Polacchi d'Irlanda: felici e contenti nonostante la crisi
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Miriam F.Dall’allargamento dell’UE nel 2004, sono i polacchi ad aver lasciato il segno più indelebile sulla società irlandese e, udite, udite, sono soddisfatti della loro nuova patria, tanto da non abbandonarla nemmeno ora, quando la crisi colpisce Dublino e sembra risparmiare Varsavia.
Quando, a fine 2009, la crisi si faceva sentire un po’ ovunque nel mondo, la Polonia è stata l’unico Paese della zona euro a registrare una crescita economica stabile del 1,2%. Per anni vittima di un regime politico grigio e opprimente, dal suo ingresso nell’UE nel 2004 il Paese si sta trasformando con successo, grazie ad una manodopera qualificata, a città ad alto potere d’attrazione, nonostante l’architettura decadente, e una politica estera che ha saputo guadagnare alla Polonia un ruolo utile e attivo a livello internazionale.
2000 km più a ovest, le cose stanno diversamente. Mentre gli esperti prevedevano che l’economia irlandese avrebbe subito un contraccolpo di un ulteriore 7%, prima di Natale, la popolazione faceva già i conti con la più cupa recessione della sua storia. Basta un’occhiata in giro per il Paese: cantieri desolatamente vuoti, uffici di collocamento stipati di avvocati, ragionieri, architetti e giovani laureati; banchieri rassegnati e politici in affanno nel tentativo di tenere insieme i brandelli dell’economia della Tigre Celtica, che ormai geme come un gattino affamato. La bella età dell’oro è finita.
Felici e contenti in Irlanda
Tra 1995 e 2005 l’Irlanda sembrava il traino economico dell’Europa: una popolazione sempre in crescita, con buone carriere e soldi in tasca per comprare di tutto, da cappuccini super costosi a case a prezzi astronomici. Quando l’allargamento dell’Ue ha aperto le frontiere ai Paesi dall’Europa dell’est, sono stati i polacchi a precipitarsi in massa in Irlanda, aprendo negozi, pubblicando giornali e inserendosi in una società da sempre abituata a veder partire, più che ad ospitare immigrati. Nel 2005, erano circa 200.000 i polacchi che vivevano in Irlanda.
Tra aprile 2008 e aprile 2009, solo 30.000 immigrati dell’Est europeo hanno scelto di tornare nei loro paesi d’origine, preferendo rischiar la sorte nel loro nuovo paese piuttosto che accomodarsi nella crescente economia della madrepatria. «L’etica del lavoro è completamente diversa in Polonia, - spiega Dawid Kuc, che viene da Nowy Sacz, nel Sud, e che è in Irlanda dal Settembre 2007 - i miei colleghi in Polonia, nello stesso settore, lavorano fino a tarda sera e anche nei weekend. La qualità della vita qui è migliore». Un master in management finanziario, Dawid cercava “qualcosa di meglio” e l’ha trovata nella sede dublinese del KPMG: «Non ho mai avuto problemi nel mio lavoro, nonostante il ristagno economico – dice - certo, ci sono le difficoltà di ogni giorno, alcune riduzioni salariali; magari non mi capiterà una promozione in questo periodo, ma generalmente mi piacciono sia la mia vita sia il mio lavoro qui in Irlanda. C’è una numerosa comunità polacca e si sta bene». Dawid non ha intenzione di tornare in Polonia nel prossimo futuro. Justyna Taraga è di Wroclaw, la quarta città della Polonia, e vive in Irlanda dal 2004. Lavora nel servizio clienti di una banca ed anche lei è ottimista. «Molti dei miei amici, sia polacchi, sia irlandesi, hanno perso il lavoro - ammette - ma c’è una buona assistenza sociale, oppure ci sono corsi per il miglioramento professionale. Per quanto mi riguarda, ho un lavoro divertente, incontro un sacco di persone nuove; sono soddisfatta». Anche Justyna non medita di rientrare in Polonia.
Non solo una questione di soldi
Qualcuno spera che l’energia e l’ottimismo dei polacchi d’Irlanda possa dare una scossa alla società irlandese, rimasta scioccata dalla crisi. Negli anni del boom economico si erano già avute discussioni sull’influenza positiva che la comunità polacca poteva apportare al patrimonio genetico necessariamente ristretto dell’isola, e ora ci si aspetta una ventata d’aria fresca a livello psicologico. «La mia fidanzata polacca è davvero in gamba, riesce sempre a vedere il bicchiere mezzo pieno»” ci dice Dylan Francis, che lavora in un pub di Galway. «Mentre noialtri non facevamo che lamentarci per i due centimetri di neve caduti e per i 2 gradi sottozero, lei si stupiva perché a casa sua ce n’erano -20».
Mentre il tema dell’integrazione è sempre d’attualità per quanto riguarda il ritrovato cosmopolitismo in Irlanda, oggi gli irlandesi sono grati della solidarietà dimostrata dai polacchi. «Si diceva sempre che i polacchi erano venuti da noi solo per far soldi, per poi mandarli a casa e ritornare anche loro una volta sistemati» racconta Derek O’Hana, taxista. «Francamente, è bello vedere che molti si sistemano da noi e affrontano le nostre stesse difficoltà insieme a noi. Sono ottimi lavoratori, ci servono in tempi di crisi» Justyna riassume brevemente la questione: «Se sei qui da molti anni, non è così facile far le valige e tornare a casa solo perché la situazione economica è cambiata. Molti di noi hanno trovato l’amore, una casa, una macchina. Le nostre vite oggi sono qui».
(Foto: przemion/flickr; ragazza polacca al lavoro in un cyber cafe in Irlanda di Julie70/flickr)
Translated from Polish migrants post-crisis in Ireland: is there no place like home?