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Montenegro, il giorno dell'Indipendenza

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Domenica 21 maggio 2006, l’Europa dà il benvenuto ad un nuovo Stato. Il Montenegro è rinato e sono sparite le ultime tracce dell’ex-Jugoslavia.

«Stasera, grazie alla decisione della maggioranza dei cittadini del Montenegro, è stata rinnovata l’indipendenza del Paese», ha detto domenica notte un felicissimo Primo Ministro Milo Djukanovic. Nonostante i timori di ritrovarsi in un’impasse, si è sgretolata l’ultima restante traccia dell’ex-Jugoslavia.

Benvenuti alla festa

«Mi congratulo con i cittadini montenegrini per la loro scelta», ha detto il Primo Ministro montenegrino Milo Djukanovic, parlando domenica notte all’esultante folla di sostenitori dell’indipendenza.

«La nostra nuova Camera montenegrina sarà grande e comoda per tutti» ha dichiarato Djukanovic, aggiungendo che si congratula anche «con la Serbia per la sua indipendenza».

Secondo le fonti diplomatiche di Podgorica l’indipendenza del Montenegro rappresenterà uno shock per il governo di Belgrado di Vojislav Kostunica, il quale sperava che l’unione tra Serbia e Montenegro sarebbe continuata.

Migliaia di persone in festa acclamavano Djukanovic ed il suo gruppo cantando l’inno del Montenegro “Oh bell’alba di maggio, la nostra madre Montenegro.”

A Podgorica, dopo appena un’ora dalla chiusura dei seggi elettorali, esplodono scene caotiche e i primi risultati non ufficiali confermano che la maggioranza di circa 480.000 elettori montenegrini ha optato per l’indipendenza. Ci sono giovani appollaiati sui tetti delle loro auto che reggono le bandiere e gridano “Viva il Montenegro”, nel bel mezzo del grande frastuono dei fuochi d’artificio e di colpi di armi da fuoco.

Nel frattempo l’opposizione montenegrina accusa il Governo di eccedere di ottimismo iniziando i festeggiamenti prima dell’annuncio dei risultati ufficiali. Predrag Bulatovic, leader dell’opposizione, definisce i fuochi d’artificio “aggressivi” e richiama alla calma i suoi sostenitori, denunciando la profonda divisione tra i blocchi pro-unione e quelli pro-indipendenza.

“Raccomando caldamente al governo di sollecitare la sua gente ad allontanarsi dalle strade e di tornare a casa”, ha detto Bulatovic domenica notte, aggiungendo che anche il suo gruppo stava cercando di impedire ai propri sostenitori di scendere in strada.

La fase finale

L’indipendenza del Montenegro segna la fase finale della disintegrazione dell’ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, degenerata in spargimento di sangue all’inizio degli anni Novanta. Quest’anno si dovrà prendere una decisione per quanto riguarda la posizione finale del Kosovo, che attualmente è un protettorato internazionale. Ed anche la sua popolazione, di maggioranza albanese, vuole l’indipendenza dalla Serbia.

A Cetinje, la vecchia capitale del Montenegro, la votazione si è svolta in modo democratico e pacifico sin dalle prime ore della domenica. L’atmosfera in città era ottimistica ma provocatoria. Alcune vetrine dei negozi riassumevano l’umore generale che si respirava in città con insegne che proclamavano “il giorno del giudizio.”

«L’indipendenza implica che possiamo aprire le nostre porte all’Europa» ha spiegato Milica, un sostenitore dell’indipendenza di Cetinje. Afferma inoltre che «il nuovo Stato montenegrino dovrebbe avere legami con la Serbia, e che comunque il nostro futuro rapporto con la Serbia non dovrebbe privilegiare i nostri legami con gli altri Paesi dei Balcani».

Il seggio elettorale numero 23 è stato allestito in un club di scacchi di Cetinje. Ed è qui che abbiamo incontrato il Principe Nikola Petrovic Njegos, un discendente della dinastia dei Petrovic che furono detronizzati nel 1918. E che spera che il nome della sua famiglia venga finalmente riabilitato.

«Secondo il signor Djukanovic il nuovo Stato montenegrino dovrebbe avere l’obbligo di riabilitare il nome della dinastia», ha detto. Il signor Petrovic, un architetto che vive a Parigi, dice di non avere ambizioni politiche, ma «se i montenegrini domani decidono di ritornare alla monarchia, non dirò di no». Egli ha anche aggiunto che spera di poter arrivare ad un accordo con il governo a proposito della proprietà appartenente alla sua famiglia.

Poi si è recato al palazzo di suo nonno a Cetinje, oggi trasformato in un museo, dove ha salutato un gruppo di turisti francesi con le parole «benvenuti a casa mia».

Dissenso

Al monastero di Cetinje, seggio ufficiale della Chiesa serbo ortodossa anche quando il Montenegro perse la sua indipendenza dalla Serbia nel 1918, domenica si è svolta la Messa.

Tra i partecipanti alla Messa c’era anche Bigovic Vesko, un imprenditore contrario alla divisione dalla Serbia. Il quale ha dichiarato che molti sostenitori pro-unione, lavorando nel servizio civile e in aziende private di proprietà di sostenitori pro-indipendenza, «dovevano votare per l’indipendenza se non volevano perdere il loro lavoro». Aggiunge inoltre che votare per il mantenimento dell’unione con la Serbia «era una cosa naturale» e rappresentava «l’interesse di tutti i serbi ortodossi».

In ogni caso i sostenitori dell’indipendenza credono che adesso il problema di diventare uno Stato sia risolto. Il Montenegro avrà così un’occasione in più per entrare nell’Ue e per occuparsi dei problemi urgenti che il Paese sta affrontando.

«Questo governo ha passato anni a trarre profitto dall’irrisolta questione di Stato. Adesso inizia la vera sfida», ha detto Balsa Brkovic, un eminente scrittore montenegrino. Ma piaccia o no, questa sfida è già iniziata.

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