« Okupas »: Sgomberi a Barcellona
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Daniele AvetaIl movimento a favore dell’"espropriazione popolare" di case abbandonate ha sollevato polemiche. Nel maggio del 2014 si impedì l'abbattimento di un centro sociale storico. Da un anno, la città ha scelto ad Ada Colau, in passato una 'okupa', come sindaco. Adesso, dopo due settimane di disordini, il gruppo si oppone allo sgombero di una banca abbandonata.
L'Istituto Nazionale di Statistica afferma che in Catalogna, nel 2015, ogni 33 minuti si verificava uno sgombero. Non è straordinario che los Mossos d'Esquadra -la polizia catalana- abbia sgomberato un locale nel quartiere di Gràcia, a Barcellona. Un fatto che di certo non passa inosservato. Lo sgombero è stato accompagnato da diverse notti di rivolte, un centinaio di feriti e danni che ammontano ad un valore di 80.000 euro. Perfino Gli Stati Uniti hanno invitato ai loro cittadini di evitare la zona per un periodo.
L'epicentro del conflitto è un locale che per 5 anni è stato usato come spazio destinato a corsi di lingua, workshop e perfino alla distribuzione di vestiti e alimenti. Nel quartiere il luogo è conosciuto con il nome di Banc Expropiat (Banca Espropriata) dato che fino al 2011 operava come succursale di un'antica banca. Gli 'okupas' presero possesso del locale quando l'ente che li finanziava li abbandonò dopo essere stata salvata con i fondi pubblici.
La Asociación de Vecinos (Associazione di quartiere) in un comunicato ha difeso l'importanza del centro civico per il quartiere ed ha definito l'azione della polizia "priva di senso". Tuttavia, nulla ha potuto impedire lo sfratto, los Mossos non avrebbero neppure sigillato la facciata per proteggerla da ulteriori intrusioni. Il problema persiste: I manifestanti si sono accampati nel marciapiede ed hanno messo nuovamente il cartello 'Banca Espropriata' al proprio posto.
Le risposte del quartiere, il perché degli avvenimenti
Sebbene la Catalogna è stata nel 2015 la comunità spagnola dove si verificavano più sgomberi , non è frequente che si generi una così grande opposizione tra cittadini. Dietro i motivi della feroce resistenza del quartiere di Gràcia c’è “una parte di Barcellonesi” che “si trova d’accordo” con gli interventi degli ‘okupas’. Questo è quanto emerge dall’analisi di Jordi Mir, professore dell’Universidad Pompeu Fabra e membro del Centro di Studi sui Movimenti Sociali della stessa istituzione. A suo parere, l’affinità con il movimento 'okupa' " si vede chiaramente nel sostegno che ricevono le associazioni di quartiere, altre organizzazioni e persone a titolo individuale”.
Mir spiega che"certi settori" del movimento vedono il ricorso alla violenza legittimo per raggiungere il loro scopo, ma definisce la posizione non-violenta come “maggioritaria”. D’altra parte, tra i settori maggiormente critici si diffonde l’idea che nella società ci sono altre forme di violenza, “alcune vengono taciute mentre altre esagerate”. Ci si domanda: “E’ violenza lasciare qualcuno senza casa, senza gli alimenti basilari alla sopravvivenza?”
Inoltre, Mir mette in discussione il modo in cui la stampa spagnola tratta questo tipo di eventi: "I media più influenti tendono a focalizzare le notizie nei conflitti e nella violenza, e ciò non favorisce la comprensione degli avvenimenti". Una delle fotografie più diffuse dal movimento 'okupa' barcellonese è quella di una ruspa in fiamme. La vicenda ebbe luogo nel quartiere di Sants nel mese di maggio del 2014, quando il gruppo ‘okupa’ e la comunità impedirono lo sgombero di un centro sociale storico, il Can Vies, che nel 2017 avrebbe celebrato il suo 20º anniversario.
Barcellona è la capitale degli 'okupas'?
Al comune scappa un timido sorriso quando gli si domanda qualcosa a riguardo dei giornali che parlano di Barcellona come “la capitale degli 'okupas'". Per loro sembra "qualcosa di esagerato". Su internet si attribuisce la colpa al sindaco per i dati emersi nel 2015, quando nella città ci furono 1.500 immobili occupati. Il consiglio comunale però si nega e controbatte dicendo che "bisognerebbe entrare in ogni appartamento per verificare l’accuratezza dei dati".
Tuttavia, i 5 anni che la polizia ha impiegato per attuare lo sfratto della ‘Banca Espropriata’ dimostrano fino a che punto certi politici sono coscienti della bella immagine che ha il movimento ‘okupa’ per una parte della società. Secondo il professore Jordi Mir, la prova migliore dell’influenza 'okupa' a Barcellona è il suo sindaco, Ada Colau: "Se qualcuno che ha occupato diventa sindaco vuol dire che questo tipo di mobilitazione può avere molta influenza, non è vero?"
Quando Colau si guarda alle spalle dice di non riconoscersi come una 'okupa', ma come "una vicina che occupa". Effettivamente, è stata lei la fondatrice della Piattaforma delle vittime dei mutui, (La PAH), un’associazione che dà legittimità all’occupazione quando non rimangono più altre strade prima di procedere con lo sgombero. Adesso però, Colau è la massima rappresentante del Comune e le sue spiegazioni vengono ascoltate con cura. Da una parte, condanna ogni tipo di violenza. Dall’altra, chiede ai Mossos di evitare certe "azioni non del tutto adeguate".
Colau non è la sola a cui si chiedono spiegazioni. L’ex sindaco, Xavier Trías, ha riconosciuto che per almeno un anno ha pagato l’affitto della ‘Banca espropriata’ con i fondi dei contribuenti. Trías spiega che lo ha fatto al fine di evitare un male maggiore, ma, coincidenza o no, quel che è certo è che ha firmato il contratto a pochi mesi dalle elezioni municipali che vinse Ada Colau.
Come se non bastasse, l’incidenza del conflitto trascende l’ambito comunale. Durante le rivolte erano presenti deputati della CUP, un partito anticapitalista che, sebbene minoritario, ha in mano sia le chiavi del Governo catalano, sia quelle del processo d’indipendenza che ha intrapreso la Catalogna in direzione opposta al Governo centrale. A tale proposito, non dovrebbe sorprendere nessuno che la 'Banca Espropriata' occupi le prime pagine del giornale nazionale.
Translated from 'Okupas', un asunto de Estado en Barcelona