MÉNAGE A CINQUE IN EUROVISIONE: SINISTRA, DESTRA, SINISTRA, DESTRA…?
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Carlotta ArcuriNormalmente i rivali politici si affrontano in un faccia a faccia nei dibattiti televisivi. A volte può trattarsi di "un faccia a faccia a faccia", cioè di un litigio a tre. Ma la scorsa notte, l'Europa si è superata. I cinque candidati alla presidenza della Commissione Europea si sono scontrati attraverso "un faccia a faccia a faccia a faccia a faccia" in un match politico unico nel suo genere.
Per secoli, la dicotomia destra-sinistra si è adattata bene alle analisi politiche. Il termine ha origine dalla disposizione dei posti durante la prima Assemblea Nazionale francese del 1789. I sostenitori del re sedevano alla destra del presidente, quelli della Rivoluzione alla sua sinistra. Questa opposizione binaria favorisce quel genere di tensione polemica che i politici alimentano. Ma cosa succede quando l’opposizione non è binaria? Cosa succede quando ci sono cinque fazioni, come è accaduto nel secondo dibattito alla presidenza della Commissione Europea della scorsa notte? Ne viene fuori forse una mostruosità a cinque ali? Oppure il tradizionale modello di sinistra-destra è ancora utile?
L’ECONOMIA
Da quando si è abbattuta la crisi nel 2007, le questioni economiche hanno ripetutamente minacciato di distruggere l’Eurozona. Per questo, non sorprende che l’economia domini il dibattito. Una consueta frattura sinistra-destra si è aperta, con netta differenza, tra Alexis Tsipras (Sinistra Europea), Ska Keller (Verdi) e Martin Schulz (Socialisti e Democratici) a sinistra e Guy Verhofstadt (Liberali e Democratici) e Jean-Claude Juncker (Partito Popolare Europeo) a destra.
LA SINISTRA ATTACCA
Le tre sinistre hanno attaccato l’austerità. “Quello che è successo in Grecia non è una felice esempio ma una tragedia sociale che non dovrebbe ripetersi da nessun’altra parte in Europa” ha affermato Tsipras. Tutti e tre danno la colpa alle politiche di austerità adottate per l’impiego giovanile. Martin Schulz, Presidente socialista uscente dal Parlemento Europeo, ha sostenuto con empatia i sei milioni di giovani disoccupati in Europa: “Stanno pagando con il loro futuro una crisi che altre persone hanno causato” ha esclamato attraverso la sua carismatica mini-barba alla Marx. Tsipras si è lamentato del fatto che l’Unione Europea metta le banche davanti ai giovani, “l’Unione Europea ha trovato liquidità per ricapitalizzare le banche, ma non siamo riusciti a trovare i soldi per dare lavoro ai giovani”. Le soluzioni della sinistra? Tsipras ha reclamato riduzioni del debito. Ska Keller ‘la Verde’ ha proposto lavori “green”. La panacea di Schulz è quella di contrastare l’evasione fiscale.
LA DESTRA RISPONDE
E per quanto riguarda la destra? In preda a un sudore bagnaticcio e insistente, raro ma ben accetto segno di animazione e vitalità in un’esibizione altrimenti stanca di un manichino moribondo, Juncker ha protestato con tono grave: “Nel corso degli anni ho lavorato giorno e notte, più notti che giorni, per mantenere la Grecia nell’euro.” Anche Verhofstadt è partito alla volta di Tsipras spostando i capelli e agitando le mani: “In Grecia, in Italia, non era una questione di banche ma di cattive politiche da parte dei partiti politici”. Verhofstadt non userebbe di certo quella volgare parola con che inizia con la “s”, ma ha fortemente difeso l’austerità: “Avete bisogno di disciplina fiscale, altrimenti non potete avere crescita…E questo significa non contrarre nuovi debiti.”
Le loro soluzioni? Verhofstadt “il liberale” ha inaspettatamente invocato la liberalizzazione del mercato unico. Juncker ha, invece, riposto le sue speranze nel Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP) che secondo lui, ma erroneamente, metterebbe 545 euro nelle tasche di ogni cittadino europeo. Keller e Tsipras si sono invece opposti con veemenza ad esso poiché è stato elaborato a porte chiuse e rafforza i diritti delle multinazionali sugli Stati. Ad esempio, le multinazionali statunitensi potrebbero fare causa ai governi dell’Unione Europea qualora pensassero di essere di fronte ad una concorrenza sleale o qualora le imprese made in Usa non avessero pari accesso al mercato.
Le tre sinistre hanno stabilito un fronte unito in relazione al salario minimo europeo e all’imposta sulle transazioni finanziarie (Tobin tax). Juncker era l’unico Tobin tax-scettico tra tutti i candidati, mentre Verhofstadt, liberale nel vero senso del termine, era il solo candidato ad opporsi al salario minimo europeo.
Insomma, in termini di economia, una rassicurante tradizionale stratificazione destra-sinistra.
LA CRISI IN UCRAINA
La questione divide i candidati di sinistra. Alexis Tsipras ha affermato che le sanzioni condurrebbero l’Europa e la Russia ad una nuova guerra fredda. Ska Keller appoggia Juncker e Verhofstadt i quali chiedono severe sanzioni economiche per la Russia affinchè venga fermata l’attuale crisi in Crimea.
Verhofstadt ha letto una lettera di Gary Kasparov, genio degli scacchi e attivista politico, che richiama l’Europa affinchè prenda posizione contro le azioni di Putin nei confronti dei paesi vicini. Tuttavia Juncker vuole che l’Europa rimanga una “potenza soft”, un unione pacifica piena di diplomatici: “flower power” dalla destra. Sebbene i candidati fossero uniti nella loro condanna alle azioni di Putin, essi non si sono pronunciati più di tanto su risposte concrete. Ma nessuno si aspettava fossero menti geniali con doti prodigiose solo perché vogliono diventare Presidente della Commissione Europea…
Translated from Eurovision ménage à cinq: left, right, left, right… ?