L'unione energetica europea: priorità e sfide all'orizzonte
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Cristian MazzoleniDurante l'ultimo summit EU i leader europei hanno espresso le prime reazioni riguardo alla recente comunicazione sull'unione energetica. Ciò si rivelerà essenziale per il pacchetto di misure europee in materia di clima ed energia fino al 2030 e nella corsa verso la Conferenza sul clima di Parigi nel dicembre 2015.
Anche se la questione dell'unione energetica era in agenda al Consiglio Europeo del 19 e 20 marzo, è stata toccata solo brevemente dai leader europei nelle varie conferenze stampa, dominate dalle discussioni informali sul caso greco. Dei 5 pilastri presentati nella Comunicazione sull'Unione Energetica (efficienza energetica, mercati integrati, decarbonizzazione dell'economia, ricerca e sviluppo, sicurezza energetica), la sfida della sicurezza energetica è il punto principale.
Uno stimolo per combattere la dipendenza energetica
La situazione in Ucraina sembra preoccupare gli Stati membri e Bruxelles per quanto riguarda la fornitura e la sicurezza energetica. Durante la conferenza stampa che ha fatto seguito alla sessione di lavoro sull'unione energetica, il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz ha sottolineato i pericoli della dipendenza energetica europea e ha condannato "l'uso dell'importazione di energia come arma politica", sostenendo invece che "l'unione energetica ci rende indipendenti". Rispondendo a una domanda sulla potenziale creazione di un Semestre Europeo sull'Energia, Schulz ha dichiarato esplicitamente che questa struttura strategica intergovernativa "non funziona", concludendo invece che "il metodo comunitario è ciò di cui abbiamo bisogno per l'energia". Un punto molto interessante nel contesto dei negoziati in corso sul salvataggio della Grecia è stato il riferimento di Schulz al potenziale energetico rinnovabile greco, un vantaggio che sarebbe "molto importante proprio nel contesto del mercato energetico interno".
Il Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk e il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker hanno insistito su un'altra priorità al fine di garantire la trasparenza nella firma dei contratti per il gas, e hanno evidenziato alcune implicazioni problematiche delle isole energetiche. Tusk ha dichiarato che "riguardo ai contratti per il gas, quello che è essenziale per Juncker e me è un quadro di trasparenza".
La dipendenza energetica è una sfida principale su cui ha insistito anche il Primo Ministro danese Helle Thorning-Schmidt, che ha dichiarato che la situazione in Ucraina mostra e rafforza la necessità di affrontare l'insicurezza energetica, "spingendo così verso l'unione energetica". Definendo l'unione energetica "uno degli obiettivi più importanti dell'EU per i prossimi anni", Thorning-Schmidt ha messo in chiaro che nessuno dei leader europei è in disaccordo sulla sua necessità e che grazie a una "nuova Commissione" "avverranno dei cambiamenti, ma richiederanno tempo e investimenti, specialmente nelle infrastrutture". Il Primo Ministro danese ha insistito anche sul fatto che la Danimarca ha "il sistema energetico più economico e sicuro", e che il governo danese è molto attivo in quell'ambito non solo grazie alla grande fiducia della Danimarca nell'energia verde e sostenibile, ma anche perché "la Danimarca ha buone esperienze che potremmo condividere". Riferendosi alle dichiarazioni fatte durante un incontro sull'energia da lei organizzato insieme al Vicepresidente per l'unione energetica Maroš Šefčovič e ad altri sei paesi europei (Francia, Finlandia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo, Svezia) a margine del summit EU, Thorning-Schmidt ha auspicato la partecipazione delle compagnie energetiche alla discussione, soprattutto per permettere a queste ultime di pianificare investimenti a lungo termine.
Il Primo Ministro olandese Mark Rutte ha concordato con le dichiarazioni della Thorning-Schmidt e ha insistito sulla necessità di garantire un mercato competitivo al fine di far scendere i prezzi dell'energia.
Sussidiarietà contro sovranità
Gli osservatori hanno fatto notare numerose questioni sul contenuto e l'applicazione pratica della strategia energetica europea, una delle quali è la necessità che gli Stati membri lavorino e collaborino largamente con i piani dell'Unione Europea - “La Commissione sarà in grado di realizzare un'unione energetica significativa soltanto se gli Stati membri seguiranno le regole”- e il necessario equilibrio a questo proposito in termini di sussidiarietà. In realtà, alcuni temono che Bruxelles non sarà in grado di realizzare un'unione energetica con i poteri degli attuali trattati, così un equilibrio consensuale nella distribuzione dei poteri in materia energetica che rispetti i diritti di sovranità degli Stati membri potrebbe non essere sufficiente per raggiungere gli obiettivi fissati. Al fine di lottare contro la frammentazione dei mercati energetici europei e la volontà degli Stati membri di mantenere la competenza sul proprio mix energetico per ovvie ragioni strategiche, la nuova Commissione prosegue sulla strada dell'aumento dei poteri degli organi europei come gli Operatori Europei dei Sistemi di Trasmissione per elettricità e gas e l'Agenzia per la Cooperazione dei Regolatori Energetici.
Un altro punto di conflitto è stata la richiesta della Commissione di essere coinvolta nei negoziati per gli Accordi Energetici Intergovernativi con paesi terzi (come la Russia) e di aumentare la loro trasparenza, provvedimenti che intende formulare con una legge comunitaria nel 2016. L'obiettivo è impedire agli Stati europei di firmare accordi che potrebbero essere contrari alle regole europee, ed è rivolto principalmente contro il gigante russo del gas Gazprom, che tende a firmare trattati anti-EU con alcuni Stati europei. Il coinvolgimento dell'Unione Europea negli accordi energetici esterni dei paesi membri viene presentato come sempre più necessario di fronte alla situazione mutevole dei punti di rifornimento energetico, alla mancanza di trasparenza e all'instabilità politica. L'Unione Europea ha esortato anche a usare gli strumenti della politica estera per stabilire partnership energetiche con paesi importanti. Ma di nuovo la sovranità nazionale e la riservatezza commerciale vengono invocate contro queste dinamiche.
Un semplice cambio d'abito delle ambigue politiche attuali?
Anche se è stata presentata come una proposta originale, la comunicazione sull'unione energetica potrebbe mantenere le ambiguità già esistenti nelle iniziative europee sulla politica energetica e costituire semplicemente una nuova affermazione della necessità di applicare il terzo pacchetto di norme sul mercato energetico. Potrebbe non avere seguito a meno che gli Stati membri decidano di fermare i loro giochi individualisti e strategici. Inoltre, al di là delle sfide istituzionali della costruzione di un'unione energetica, permane il rischio che gli Stati si nascondano dietro l'iniziativa dell'UE per evitare di investire nelle infrastrutture necessarie e nelle stesse interconnessioni. Ancora una volta, il principio di sussidiarietà rischia di venire esteso a seconda degli interessi e delle necessità invece che delle legittime ragioni democratiche.
COP 21: colmare il divario tra la politica energetica e quella sul clima
In occasione del summit europeo, i paesi membri sono stati invitati a presentare i loro contributi nazionali all'accordo internazionale sul clima COP 21, in programma il prossimo dicembre a Parigi, che sarà decisivo per mantenere e far avanzare il fragile legame che Bruxelles tenta di realizzare tra la politica energetica e quella sul clima. Gli osservatori dovranno fare attenzione ai prossimi sviluppi nei negoziati internazionali sui cambiamenti climatici in modo da garantire alla questione dell'energia un ruolo importante in quegli accordi.
Translated from Towards an Energy Union: Priorities and Challenges ahead