Realismo e ideologia a Maastricht
Published on
Translation by:
michela pistiddaMentre in Olanda avanzano con successo nuovi progetti di liberalizzazione delle droghe leggere, gli Stati confinanti tremano di fronte a questa prospettiva.
Tre anni alla guida di Maastricht hanno fatto cambiare idea al sindaco Gerd Leers sulle droghe: da strenuo sostenitore del proibizionismo è ora diventato favorevole ad una politica più tollerante. È sua, infatti, la proposta di creare i cosiddetti “cannabis boulevards” (“viali della cannabis”) in aree periferiche fuori dai confini cittadini: questo proprio per contrastare i problemi derivanti dal turismo transfrontaliero della droga. Leers si è anche mostrato aperto ad una regolamentazione della vendita di droghe leggere ai coffee shops. Un attacco diretto al fiorente mercato nero della droga: perchè nonostante la vendita di cannabis sia da tempo legale in Olanda la sua produzione è ancora vietata.
Ogni anno circa un milione e mezzo di “turisti della droga” vengono attratti dai coffee shop di Maastricht come api dal miele. I “pendolari dello spinello” sono per la maggior parte giovani provenienti da Germania, Belgio e Francia. L'enorme domanda creata da questo particolare tipo di turismo non solo causa seri problemi d’ordine pubblico nel centro della cittadina olandese, ma ha soprattutto aumentato il numero dei crimini connessi alla droga.
Le pecche del realismo: il problema del “retrobottega”
Il Governo olandese ha depenalizzato già nel lontano 1976 la vendita ed il consumo di droghe leggere nei cosiddetti coffee shop, che sono autorizzati a vendere fino a cinque grammi di hashish o marijuana ai maggiorenni. Alla base di questa politica liberale c’è la convinzione realistica della necessità di separare le droghe leggere dalle pesanti. Molto meglio che i consumatori di droghe leggere possano comprare l’erba in un ambiente sicuro, legale e amichevole piuttosto che per strada, a stretto contatto con il mondo violento e criminale dello spaccio dove il passo verso droghe più pesanti è davvero breve.
E le statistiche confermano la validità di questo approccio. In Olanda, l’unico Paese occidentale dove è legale la vendita di droghe leggere, solo il 13% dei giovani ne fa uso, mentre nei paesi dove il possesso e l’uso personale sono proibiti la percentuale è molto più alta: il 17% in Belgio, Irlanda e Stati Uniti, il 20% in Gran Bretagna e il 22% in Francia. Non solo: in Olanda solo tre persone su mille di un’età compresa fra quindici e sessantaquattro anni sono dipendenti da droghe pesanti, mentre in Lussemburgo, Gran Bretagna, Italia, Portogallo e Danimarca si va dal sette al dieci per mille. E se in Olanda una sola persona su mille muore di droga, in Danimarca ne muoiono cinque su mille e in Norvegia perfino otto su mille.
A Maastricht (proprio al confine tra Belgio e Germania, ndr) l’affluenza quotidiana di circa 4.000 turisti della droga crea una domanda extra di centinaia di chili di cannabis in aggiunta alla domanda interna olandese. Ma la cannabis deve pur essere prodotta, ed è qui che emergono le pecche del sistema olandese. Per assurdo i coffee shop possono venderla ma non sanno dove rifornirsi legalmente. È il cosiddetto “problema del retrobottega”: la “porta principale” del coffee shop è soggetta ad una rigida regolamentazione, ma quella “di servizio” è lasciata incustodita. «È come dire ad un panettiere che può vendere il pane ma non può comprare la farina per farlo», ha detto recentemente Leers alla Afp (l’agenzia di stampa Agence France-Presse, ndr).
Il mercato della produzione è ancora sotto il controllo delle bande di criminalità organizzata. Molte persone “comuni”, soprattutto appartenenti a famiglie a basso reddito, cedono alla tentazione di coltivare in casa vere e proprie piantagioni di cannabis nel seminterrato, in garage o in soffitta in cambio di moneta sonante. Si parla di migliaia di famiglie, molte delle quali con bambini, che in questo modo vengono pericolosamente esposte al mondo della criminalità. E queste apparentemente “innocue” tentazioni purtroppo finiscono per lacerare il tessuto sociale delle comunità olandesi.
