervistati è a favore del veto e solo il 12% si dichiara contrario. Potenti giornali demagogici di proprietà di viscidi magnati reazionari vendono il loro populismo, condito di orgoglio nazionale e sbandierato isolazionismo.

Chi non salta è europeista

Questo tipo di giornalismo ozioso non fatica certo a far presa, con le élite europee piene di sé e incompetenti che ci ritroviamo. Prima della crisi del debito sovrano, le sole persone pronte a protestare pubblicamente contro l’Europa erano contadini di mezza età con il tweed e l’alitosi, persone che sognano un futuro in cui il Regno Unito diventi una sorta di Svizzera oltremanica. I politici europeisti sono stigmatizzati e presi d’assalto dai media. Nel resto degli inglesi, il messaggio martellante della stampa ostile all’UE genera apatia e neutralità, se non tacito consenso. Sono tempi bui.

Da quando siamo entrati a far parte dell’UE nel 1974, abbiamo dato l’Europa per scontata – i politici europei ci annoiano a morte, come a tutti. Ma se dovessimo perdere i nostri privilegi – viaggi senza visto, il mercato comune, la marijuana olandese, il sole spagnolo- non saremmo così felici. Compresi gli xenofobi, che apprezzano il buon Bordeaux francese, le macchine tedesche e i campi da golf portoghesi più di tutti gli altri. “Gli euroscettici citano l’epoca d’oro di Palmerton (Lord Palmerton, primo ministro inglese dal 1855 al 1858 e dal 1859 al 1865, ndt) quando ci isolavamo dall’Europa non democratica e ci andava bene così”, riassume Tim MacDonals, consulente di pubbliche relazioni. “È una leggenda che questi scemi tirano in ballo perché sono cresciuti negli anni ’60 e hanno studiato la storia sul Boy’s Own Annuals (il primo e più diffuso giornaletto inglese illustrato per ragazzi, pubblicato dal 1879 al 1967, ndt) . Siamo sempre stati fortemente legati al resto dell’Europa. Questo non cambierà mai. Sarebbe stato meglio mantenere una relazione funzionale con il resto dell’Eruopa nei mesi che hanno portato a questi negoziati. Cameron non è stato in grado di farlo perché è un incompetente”.

Images: main (cc) Boy's Own Annual cover 1929; in-text 'Clammeron' (cc) The Prime Minister's Office/ Flickr/ video (cc) AFP/ youtube

Translated from Britain-Europe: confessions of an angry Lib Dem