Quando un mastro birraio aspetta le notti fredde
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Federica ArcibuonoBruxelles. Primi di novemre 2015. Giornate soleggiate e notti tiepide, con temperature che superano quelle che normalmente si percepiscono in questo periodo dell'anno. Molte persone bevono una birra fuori. Ma i birrai sono tutti contenti di questa situazione?
Sin dalla sua creazione in tempi antichi, la birra ha sempre dovuto ringraziare il clima. I cereali e gli altri elementi a base di amido sono fondamentali per produrre la birra, e l'impiego del luppolo sin dal Medioevo ha reso i mastri birrai persino più dipendenti dai buoni raccolti. Le ultime tecnologie non possono offrire una soluzione per i moderni produttori di birra a tutte le sfide legate al cambiamento climatico, e questo è ancora più vero per quelli che seguono un metodo più tradizionale.
Come nel caso del birrificio Cantillon a Bruxelles. Situato vicino alla stazione Sud dei treni (Midi/Zuid), questo è uno dei pochi birrifici ad utilizzare ancora le tecniche di produzione dei “vecchi tempi”. Con questo termine ci si riferisce a tanto lavoro manuale, macchiari risalenti al 1930 e, soprattutto, all'utilizzo di aria naturale come elemento essenziale per il procedimento.
Mentre i moderni produttori di birra possono fare affidamento su attrezzature e macchinari che controllano la temperatura, nel birrificio di Cantillon e negli altri che seguono lo stile lambic (ovvero a fermentazione spontanea, e stile tipico belga) sparsi per Bruxelles, il raffreddamento dell'erba avviene durante la notte. Per questo i lieviti selvaggi e gli altri microorganismi contribuiscono alla fermentazione spontanea della birra in un ambiente naturale. Per questo le giuste temperature sono fondamentali per far sì che la produzione prosegua.
Comunque un'allerta è stata lanciata da Jean van Roy, attuale mastro birraio a Cantillon, e si è rapidamente diffusa su diversi media belga e inglesi. Le alte temperature l'hanno obbligato a posticipare l'inizio della stagione di produzione della birra, che attualmente va da novembre alla fine di marzo. Il cambiamento climatico è stato indubbiamente segnalato come la causa e come una potenziale minaccia per il futuro. Queste notizie hanno anche preoccupato coloro che pensavano di partecipare all'open brewery day (il giorno di produzione della birra aperto a tutti) il 14 novembre, che tuttavia si è regolarmente svolto indipendentemente dalle condizioni climatiche.
Intervistato da Cafébabel, il mastro birraio ha riconosciuto che i cambiamenti delle temperature e delle stagioni hanno ridotto il periodo di produzione della birra, che in passato andava da ottobre a maggio. Sophie Matkava ha assicurato che la produzione in sé non è a rischio, anche se potrebbe diminuire se le temperature dovessero essere troppo alte per le condizioni ottimali di produzione della birra.
Dando uno sguardo alle statistiche del Belgian Royal Institute of Meteorology, l'Istituto Reale Belga di Meteorologia, la temperatura media in Belgio è aumentata da circa 9°C all'inizio del ventesimo secolo, a quasi 11°C in questo decennio. Non sorprende che questo fattore interessi da vicino anche la produzione della birra, visto che potrebbe portare ad una possibile evoluzione dei microorganismi che a loro volta potrebbero alterare le caratteristiche dello stile lambic.
Negli ultimi anni la siccità e le stagioni irregolari in diverse regioni hanno avuto un impatto sulla qualità e sui prezzi del malto d'orzo tanto amato dai mastri birrai. Le inondazioni in Polonia di qualche anno fa avevano minacciato il futuro dei produttori locali di luppolo. Perciò le prossime conferenze sul cambiamento climatico saranno di grande interesse per la situazione sul lungo termine dei birrifici. Con un numero crescente di birrifici, differenti prospettiva circa tradizione e innovazione, oltre a degli evidenti cambiamenti nelle condizioni dei materiali naturali, che futuro attende la birra e i suoi estimatori?
Translated from When a brewer awaits cool nights