Sostegno nazionale
Le proposte del sindaco di Maastricht includono quindi la legalizzazione della produzione di marijuana da parte di produttori e distributori “in buona fede” (autorizzati dal governo) per sradicare il fenomeno dell’industria illegale della produzione casalinga. E Leers si è anche dichiarato favorevole alla creazione di luoghi specificamente destinati alla vendita di marijuana – i cosiddetti “viali della cannabis” – che attenuerebbero la pressione del turismo della droga sulle città olandesi al confine con Belgio e Germania, dove le forze di polizia sono state dispiegate al massimo.
Il nuovo piano d’azione di Leers ha ottenuto un ampio consenso nazionale. Alexander Pechtold, Ministro della Riforma amministrativa e delle relazioni fra le diverse parti del Regno, non è il solo ad essersi pronunciato pubblicamente a sostegno di questa politica: anche venti sindaci delle trenta città più densamente popolate d'Olanda lo hanno seguito a ruota. Il dibattito indetto su questa materia dal Parlamento olandese si è concluso con l’approvazione di due mozioni. La prima mozione raccomanda al Governo di affrontare con gli altri governi dell’Ue l’opportunità di attuare una politica più liberale in materia di droga a livello comunitario; la seconda chiede al governo di intraprendere esperimenti controllati di fornitura di marijuana ai coffee shops.
Ma le mozioni hanno innescato reazioni di sdegno negli Stati confinanti, Belgio e Germania. L’ex Ministro degli Interni tedesco, Otto Schily, è un fervente oppositore del modello fiammingo. Tanto da arrivare, in più occasioni, ad uno scontro con il Ministro della Giustizia olandese Piet Hein Donner.
Schily ed il Ministro degli Interni belga credono che la vendita di qualsiasi droga ne incoraggi l’utilizzo, favorendo di conseguenza il narcotraffico in Europa. Ma parole più crude sono state usate da Ivo Delbrouck, capo dei pubblici ministeri della cittadina belga di Tongeren: «Tenetevi il vostro squallore e la vostra immondizia in Olanda e non venite a infestare anche la nostra regione».
Un problema regionale
Ma Leers non cede agli attacchi, e controbatte: «La tesi che stiamo esportando un problema locale nelle città belghe e tedesche è priva di qualsiasi fondamento. Maastricht ha sedici coffee shop quando ne basterebbero sei o sette per soddisfare la domanda locale». Contestando pure l’ipocrisia delle argomentazioni belghe: «Il problema non sono i coffee shop. Il problema è che in Belgio è legale il possesso di cannabis fino a 3 grammi, ma ne è vietata la vendita. Ecco perché vengono tutti da noi a comprarla!».
Il problema coinvolge realmente l’intera regione. La soluzione più semplice ed immediata sarebbe quella di chiudere tutti i coffee shops, ma le conseguenze sarebbero disastrose: l’industria della cannabis ritornerebbe alla clandestinità. E si renderebbe quindi impossibile da controllare. «Non si può cancellare con un colpo di spugna la domanda di droghe leggere. Basta guardare i tassi di tossicodipendenza da droghe pesanti dei Paesi che hanno adottato una politica proibizionista nei confronti della cannabis: sono i più alti d’Europa!», sostiene ancora Leers.
E all’audizione pubblica tenutasi il 21 aprile 2005 presso l'Europarlamento per discutere dell’EU-Drugs Action plan 2005-2008 (Piano d'azione Ue sulle droghe 2005-2008), il Sindaco Leers era fra i molti politici invitati. Portando la sua esperienza di lotta alla droga nelle regioni di confine, ha parlato chiaramente: «È una questione di fondamentale importanza. I governi europei devono fare piazza pulita dei propri pregiudizi ed accettare il fatto che la cannabis è un’attività ricreativa proprio come l'alcool. E solo una regolamentazione del mercato delle droghe leggere può davvero portare alla riduzione del danno e ad una diminuzione del crimine. Dobbiamo spezzare questo tabù».
Non sembra l’unico a pensarla così. All’inizio del 2006, durante un’udienza preliminare all’Europarlamento, diversi esperti legali provenienti da vari Stati membri hanno dichiarato che non ci sono impedimenti giuridici per la sperimentazione della produzione legalizzata di cannabis in Olanda. Forse i tabù stanno iniziando a crollare…
Translated from Pragmatism versus dogma in Maastricht