L’Ucraina e la vicinanza europea
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Francesca PischeddaL’Ucraina accetta l’aiuto ricevuto dall’Unione Europea ma non vuole essere considerata una semplice vicina di casa. Dopo gli avvenimenti nell’Ossezia del Sud, l’Ue dovrebbe dare a Kiev una prospettiva di adesione.
«Potrebbe almeno essere chiamata Politica di Vicinanza Europea», sottolinea il deputato capo dell’ambasciata ucraina all’Ue, Konstyantin Yelisieyev, ai giornalisti europei. Come la Lituania, anche l’Ucraina chiede di essere al centro dell’Europa. Allo stato attuale non necessita ancora di andare “verso l’Europa”, ma non si è mai distaccata in termini di cultura, mentalità e stili di vita. Ma gli ucraini, che da sempre si sentono parte del continente europeo, sono davvero pronti per entrare nell’Ue?
Esseri umani, non animali
Quella sul modo e i tempi per attivare le riforme è un’annosa questione che divide la società ucraina dai suoi politici. Nataliya Prokopovich, membro del partito Our Ukraine (La Nostra Ucraina) è convinta che ogni forza politica possa e debba impegnarsi per una vera integrazione europea. Dopo la promulgazione di un decreto presidenziale nel giugno 2007, il parlamento ha lavorato per una settimana sulla legislazione legata all’entrata nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) e all’integrazione europea. I politici hanno lavorato duro, mettendo da parte le divergenze.
Come afferma un farmacista di mezza età di Kiev, l’Ue viene spesso associata al concetto di ordine. «È importante comportarsi come esseri umani e non come animali, lavorare e guadagnare da vivere onestamente, agendo alla luce del sole», spiega dopo aver definito “tedesco” il suo concetto di ordine. Anticipando il loro scarso interesse per la politica, due ventenni di Kiev si dicono comunque favorevoli all’entrata nell’Ue e disposti a votare favorevolmente se venisse indetto un referendum. La motivazione è semplice: i giovani ucraini associano l’Ue alle grandi opportunità che offre e moltissimi di loro lavorerebbero volentieri negli altri Stati membri, con la possibilità di poter tornare in patria.
Champagne, burro e cioccolata
Una legge del 2002 ha adattato legislazione ucraina al quadro legale comunitario, ma un Consiglio di Coordinazione Interparlamentare aveva iniziato i lavori molto prima di quella data. In Parlamento. Esisteva già un comitato per l’integrazione europea. Dalla produzione automobilistica all’educazione, il Paese cerca di adempiere il proprio dovere. E nonostante le possibilità di adesione appaiano molto scarse anche per il futuro, l’applicazione degli standard europei in Ucraina è un fenomeno che non ha eguali. Il Financial Times scrive che le leggi europee sono molto rigide, è questo rende sicure le imprese: se riescono a soddisfare i criteri Ue potranno andare ovunque. Ma anche altri paesi non membri come Svizzera, Norvegia, i Balcani e le regioni del Nord Africa e dell’Europa dell’Est non hanno molta scelta: il solo modo per facilitare gli scambi commerciali è quello di adeguarsi alla legislazione Ue. L’economia ucraina potrebbe crescere a dismisura, soprattutto nei settori aeronautico, industriale e agricolo. Ma entrando nell’immenso mercato della Bessarabia nel cuore di Kiev, si capisce che la realtà è un’altra: grossi pezzi di carne esposti su tavole di legno e per strada venditori di sigarette che, in alcune zone, sono addirittura vendute singolarmente. I taxi non hanno l’illuminazione e la linea quadrettata che, di solito, li contraddistingue dalle altre automobili e uno dei miei colleghi giura di non averci mai visto un tassametro. Adeguarsi agli standard europei significa, in poche parole, aprirsi al nuovo, al comunitario e imparare cosa qual è il vero sapore del burro, dello champagne o della cioccolata. Per gli ucraini, la moneta più importante resta ancora il dollaro. Inoltre, l’Unione ha fatto notare altri gravi problemi: la corruzione, la mancanza di trasparenza e i rapporti tradizionalmente stretti con la Russia. «Un paese non può avere rapporti commerciali con due entità economiche che non hanno rapporti doganali tra di loro», ha detto un responsabile Ue.
Per molti ucraini, la politica di Vicinanza Europea non implica un trattamento equo. I dubbi dell’Ue su un’interrelazione più profonda è una questione di dignità personale. Konstyantin Yelisieyev ricorda un ensemble musicale di giovani costretti a suonare per ore di fronte a uno dei membri dell’ambasciata di Stato allo scopo di convincere i diplomatici che i giovani musicisti non erano né terroristi, né potenziali immigrati illegali.
D’altra parte, i cittadini di tutti gli Stati europei, eccetto quelli entrati nel 2007, possono muoversi in Ucraina senza visto mentre per gli ucraini, la stessa procedura verso l’Unione risulta ostica e spesso umiliante tanto che, anche oggi, cittadini che stanno per firmare dei contratti con i loro colleghi europei si vedono negata la possibilità di avere un visto. Per la libera circolazione di studenti, scienziati e manager esiste una procedura semplificata la cui applicazione è, però, gestita in modo diverso da ogni stato membro. Gli ufficiali ucraini ammettono che il loro paese ha bisogno di tempo prima di poter essere considerato un potenziale membro. Solo ora diplomatici, politici e giornalisti stanno liberandosi dell’uso del toponimo Ucraina preceduto dall’articolo determinativo che sottolineava il significato letterale del nome del paese in Antico Slavo,“la sommità”. I linguisti più patriottici vorrebbero che l’uso della tradizionale forma linguistica “sull’Ucraina” lasciasse il posto al più generale “in Ucraina” in russo. Infelice con il suo costante stato di sommità, l’Ucraina non vuole essere la nuova periferia dell’Europa.
Il viaggio a Kiev dell’autore è stato organizzato dal Centro di Giornalismo Europeo unitamente all’Associazione delle Iniziative giornalistiche in Ucraina. La versione originale dell’articolo è stata pubblicata in lituano sul settimanale Atgimimas nel 2007.
Translated from Ukraine 'don't want to be Europe's neighbours'