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L'Europa, spada di Damocle

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Le negoziazioni per l'entrata della Turchia nell'Unione Europea si sono forse finalmente aperte: ma per Ankara, come anche per la Croazia e la Serbia, altra coppia di candidate, l'ammissione nel club europeo resta ancora lontana.

Il Ministro degli Esteri turco Abdullah Gul è arrivato nel Lussemburgo martedì 4 ottobre scorso per inaugurare le negoziazioni, dopo una giornata di incertezza sulla capacità dell'Unione Europea di vincere la reticenza austriaca a offrire alla Turchia la prospettiva di un'adesione totale. Tuttavia, malgrado il baccano mediatico che ne è seguito, il governo Erdogan si ritrova in una situazione abbastanza vicina a quella di Damocle che, seduto alla tavola del re alzò gli occhi e vide una spada sospesa sopra la sua testa tenuta agganciata ad un crine di cavallo. Anche se le negoziazioni sono ormai aperte, resta il fatto che certi Stati, tra i quali la Francia, hanno promesso ai loro elettori l'indizione di un referendum sulla questione dell'entrata della Turchia nell'Ue. Evidentemente il governo di Ankara continuerà ad agire con questa spada di Damocle sulla testa durante il processo di adesione. Che si presume di durata decennale.

Croazia: pronta all’ingresso?

Altri stati "precandidati" che nutrivano speranze di entrare nell'Unine Europea hanno conosciuto la stessa sorte. Nello stesso momento in cui la Turchia avviava le negoziazioni, la

Croazia otteneva il via libera da parte di Carla del Ponte, Procuratrice Generale del Tribunale Internazionale dell'Aia per l'ex Yugoslavia. Solo qualche mese la data di inizio delle negoziazioni con la Croazia è stata resa ufficiale. Fissata inizialmente per il 17 marzo 2005, l'apertura delle trattative era stata bloccata dal veto di diversi Paesi membri, dopo che la stessa Carla del Ponte aveva emesso un rapporto che denunciava come la Croazia non avesse pienamente cooperato con il Tribunale penale internazionale in quanto alla presa in esame del Generale Gotovina, criminale di guerra. Com’era facile aspettarsi, la reazione di Zagabria a questa decisione è stata una via di mezzo tra la delusione e la frustrazione. Di conseguenza il sentimento euroscettico non ha fatto che aumentare in Croazia: un'inchiesta

dell'Eurobarometro del settembre scorso ha rilevato che solo il 36% degli intervistati sperano in seguiti positivi derivanti dall'adesione all'Unione. Contro un 53%(con un aumento del 4% rispetto al marzo 2005) che teme un avvenire senza benefici reali.

Una Serbia come sempre instabile

Sembrerebbe che la Serbia, altra candidata all'Unione, abbia visto da poco allontanarsi la propria spada di Damocle. Il 30 settembre gli

ambasciatori dell’Ue a Bruxelles sono stati possibilisti sull’ipotesi di dare il via a discussioni su un accordo di stabilizzazione e di associazione. Iniziativa che lascia intravedere un periodo di instabilità per la politica interna serba.

L'Unione Europea continua ad offrire sostegno alle comunità degli Stati di Serbia e Montenegro in qualità di partner privilegiato per le negoziazioni: unione, questa, che continua a versare in una condizione molto fragile. Recentemente è stata scossa da uno scandalo che i giornali locali hanno denominato “La truffa del

Secolo”, secondo cui il governo sarebbe accusato di avere sborsato somme esorbitanti per del materiale militare che valeva meno del prezzo pagato. Svetozar Marovic, il Presidente dell'Unione degli

Stati della Serbia e Montenegro, è stato pesantemente accusato di corruzione. Se rassegnerà le dimmissioni, il Paese sarà testimone di una vera e propria caduta libera. Politica.

L'Unione Europea riveste un ruolo essenziale nel regime di questi Paesi, i cui uomini politici altro non sembrano che ostaggi del destino. La crisi che attraversa l'Ue può influenzare gli orientamenti politici al di fuori dei suoi confini. Come aumentare la disaffezione della popolazione nei confronti della politica o indebolire ulteriormente le ancora acerbe democrazie dei Balcani. E anche oltre.

Translated from Europe’s Sword of Damocles