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Referendum britannico sull'UE: rimanere o andarsene?

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[OPINIONE] Politici ed imprenditori continuano a battibeccare su vantaggi e svantaggi politici ed economici di Brexit, il potenziale ritiro della Gran Bretagna dall'Unione Europea. Ad ogni modo, la battaglia ideologica dovrebbe riguardarci maggiormente.

Comincio con una confessione: spesso la penso in modo ambivalente sui dettagli più sottili della politica del Regno Unito. Forse questo è dovuto al fatto che sono cresciuta all'estero come figlia di un diplomatico, o forse al fatto che trovo sempre più indistinte le differenze ideologiche e politiche tra i principali partiti politici inglesi.

Ciò potrebbe anche dipendere dalla mia natura quale persona indecisa: il mio voto dovrebbe andare al partito, al leader, alla linea di partito o ad azioni politiche specifiche? A prescindere dalle mie incertezze politiche generali, non ho preoccupazioni riguardo l'imminente referendum sull'Unione Europea nel Regno Unito. Sono totalmente convinta che la Gran Bretagna debba rimanere nell'UE.

Economia, politica e la cara sana ideologia

La questione di come l'economia britannica sarebbe colpita ha giustamente avuto prominenza nel dibattito. I maggiori imprenditori britannici si sono divisi, anche se una maggioranza voterebbe per rimanere nell'UE. Note aziende statunitensi che hanno filiali nel Regno Unito, come JP Morgan e Goldman Sachs, sostengono la campagna per rimanere nell'Unione.

Sarebbe comunque più convincente sottolineare gli alti livelli di incertezza riguardanti le relazioni tra Regno Unito e il resto d'Europa dopo l'uscita dall'Unione. Cosa succederà a progetti paneuropei come l'Erasmus, che è stato il clou della mia laurea in Lingue Straniere? Conoscere studenti provenienti da tutta l'Europa, dalla Russia e dagli Stati Uniti ha avuto un profondo impatto su di me. Il fatto che la maggioranza di questi studenti non si stesse laureando in lingue, al contrario mio, li ha resi ancor più eccezionali ai miei occhi.

Imparare una lingua straniera mi ha spinto a vedere il mio Paese in modo più imparziale e mi ha dato amicizie di una vita. Esperienze come queste hanno contribuito alla mia opposizione al Brexit: sostengo con passione il valore ideologico della Comunità Economica Europea (CEE) e temo l'isolamento del Regno Unito se questo Paese se ne andasse durante un tale momento di crisi in Europa.

Non credo di essere la sola ad avere una visione "istintiva" del progetto europeo. La questione viene estremizzata perché non è semplicemente economica o politica. È proprio la mancanza di consenso politico che ha recentemente spinto il Primo Ministro britannico, David Cameron, a dichiarare un'amnestia agli Euroscettici del suo Partito Conservatore. A loro è permesso fare una campagna per l'uscita dell'UE, mentre Cameron stesso sostiene una riforma piuttosto che l'abbandono. I sondaggi del dicembre 2015 suggeriscono una suddivisione equilibrata sulla questione.

Al resto dell'Europa importa?

Parliamoci chiaro: il Regno Unitò si unì alla CEE in ritardo, 16 anni dopo essere stata costituita da Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il Regno Unito decise di non prendere parte all'Eurozona; una decisione che si è ben dimostrata saggia alla luce delle svariate crisi finanziarie europee, tra cui il recente salvataggio della Grecia.

Tuttavia ci sono stati anche cambiamenti e sfide come conseguenza del coinvolgimento della Gran Bretagna nell'Unione Europea. L'espansione dell'UE nel 2004, per esempio, ha portato un incremento di migranti dell'Est Europeo che cercano lavoro nel Regno Unito. Cameron ha affrontato chiaramente la questione del libero movimento delle persone nella sua proposta di riforma, richiedendo un tetto massimo di aiuti economici per i migranti europei durante i primi cinque anni di residenza. Prevedibilmente, ciò è stato fragorosamente contrastato dai leader delle nazioni coinvolte ed è stato dichiarato impraticabile dai più.

Per Cameron non è stato facile negoziare. A volte è sembrato improbabile che le sue proposte venissero accettate. Il resto dell'Europa si è esasperato a seguito della riluttanza della Gran Bretagna di accordarsi su una quota di rifugiati. C'è anche la percezione che il Regno Unito goda già di una relazione particolare con l'UE, compresi molti benefici; questo è stato evidenziato nel programma satirico tedesco ZDF Heute.

Allo stesso tempo, la maggioranza dei leader europei vorrebbe che il Regno Unito rimanesse nell'UE; dopotutto si tratta del secondo grande mercato tra le nazioni presenti. Brexit potrebbe danneggiare gravemente l'Unione.

I giovani si dovrebbero interessare o qualcun altro deciderà per loro

Un ulteriore aspetto da considerare in questo dibattito è il divario generazionale. Secondo il Telegraph: «il 63% delle persone d'età compresa tra i 18 e i 29 anni vuole rimanere nell'EU, mentre il 56% degli ultrasessantenni vuole andarsene». Ciò è profondamente significativo: se i giovani non si interessano al Brexit, il loro futuro potrebbe essere deciso dai loro nonni.

La questione del referendum sull'UE può sembrare, a chi non prende posizione, un dibattito irrilevante e incomprensibile nel peggiore dei casi, oppure estremamente confuso nel migliore dei casi. Se i politici di uno stesso partito si trovano in disaccordo, come possono prendere una decisione ponderata i giovani britannici? La risposta: studiando i fatti e i dati, e pensando all'impatto che il Brexit potrebbe avere sull'economia, sulle relazioni commerciali e sulla rilevanza della Gran Bretagna sia in Europa che a livello globale.

Se non sposiamo il valore ideologico dell'Unione, questi fatti ci potrebbero lasciare indifferenti. La nozione di solidarietà europea, apparsa vividamente sulla scia degli attacchi a Parigi, dovrebbe essere apprezzata, non abbandonata.

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Questo articolo è stato pubblicato dal nostro gruppo locale di cafébabel London.

Translated from Britain's EU referendum: Should I stay or should I go?