Lo Stato mi ha impedito di votare
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Bettina S.Se quasi il 50 % degli elettori francesi tra i 20 e 30 anni sono "male iscritti" sulle liste elettorali, alcuni sono soltanto vittime d'irregolarità da parte dell'amministrazione che impedisce di votare. È il mio caso. Ecco la spiegazione di una storia impossibile.
Molti vincoli burocratici, di malintensi persino d'ingiustizie. Come ha fatto la democrazia, già guasta, a affondare? Come si può impedire il voto tramite un'amministrazione? Dico "si" perché mi è successo. Ho vissuto a Bruxelles, da ottobre 2014 a febbraio del 2015, dove ho ottenuto una carta di francese che vive fuori dalla Francia. Il che significa un'iscrizione automatica sull'elenco consolare dei francesi all'estero. Questo processo, che aspira a rendere le cose più facili in Belgio, mi ha impedito di votare alle legislative in Francia nel 2017.
Panico nel villaggio
Al mio ritorno in Francia nel 2015, sono tornata a vivere nel mio villaggio e mi sono iscritta sulle liste elettorali del mio comune senza mai pù preoccuparmi di Bruxelles. Due anni dopo, nel corso delle elezioni presidenziali, vado al seggio elettorale del mio villaggio. Al momento della firma, una segretaria mi chiede di barrare la casella « vota all'estero per le elezioni del presidente della Repubblica » quando sono già due anni che non vivo più laggiù. Scopro che una deroga è stata emanata per permettere agli stranieri che vivono fuori dalla Francia di votare in Francia nel loro solito seggio, a condizioni di barrare questa casella. Eppure, durante le legislative successive a queste elezioni nel 2017, non ho potuto votare. Nessuna deroga, nessun diritto. Era un grande malinteso: ero sempre iscritta come residente a Bruxelles.
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Due settimane prima del voto, intraprendo iniziative mandando delle lettere presso la pretura, poi presso la prefettura per poter votare nel mio seggio. Queste istituzioni, poco disponibili, non sono facilitate dal gergo giuridico che usano. Legalmente, potevo votare per le legislative da un seggio elettorale a Bruxelles o tramite una delega fatta a un belgio che vota per me in loco. Queste iniziative non sono servite a niente. E con mia grande sopresa, il municipio non mi ha aiutato. Era « così ». Capivo soltanto che ero considerata come una francese vivendo fuori dalla Francia e invece vivevo in Francia, ci lavoravo, ero iscritta sulla lista elettorale del mio villaggio dal 2015. Ero quindi costretta a tornare a Bruxelles per votare. Il colmo.
In Francia, il problema riguarda principalmente le persone tra 20 e 30 anni. Tra loro, il 40 % sono ‘male iscritti’ e il 10 % sono non iscritti. In altre parole, riguarda un giovane su due.
Nello stesso villaggio, un altro giovane iscritto anche lui nello mio seggio non ha potuto votare né alle legislative né alle elezioni presidenziali del 2017. La commissione elettorale l'ha radiato dal comune a dicembre del 2016 perché le sue residenze studentesche a breve termine erano considerate come delle domiciliazioni. Suo padre ha deciso di costruire un caso in 10 giorni che ha presentato presso la pretura della sua città. Come è successo a me, il municipio non ha appoggiato il suo caso. Alla fine, il giudice ha respinto la richiesta il 1 febbraio 2017 e questo giovane di 25 anni non ha potuto votare alle elezioni quell'anno lì. Secondo la legge francese, avrebbe dovuto iscriversi sulle liste elettorali del suo nuovo luogo di residenza, legato alla sua nuova occupazione. È stato quindi considerato come ‘male iscritto’. Preoccupato da tutti gli eventi che viveva in quel momento con la sua nuova occupazione, per lui tutto questo era ingiusto e illogico anche se non riusciva a trovare il tempo necessario per occuparsene. Il suo unico errore è stato finalmente di essere stato mobile per i suoi studi e il suo lavoro.
