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Referendum: irlandesi, votiamo No. Per la democrazia

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Politica

Vuoti e anti-democratici. Gli argomenti dell'establishment a favore del sì al Trattato di Lisbona non sono coerenti col passato glorioso di un paese che si è costruito nella lotta all'oppressione imperialista. Un cittadino irlandese si schiera per il No.

Dallo scorso agosto, in Irlanda, sono state predisposte delle nuove linee guida per le quali non è necessario che le trasmissioni audiovisive dedichino lo stesso tempo ad entrambe le parti di un dibattito su un referendum. Di conseguenza, la parte pro-ratifica ha ricevuto la maggior parte dell’attenzione. Questo comportamento tendenzioso non rappresenta niente di nuovo.

Dopo il No al Trattato di Lisbona, la tendenza dominante dei media internazionali è stata quella di pensare che il risultato fosse stato un insuccesso, addirittura un disastro. C’era la sensazione che gli irlandesi, ingrati, avessero voltato le spalle ai loro vecchi amici o semplicemente li avessero messi in ridicolo, votando in modo scorretto. Gli irlandesi sembrava passassero dalla parte dei cattivi. Il Telegraph e la Brookings Institution hanno persino riportato in modo errato l’affluenza degli elettori: 45 e 40% anziché l’effettivo 53%, pur sempre una cifra bassa.

È sempre un deplorevole reato non usare il proprio voto piuttosto che votare nell’ignoranza? Lo scrutinio ha dimostrato che gran parte di chi ha votato No nel 2008 lo ha fatto perché non capiva il Trattato. Tuttavia non sono d’accordo sul fatto che quegli elettori fossero meno informati rispetto a chi ha votato sì. Chi ha votato per la ratifica l’ha fatto per una vaga idea che l’Europa sia una buona cosa per l’Irlanda; una reazione comprensibile, ma completamente ignara, anche se istintiva.

Per gli elettori, decidere tra il Sì e il No, significa scegliere tra due alternative, una meno convincente dell’altra. Il cinico sito web del governo sul Trattato di Lisbona mantiene un atteggiamento vago e altezzoso, pieno di retorica piuttosto che di informazione. In realtà sembra che incoraggi a votare nell’ignoranza. Per quanto riguarda l’opposizione, è formata dal controverso partito Sinn Féin (che milita per l'unificazione dell'isola, ndr) oltre che da altri vari gruppetti. Spesso i loro punti di vista sono fortemente contro il sistema, perciò l’informazione difficilmente può essere considerata per quel che è. Perlomeno, continuano a fornire informazioni e riferimenti dettagliati, a differenza della maggior parte della nuda propaganda per il sì.

Mantenere il pubblico nell’ignoranza

Secondo alcuni, la gente non dovrebbe mai impadronirsi dei fatti, o perlomeno, non prima di aver votato. Il presidente della Commissione Affari Costituzionali ha scritto del Trattato di Lisbona: “sulle questioni delicate” ci si dovrebbe impegnare solo “dopo l’entrata in vigore del Trattato”.

Questo desiderio di mettere a tacere l’informazione sul cambiamento politico sicuramente indica che l’Europa sta già funzionando come dovrebbe fare un vero e proprio governo: controllando l’opinione pubblica e manipolando la democrazia. Il Trattato di Lisbona è un tentativo di propugnare questo disegno. Fortunatamente per i nostri vari governi, l’arduo viaggio per il giusto risultato da parte del pubblico non sarà necessario per futuri emendamenti. L’articolo 48 del Trattato di Lisbona dichiara che “con il solo accordo intergovernativo, senza la necessità di ricorrere ai cittadini di qualsiasi paese, si può effettuare qualsiasi cambiamento a questo documento costituzionale, aggiungendo qualsiasi nuovo potere, senza dover nuovamente interpellare l’elettorato di qualsiasi stato”. Pertanto il pubblico e la comunità irlandese, o di qualsiasi altro stato in Europa, non saranno più messi nell'imbarazzo di votare. L’unica persona necessaria o capace di votare per un cambiamento dei trattati è il Consiglio Europeo, il summit di capi di stato e di governo: un organo non eletto.

Manovrare la democrazia come una marionetta

Secondo l’articolo 48,  il Trattato di Lisbona può essere modificato con il solo accordo intergovernativo, senza ricorrere a referendum. 

In seguito al No dell’Irlanda, il Telegraph ha scritto ‘per Brian Cowen, il neoeletto Primo Ministro irlandese... ora lui deve affrontare il disagio di spiegare ai suoi compagni leader europei perché non è riuscito a persuadere il proprio paese ad approvare il Trattato. Questa decisione serve a mantenere la nostra democrazia praticamente legata alla realtà. Nonostante il nostro sistema abbia lo stesso nome, mostra solo una lieve somiglianza alla democrazia così come era concepita nell’Antica Grecia. In Irlanda, ci siamo guadagnati l'indipendenza e la democrazia dopo una dura lotta contro la repressione di una monarchia imperialista. È apprezzabile quando il cambiamento politico viene fatto coinvolgendo la comunità ed è qualcosa che un paese ricorderà. È possibile criticare gli irlandesi perché vogliono rimanere attaccati a tutto questo?

Dal punto di vista dei responsabili delle magnifiche sorti e progressive del Paese, il risultato irlandese è un buon esempio delle difficoltà e dei ritardi causati dalla lotta contro l’opinione pubblica. Certamente in una democrazia manovrata come una marionetta, permettere alle persone di votare non è così importante quanto i problemi che inevitabilmente questo comporta. La parola democrazia fa solo da paciere, ci dà l’illusione di esercitare potere sui nostri governi. Ancora una volta, concedendo alle persone un ruolo nel governare da soli, si rende solo più difficile esercitare potere su di loro. Un pubblico ignorante può essere convinto più facilmente riguardo politiche controverse rispetto ad una comunità ben informata. Ma un pubblico senza voce non ha affatto bisogno di essere persuaso.

Translated from Lisbon vote no: a second referendum? How democratic