Radovan Karadžić: «L’Aia è il tribunale della Nato»
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Anna FelletL’ex leader serbo-bosniaco, accusato di genocidio, ha contestato il Tribunale Internazionale dell’Aia per irregolarità durante il processo a suo carico e rilancia «gli Usa mi avevano garantito l’immunità». Una nuova udienza il 17 settembre.
Quando il 30 agosto scorso il serbo Radovan Karadžić, imputato come criminale di guerra, ha scelto di non pronunciarsi in merito alla sua innocenza o colpevolezza, il giudice scozzese Iain Bonomy ha registrato la dichiarazione di non colpevolezza a suo nome. «Posso quindi prendere la sua parola come… che non sono colpevole?», ha incalzato Karadžić. «Questo lo vedremo al momento dovuto», ha risposto Bonomy. «Si è voluto ridurre la presunzione d’innocenza ad un mero gioco di parole», ha poi affermato la difesa nel corso della relazione esposta al Tribunale dell’Aia. L’avvocato della difesa sostiene che uno dei procuratori avrebbe affermato pubblicamente che Karadžić verrà condannato all’ergastolo.
Imputazioni
Karadžić, 63 anni, è accusato di genocidio, complicità in genocidio, sterminio, omicidio, omicidio volontario, persecuzione, deportazione, crimini contro l’umanità e altri reati compiuti durante la guerra in Bosnia-Erzegovina, tra il 1992 e il 1995. È inoltre ritenuto responsabile del massacro di circa ottomila musulmani bosniaci avvenuto a Srebrenica e dell’assedio di Sarajevo durato quasi quattro anni e in cui si ritiene abbiano perso la vita quasi 14mila persone. Karadžić, diversamente dal più cauto Slobodan Milošević ha lasciato una notevole quantità di prove a carico della sua colpevolezza: note di incontri, documenti segreti, mappe, filmati, discorsi ufficiali, intercettazioni di conversazioni telefoniche, ecc. Molte delle prove rinvenute sono già state presentate nel corso di altri processi al Tribunale dell’Aia e hanno spesso condotto a condanne. Come potrà difendersi Karadžić?
Ipotesi dell’accordo con gli Usa per l’immunità
Giuristi esperti prevedono che per la prima volta si potrebbero presentare all’Aia ottimi testimoni, e che Karadžić sarebbe in possesso di documenti chiave. Le due apparizioni davanti al Tribunale dell’Aia e i dieci colloqui sembrano indicare che la strategia di Karadžić sia quella di invalidare il processo. L’ex leader serbo-bosniaco ha dichiarato innanzitutto che gli Usa gli avrebbero garantito l’immunità nel 1996 in cambio della sua rinuncia a partecipare alla vita pubblica. Richard Holbrooke, l’ex inviato degli Stati Uniti per il negoziato sul conflitto nei Balcani, nega tutto. Karadžić ha chiesto al Tribunale dell’Aia di essere chiamato a testimoniare insieme ad altri funzionari che sarebbero stati a conoscenza dell’accordo, compresi Madeleine Albright, ex segretario di stato Usa, Richard Goldstone, ex procuratore capo del Tribunale dell’Aia e William Stuebner, ex diplomatico Usa. Scetticismo riguardo alla possibilità che Karadžić riesca a provare l’esistenza dell’accordo e suggeriscono che la sua intenzione sia usare le dichiarazioni per gettare discredito sull’Occidente. L’accusa ha ribaltato il dibattito: qualora l’accordo davvero esistesse non potrebbe essere ritenuto valido poiché in conflitto con il diritto internazionale.
Il Governo olandese, inoltre, nutrirebbe interessi negli esiti del processo perché una condanna potrebbe rivelarsi utile per respingere ogni accusa legata alla tragedia di Srebrenica. Fausto Pocar, italiano e presidente del tribunale ha deciso di soddisfare la richiesta di Karadžić in merito alla sospensione. Karadžić afferma che sarà impossibile avere un giusto processo perché quello dell’Aia non sarebbe da considerarsi un tribunale internazionale, ma un tribunale Nato. L’ex leader dichiara, inoltre, di essere in possesso di prove inconfutabili riguardo piani dell’Alleanza Atlantica per eliminarlo e impedirgli di rivelare l’accordo segreto.
Cosa potrebbe dichiarare Karadžić?
Karadžić cambierà probabilmente strategia di difesa. Gli esperti affermano che attribuirà la colpa ai musulmani bosniaci e ai croati per l’inizio della guerra in Jugoslavia. Probabilmente ricorderà il Presidente musulmano della Bosnia-Erzegovina, Alija Izetbegovic, che si ritirò dall’accordo per la tutela della pace allora ottenuto attraverso la mediazione dalla comunità internazionale. Karadžić dichiarerà forse di aver operato per prevenire un massacro potenzialmente più atroce di serbi e bosniaci da parte di musulmani e croati motivandolo con il supporto dato dai soldati olandesi delle forze Onu di base a Srebrenica durante la guerra. Milivoje-Bata Ivanisevic, consigliere di Karadžić ha recentemente dichiarato al quotidiano nazionalista serbo Vecernje Novosti che si sarebbero offerti di testimoniare che i serbi non hanno commesso crimini di guerra contro i civili musulmani. Radovan Karadžić è l’imputato di più rilievo a comparire davanti al Tribunale dell’Aia. Slobodan Milošević morì nel 2006, prima che il tribunale arrivasse al verdetto. Le figure più vicine a Karadžić, Momcilo Krajisnik e Biljana Plavsic, sono stati condannati a 27 e 11 anni di carcere per crimini commessi contro l’umanità. Il primo è stato prosciolto dalla condanna per genocidio e complicità in genocidio mentre contro Plavsic le accuse di genocidio caddero. Il genocidio resta l’imputazione più grave. Finora il Tribunale dell’Aia ha accusato di questo crimine solo Radislav Krstic, ufficiale dell’esercito serbo bosniaco. Edina Bacirevic, docente all’Università di Sarajevo, ha dichiarato sul sito web dell’Institute for War and Peace Reporting che la maggior parte degli inquirenti e procuratori dell’Aia preferirebbero considerare il genocidio un’azione militare straordinaria piuttosto che una manovra politica e sociale. Tuttavia, nel caso di Karadžić l’accusa dovrà dimostrare le responsabilità politiche, una sfida che risulterà molto più difficile.
Translated from War criminal Karadzic wants a 'fair trial' at the Hague