L’oro nero dei nomadi attira in Siberia
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Francesca BarcaIl 26 e 27 giugno a Khanty-Mansijsk ha luogo il vertice Ue-Russia per rinnovare gli accordi di cooperazione tra le due potenze. Uno sguardo alla vita dei popoli hanty e manty, che risiedono in una regione che produce l’8% del petrolio mondiale, strategicamente fondamentale per Gazprom.
I popoli Hanty e Mansi danno il loro nome alla regione (Distretto Autonomo di Chantia-Mansia-Jugra) siberiana che produce l’8% del petrolio mondiale. Khanty-Mansijsk, la Dubai russa, ospita il vertice tra l’Ue e la Federazione Russa che inizia il 26 giugno.
L’estate, lungo le rive dell’Ob, il fiume che attraversa la regione dove vivono questi popooli nomadi, è corta. La tregua del grande freddo dura solo tre mesi, dopodiché il fiume torna a gelarsi. Durante l’inverno gruppi di uomini e donne transumano attraverso la taiga, perché la temperatura scende anche fino a meno sessanta gradi.
Durante l’epoca sovietica molti di loro sono stati sedentarizzati a Khanty-Mansijsk, obbligati dal Partito a lavorare nei kolchoz (cooperative agricole collettive, ndr). Dopo la dissoluzione dell’Urss la maggior parte è tornata al nomadismo. «Come i loro antenati, che sono sempre stati completamente indipendenti», spiega Albina Dmitrowa.
Una lingua che rischia l’estinzione
Questa vecchia signora, vestita con colori cangianti, canta tra sé e sé una vecchia filastrocca mentre toglie dal forno il pane. Non sembra che parli il russo: «Tutti gli uomini si chiamano hanty», specifica Albina ridendo. Perché la parola hanty nella sua lingua significa uomo. I “dialetti” hanty e mansi sono segnalati dall’Unesco perché minacciati di estinzione. Si stima che il numero delle persone che li parla oscilli tra 10.000 e 30.000. La hantyn Lydia Sudmanowa è una donna energica. Animatrice di una trasmissione alla radio a Kasim, villaggio della regione, estrae il suo cellulare da un piccolo sacchetto blu che tiene appeso intorno al collo e parla mentre cammina. C’è ancora molta strada da fare lungo il fiume prima di cena. Tra una zuppa di pesce e un pezzo di carne, Lydia racconta della sua battaglia contro i petrolieri.
La guerra del petrolio
I giganti russi, i vari Rosneft, Lukoil, Surgutneftegas e Gazprom hanno giocato il ruolo del leone in questa parte della Siberia occidentale. Perché? Il 70% del petrolio russo si trova nella taiga, e corrisponde a circa il 7% delle risorse mondiali. Lo sfruttamento degli idrocarburi russi ha ridisegnato il paesaggio: improvvisamente delle strade in cemento sono nate in mezzo al paesaggio ghiacciato. Non meno di trecento camion vanno avanti e indietro quotidianamente per rifornire l’unico campo petrolifero delle zona, dove le pompe hanno iniziato a spuntare come funghi.
Lydia guarda il fiume che inizia a mostrare tracce d’inquinamento. La sabbia inizia a diventare nera. Il petrolio? Alza le spalle: «Cosa potrebbe essere se no? Non ci sono altre industrie qui». Greenpeace, nel suo rapporto sullo stato della regione ha dichiarato che ogni anno si producono quasi trecento avarie nelle installazioni petrolifere esistenti. E, nonostante questo, è previsto un aumento della produzione. Ma Lydia Sudmanowa conserva la speranza. Da molti anni gli hanty e i mansi cercano di negoziare con le compagnie petrolifere. Hanno anche portato le loro rivendicazioni davanti al tribunale, per cercare di arginare i danni all’ambiente. E l’ostinazione ha portato i suoi frutti, perché il petrolio non potrà durare in eterno.
Il petrolio non è per sempre
Il governatore della regione, Alexandre Fillipenko a pensato a questa eventualità. Entro un centinaio di anni, secondo le stime, le riserve saranno esaurite. «Dobbiamo trovare altri sbocchi economici», annuncia. Vorrebbe fare di Khanty-Mansijsk un polo turistico. E per questo sono previsti investimenti e, in un villaggio a venti minuti da Kasim è prevista la costruzione di un ospedale e di un magazzino frigorifero dotato di un generatore autonomo. Lydia è felice perché la situazione inizia a migliorare. I due maggiori problemi della regione sono l’assenza di formazione professionale e l’alcolismo, che colpisce soprattutto gli uomini.
Lydia ammette che la presenza del Presidente Dmitri Medvedev a Khanty-Mansijsk il 26 e 27 giugno, è un gesto importante. «Significa che a Mosca prendono sul serio i nostri problemi». Prima prendere la testa della Federazione Russa Medvedev era a capo del consiglio d’amministrazione di Gazprom, che gestisce otto giacimenti nella regione. E se vuole continuare a mandare petrolio russo in Occidente, è anche nel suo interesse che le questioni ambientali e le condizioni della popolazione non diano un’immagine troppo negativa del Paese all’esterno.
L'autore, Simone Schlindwein, è membro della rete di corrispondenti n-ost.
Translated from EU-Russland Gipfel: Nomaden gegen Ölgiganten