13 milioni
« La Francia è uno dei rari paesi europei dove l'iscrizione sulle liste elettorali non è automatica quando viene dichiarato il nuovo indirizzo di residenza », secondo la dichiarazione del professore Jean-Yves Dormagen in un'articolo del settimanale L'Express, coautore con Céline Braconnier della pubblicazione La Démocratie de l'abstention/La democrazia del astensionismo. Dopo ogni trasloco, si deve pensare a iscriversi sulle liste elettorali del luogo di residenza. « È un'anomalia democratica notevole che influenza il voto », dichiara con insistenza il professore. Tra loro, il 40 % sono ‘male iscritti’ e il 10 % sono non iscritti. In altre parole, riguarda un giovane su due. Secondo un articolo del settimanale l’Express pubblicato nel 2017, se i giovani tra i 18 e 20 anni votano spesso perché sono automaticamente iscritti alla maggioranza , a 20 anni si arriva a una percentuale di astensione massima: per quali motivi? La mobilità delle vite studentesche e i giovani attivi.
Secondo un articolo di Slate, nel 2017, 3.5 milioni di francesi erano non iscritti. Tra loro: i naturalizzati (quale ⅓ non sono iscritti) e le persone radiate. L’INSEE - l'ISTAT in Italia - indica che esistono più di 7 milioni di ‘male iscritti’ (che non sono iscritti nel seggio elettorale del loro luogo di residenza). Secondo questo articolo del quotidiano Le Monde, si conta anche 3 milioni di residenti nelle grandi città che cambiano di distretto senza reiscriversi. Complessivamente, 13 milioni di persone, malgrado loro, non hanno votato alle elezioni presidenziali.
La Francia detiene il record in Europa. In Spagna, Germania e in Italia, l’iscrizioni sulle liste elettorali è automatica. In Francia, eravamo il 57 % alle legislative del 2017 (al secondo turno) e il 25,3 % alle elezioni presidenziali a non poter votare. Al livello europeo, Bruxelles è la città con il puù basso tasso di astensionismo perché le procedure amministrative sono facilitate e il voto è obbligatorio. Nel momento in cui i giovani studiano sempre di pù all'estero, non sarebbe meglio facilitare le procedure amministrative per favorire la democrazia trasfrontaliera?
Una nuova legge elettorale sembra andare in questa direzione. Entrata in vigore il 1 gennaio 2019, essa stabilisce che gli elettori potranno iscriversi sulle liste elettorali a una data più vicina dal scrutinio invece di farlo il 31 dicembre dell'anno precedente come era il caso in precedenza. Così, alle prossime elezioni europee, il 26 maggio 2019, gli elettori potevano iscriversi fino al 31 marzo 2019 e fare una domande di iscrizione online, su questi siti: www.demarches.interieur.gouv.fr o www.service-public.fr, qualunque sia il luogo di residenza. Il deposito della richiesta al banco del comune o la trasmissione della domanda di iscrizione al comune per posta sono possibili.
Ormai i comuni non dovranno più iscrivere i giovani maggiorenni. Questa evoluzione è legata alla creazione di un Elenco Elettorale Unico (EEU) e permanente affidato a l'INSEE (ISTAT - Istituto nazionale di Statistica e di Studi Economici). L'ISTAT concretamente avrà il compito di fornire un dispositivo ai comuni sia tramite una versione tratta dal loro software di gestione elettorale sia utilizzando un portale web. La nuova app Elire è impiegata da gennaio 2019 in versione "target" per il funzionamento corrente della gestione delle liste elettorali.
Questa evoluzione riduce il lavoro dei Comuni nella gestione delle liste elettorali. In seguito al censimento cittadino effettuato nei Comuni, l'EEU sarà aggiornato periodicamente. i Comuni non dovranno quindi più iscrivere né i maggiorenni, né le persone naturalizzate. E nemmeno quelle per le quali è stata necessaria un'iscrizione richiesta da un giudice per radiare le persone morte, le persone iscritte in un altro comune o quelle private del loro diritto di votare da un giudice.
Le elezioni europee del 26 maggio 2019 saranno le prime elezioni generali a svolegersi con queste liste elettorali provenienti dal EEU. I vari sondaggi collocano l'astensionismo al 60 %, cioè allo stesso livello di quello delle elezioni del 2017. A 10 giorni dal scrutinio, la democrazia sarà stata masticata da una campagna moribonda, minata dalle notizie nazionali. Speriamo che l'amministrazione non ingoii il foglio.
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Translated from Comment l’État m’a empêchée de voter