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L’Europa a Varsavia: Berlusconi, Walesa e i Venti anni del Muro

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Default profile picture Marco Boscolo

CulturaPolitica

Alla fine dell’aprile 2009, per due giorni, la capitale polacca diventa il “centro d’Europa” con il congresso dei Partiti Popolari europei. Il tempo passato positivamente con colleghi inglesi, spagnoli e polacchi permette di capire cosa hanno significato gli ultimi 20 anni con il superamento del divario tra l’Est e l’Ovest. Opinione

Malika e Pedro sono a Varsavia per il congresso del Partito Popolare europeo (Ppe), il più grande d'Europa, che sta presentando il proprio manifesto per le elezioni parlamentari europee dello scorso 7 giugno. Ci conosciamo perché abbiamo lavorato insieme per una rivista online dove giornalisti provenienti da tutta Europa collaborano sugli stessi temi. Anche a provarci, non si potrebbe renderla più europea. Lei è inglese, lui spagnolo e vivono a Parigi. La prima volta in Polonia per la prima volta nella loro vita e non sanno cosa aspettarsi.

Varsavia al centro d’Europa

(Image: ©cafebabel.com)Un mese prima del quinto anniversario dell’ingresso in Europa degli ultimi paesi membri, i poster tappezzano le strade e pubblicizzano le elezioni. La Gazeta Wyborcza, secondo quotidiano polacco, afferma che per due giorni «Varsavia è diventata il centro dell’Europa». Questo è difficile da confermare poiché i due giorni di partecipazione al congresso si sono svolti all’interno del palazzo della scienza e cultura, un vecchio regalo dell’Unione Sovietica. Non è ironico? Il 29 di aprile i sindacati dei cantieri navali si scontrano con la polizia a causa della chiusura di alcune fabbriche da parte dell’Ue: le proteste continuano per solidarietà nazionale e un giornalista polacco chiede alla coppia, che si trova all’interno dell’ufficio stampa, cosa ne pensano a riguardo. Non ne hanno idea, non sapevano ci fossero dei tumulti all’esterno. In seguito parliamo di come la reazione di Solidarnosc alle proteste ricordi il movimento creato da Lech Walesa negli anni Ottanta, il quale condusse ad azioni sociali contro il comunismo. «Non siamo al corrente di molte cose», afferma Malika.

I documentari polacchi: coiffure dell’epoca comunista

Durante la serata abbiamo guardato il documentario Hair (1971). La satira in bianco e nero dura diciassette minuti e descrive una reale gara internazionale di parrucchieri i cui partecipanti vengono dai paesi satelliti dell’ex Unione Sovietica, con il giudice arrivato da Parigi. Noi ridiamo senza controllo, loro ci guardano con gli occhi spalancati. I sottotitoli in inglese non riflettono la situazione e le sfumature della lingua alla perfezione. Inoltre, è resa ancora più difficile da capire perché non hanno sperimentato le acconciature dell’era comunista. L’annoiato regista Marek Piwowski, a cui il film fu commissionato dalla televisione polacca, zuma sulle gambe di una donna seduta, che scherzosamente punta il suo piede tra le gambe di un uomo presente alla gara. «Ma questo è un film sessista», obietta Malika. Come si può spiegare che questo non è sessismo ma uno scherzo? È molto più immediato con il film di Krzysztof Kieslowski A night Porter’s Point of View (Il punto di vista di un (Image: ©cafebabel.com)portiere notturno, 1977), che parla di un portiere notturno ficcanaso che prova piacere ad esercitare la sua autorità, controllare e interrogare chiunque gli passi davanti. Questa situazione è chiara per tutti: «Se avesse i baffi, potrebbe essere un film spagnolo», esclama Pedro. La Spagna ha avuto Franco mentre la Germania riconoscenza generale (incluso un Oscar) per The Lives of Others (La vita degli altri, 2006), raccontando la storia di un agente della Stasi. Dopotutto, persone troppo zelanti e informatori esistono in tutte le culture e questo è condiviso e capito da tutti. Sarebbe peggio se ci inoltrassimo nel Trotskismo. Durante la conversazione parliamo dei genitori di un amico comune a Parigi che condividono idee trotskiste. La spiegazione della nostra risata è che «essere un trotskista a Parigi è come essere rastafaneristi in Siberia: si può, ma non ha senso». I francesi sono così», dicono i due. A Parigi c’è molta gente i cui genitori si ritengono trotskisti o fautori del Maoismo. Ciò rende questa specie di rivolta molto divertente e aumenta quel sentimento di sicurezza fornito dalla previdenza sociale di uno stato. Sto io stesso dimostrando quella famosa irritazione polacca? Probabilmente ci considerano come gli ultimi arrivati dall'Oriente. Ma è poi così positivo essere padroni del proprio futuro, cosa che sembrava così difficile, terribile e sbagliata? Le storie di lunghe code per carne e arance a Natale sono come quelle di Barbablù o della Seconda Guerra mondiale. Lo capiamo e sappiamo che è stato terribile, ma ci è difficile immaginarlo ed immedesimarvisi. Lo stesso vale per il comunismo che non è facile da decifrare. Il Sessantotto fu l’anno della rivoluzione per loro. 

