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Parità dei sessi: se non l'UE, allora chi?

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C'era una volta un uomo al potere che promise di creare più posti di lavoro per le donne ma che fallì sin dall'inizio perché non aveva davvero provato. È arrivato il momento in cui il Parlamento deve mettere fine a questa inaccettabile disuguaglianza. 

L’uomo al vertice è, ovviamente, Jean-Claude Juncker, il quale ha promesso ripetutamente che la sua Commissione Europea sarebbe stata composta almeno al 40% da donne. In un organismo di 28 ministri europei ciò significa un minimo di 11 donne; due in più della commissione uscente Barroso II. In aggiunta, una campagna che chiedeva a Juncker di proporre dieci o più commissari donne era stata largamente appoggiata da commissari ed europarlamentari.

Il dream team di Juncker, tuttavia, conta solo 9 donne e ciò vuol dire nessun cambiamento. La settimana scorsa il presidente ha ammesso la sconfitta per non aver raggiunto il suo obiettivo. Ma spiacenti, non basta. Il Parlamento Europeo deve voltare le spalle al leader dei popolari e dichiarargli che non approverà una commissione che non apporti miglioramenti in termini di parità fra i sessi. 

Quando una donna viene nominata amministratore delegato, come é accaduto a Véronique Laury il mese scorso, non dovrebbe fare notizia. Le donne costituiscono oltre la metà della popolazione europea e oggi si laureano di più rispetto agli uomini. Ma purtroppo Laury è un’eccezione, poiché le donne continuano a sbattere contro un muro di vetro, in economia e in politica.Gli obiettivi che vogliono un organico direttivo costituito al 30 percento da donne non vengono strutturalmente raggiunti. Nei paesi membri dell’UE, le donne rappresentano in media solo il 28 percento dei ministri e il 27 percento dei senatori, mentre la percentuale di donne al Parlamento Europeo è del 37 percento e del 32 percento alla Commissione.“Il mazzo è truccato, il gioco va a favore di chi ha il potere”, ha detto il leader labourista Ed Miliband a Manchester la scorsa settimana. La Commissione Juncker allo stato attuale non fa niente per cambiare la solita vecchia storia per la quale gli uomini hanno il coltello dalla parte del manico.

Il fatto che non ci sia stato alcun cambiamento per la parità dei sessi nella Commissione è semplicemente inaccettabile, come lo è la risposta noncurante di Juncker all’aver tradito la promessa elettorale: “almeno non è un passo indietro”. Potrebbe essere il meglio da aspettarsi da un conservatore, ma ora sta al Parlamento spingere il riformatore riluttante verso il 21 secolo.

Il Parlamento può farlo con maggiore influenza oggi (1 ottobre) quando passerà al vaglio la proposta per il commissario all’energia, Arias Cañete. Questo candidato spagnolo con le briglie sulle industrie del petrolio ha fatto notizia quest’anno per le sue affermazioni sessiste.

L’asserzione più forte sarebbe chiedere a Juncker di sostituire con una donna “Cañete il Cavernicolo”, il quale affermava di essere stato delicato con una collega donna in un dibattito perché lei era una “donna indifesa”. In ogni caso, quest’uomo dovrebbe essere scartato poiché se passasse gli scrutini del Parlamento, sarebbe francamente motivo di imbarazzo per l’intera UE.

Se l’UE non può raggiungere i proprio obiettivi moderati, che possibilità ci sono per la parità dei sessi nel mondo reale? Che messaggio passa quando la Commissione – l’istituzione responsabile di abbozzare, implementare e monitorare la legislazione sulla parità dei sessi a livello europeo – non è a sua volta un datore di lavoro non equo? Comunicherà alla gente che l’uguaglianza fra i sessi non è una priorità e può essere archiviata per il futuro.

Ma questa non può aspettare. Niente cambiamenti al vertice signifca niente cambiamenti alle basi. Dopo tutto, è plausibile che capi donne favoriscano una politica di assunzioni a favore degli uomini o che paghi le donne impiegate meno dei loro colleghi maschi? Governi e parlamenti in cui le donne non fossero più sottorappresentate, non sarebbero più efficaci nello stimolare l’impiego femminile? Per avere il più forte impatto, l’uguaglianza dei generi deve essere migliorata ai vertici.

Tutti dovrebbero accogliere l’invito che Emma Watson ha rivolto a uomini e donne di lottare insieme per l’uguaglianza. In ogni caso, in particolare gli europarlamentari nelle file dell’amministrazione Juncker dovrebbero considerare personalmente le sue parole. Dovrebbero chiedersi: se non è l’UE che dà il giusto esempio per la parità dei sessi, allora chi? E se non ora, quando?

Translated from Gender equality: If not the EU, who?