Quel pizzaiolo col passaporto nella testa e il dovere di noi e-migranti
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Adriano FaranoMassimo fa il pizzaiolo a Parigi dal 1970. All'epoca ci voleva il passaporto per viaggiare tra Francia e Italia. Anzi, per "immigrare". Sì, perché gli spostamenti erano molto più definitivi di oggi. Ma, nella testa di Massimo, il tempo sembra essersi fermato. "Napoli? Ci torno ogni due-tre anni. Ma ogni volta non posso restarci più di una settimana.
L'ultima volta non ho trovato nessuno, le strade dei Quartieri Spagnoli sembravano deserte. Poi mi hanno detto che erano tutti stati arrestati".
Il suo caso sarà forse estremo ma, per tanti immigrati, la libertà di circolazione per le persone, Schengen, l'Euro, i voli low-cost, le comunicazioni iperveloci, skype - insomma, un ventennio di eurevolution & globalizzazione - sembrano non essere mai esistiti. Nulla a che vedere con chi oggi, per scelta o per necessità, decide di spostari, viaggiare o e-migrare. Sì, siamo proprio degli e-migranti, dove la "e" molto trendy fa rima con "e-mail" ed è solo una lontana reminiscenza dell'"ex" latino cui deve l'etimologia.
Ma torniamo al nostro Massimo. Mentre impasta le pizze con una maestria tutta partenopea (peccato che la "mozzarellà" resti francese e molto poco D.O.P.), canta canzoni napoletane degli anni Cinquanta alla perfezione ma anche un'appassionante Laura Pausini d'annata ("Marco se n'è andato...") e un Eros Ramazzotti col solito, immancabile raffreddore di serie ("Ed ho imparaaaatoo che nella vitàààà..."). Eppure l'italiano lo mischia al francese come e più di quel salatissimo-pomodoro-senza gusto che amalgama come può a carciofini tutti-aceto e niente profumo appena usciti da qualche scatolume made-in-non-so-dove. A Natale, per sfottò, mio padre mi ha regalato un dizionario Garzanti perché dice che l'italiano l'ho dimenticato (anzi "scurdato"). Ma i suoi errori - me lo riconoscerai, papà, la prossima volta che, per vendetta, ti ci porterò, chez Massimò - rispetto ai nostri di e-migrati sono enormi, grandi quanto un bel forno a legna dei nostri.
E se Massimo si iscrivesse alla community di cafebabel.com, leggesse corriere.it, vedesse il Festival di Sanremo (è vero, è un po' deprimente) o si togliesse lo sfizio di un weekendino a Venezia con una low-cost per vedere l'Italia da un'altra angolatura... non sarebbe meglio? Se tutti i nostri immigrati - e parlo anche degli spagnoli di Francia, dei portoghesi, dei turchi di Germania - restassero in collegamento con la dimensione europea, forse noi dell'eurogeneration avremmo degli impensabili alleati nella nostra battaglia per far passare un modus pensandi europeo, babeliano, perché diverso da chi l'Europa non la vuole e anzi la combatte.
Quindi, cari lettori di Eurogeneration, la prossima volta che, voi e-migranti o ex tali, vedete un vero emigrante fate una cosa sola: tentatelo, ditegli che il mondo è andato avanti e che è più bello misto e meticcio. Babelizzatelo.
P.S. Mi torna in mente l'immagine di un altro pizzaiolo... :-)
N.B. Massimo e chez Massimò sono dei nomi fittizi.
Foto di Veronica ArtMusic
Translated from Der Pizzabäcker und sein Pass oder: Die Mission der E-Migranten