Berlusconi e Walesa

Tutto questo ci ha lasciato dei ricordi contraddittori. Adesso facciamo tutti parte dell’Unione europea e di conseguenza siamo una cosa sola. Ci dispiace come quando la Germania ha preso il nostro posto alla Commissione europea, risultato del ventesimo anniversario della caduta della Cortina di Ferro. Nulla è più importante del loro muro e si comportano come se tutto fosse cominciato da loro e non da noi. Ormai è comunque troppo tardi perché nella mente dei giovani europei la fine di quell'era è segnata dalla caduta del Muro di Berlino e nient’altro. Nessuno può essere incolpato. La demolizione del muro a mani nude da parte della gente è comunque un simbolo magnifico. È un peccato che, dopo l’euforia iniziale, Lech Walesa, colui che ha guidato la Polonia fuori dal Comunismo, sia stato attaccato ingiustamente. Avremmo dovuto dare il suo nome a un momumento, proprio come hanno fatto gli olandesi con la loro regina. Ogni turista avrebbe potuto comprare negli aeroporti dolci, magliette e spille con il suo nome e i suoi baffi finti. Walesa sarebbe stato associato alla Polonia come i telefoni cellulari e Silvio Berlusconi all’Italia. Proprio Berlusconi ha appena annunciato che sua moglie ha chiesto il divorzio. Questa notizia è esplosa proprio nel momento in cui lui sta cercando di mettere nell’ombra tutti e tutto. «Il congresso del Partito Popolare europeo non significherebbe niente se non fosse per Silvio», ha affermato uno dei 12 capi di stato europei appartenente al partito (di cui fanno parte anche Angela Merkel e Francois Fillon, rispettivamente Cancelliere tedesco e Primo Ministro francese), ottenendo l’attenzione dei giornalisti. Sfortunatamente non ha fatto nulla di divertente, come quando, per esempio, ha avvicinato scherzosamente una donna poliziotto che gli stava facendo una multa e ha simulato atti sessuali. Mezza Europa continua a guardare il video su YouTube e ora la sua seconda moglie Veronica Lario, che è rimasta al suo fianco per 19 anni, ha rotto il silenzio e svelato ai tabloid le scappatelle di suo marito con le minorenni. Chiaramente Silvio non si lascia disturbare da tutto questo e posa splendido e sorridente per le foto con il "padrone di casa" dell'evento di centro-destra, il Primo Ministro polacco Donald Tusk.

Berlusconi rappresenta l’Italia?

È lui il simbolo dell'Italia? Non credo proprio. È un imbarazzo per tutti gli italiani che vivono all'estero che conosco. Alcuni credono pure che la loro nazione debba sottoporsi a dieci anni di tirocinio sotto l'Ue e lasciarsi governare dagli svedesi. Allora forse potrebbero raggiungere la normalità. In questo caso, Berlusconi non potrebbe essere eletto Primo Ministro all'infinito; le strade di Napoli non sarebbero sommerse da montagne di rifiuti, la mafia non controllerebbe ogni settore dell'economia e i milioni di euro provenienti dall'Ue sarebbero finalmente usati per colmare il divario tra il nord e il sud. Spero che la Polonia non sia solamente associata alla Chiesa Cattolica e ai maltrattamenti degli omosessuali. Il prete dei socialisti spagnoli e quelli rappresentati nel mosaico Entropa , che rappresenta la Polonia come preti con la bandiera arcobaleno, esposto dall'artista ceco David Cerny al parlamento europeo, hanno preso in giro tutta l'Europa e allo stesso tempo ridicolizzato il Governo ceco, che in quel momento deteneva la Presidenza dell’Ue. I cechi sono avvantaggiati rispetto ai polacchi: sono divertenti, hanno la birra migliore e un gioiello di capitale. Il costo della vita è inferiore, sono un popolo ateo e la loro mentalità rispecchia quella tedesca. Inoltre, possono vantare registi, scrittori e artisti. Per questo i polacchi sono invidiosi e portano rancore verso tutti e tutto. Malika ha una visione diversa. Nonostante sia nata in Inghilterra, è originaria del sud-est asiatico e quindi capisce cosa significhi. In Pakistan, gli abitanti delle zone rurali da dove vengono i suoi genitori chiamano l'Inghilterra con una parola che significa "lontano". Mi piacerebbe sapere se i bambini polacchi, orfani di un genitore che si è trasferito in un'altra nazione dell'Ue per guadagnarsi da vivere, la chiamerebbero allo stesso modo. «Questo viaggio mi è stato molto utile per capire che c'è molto da imparare dalla nostra generazione», afferma Malika. La Polonia fornisce all'Europa molto di più che manovali, salsicce e vodka. Facciamo in modo che questo sia un documento e un manifesto scolastico polacco e che aiuti a diffondere la consapevolezza che molto è cambiato dal 1989: per ora si sta bene ma potrebbe essere molto peggio. Credo che per ora possa bastare.

Translated from Popatrz na mnie