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Le relazioni tra Iran e Usa viste da un giovane iraniano

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Flavia Cerrone

Politica

Gli iraniani più scettici sono certi che il nuovo Presidente degli Stati Uniti non abbia abbastanza autorità per mantenere la promessa di un dialogo con il loro paese. E mentre si avvicina l'inizio del mandato del nuovo Presidente, il 20 gennaio, un giovane blogger iraniano ci spiega come vede le relazioni tra Teheran e gli Stati Uniti.

L’Iran è un paese geopoliticamente sensibile, un paese che ha un certo peso sulla scena politica internazionale. Non solo perché è vicino alla riserva di acqua più grande del mondo, il Mar Caspio, ma anche perché attraverso i suoi confini passa più del 50% del petrolio mondiale estratto nel Golfo Persico. Data l'influenza economica, politica e culturale che esercita localmente (secondo il rapporto IMF 2007 è la diciassettesima potenza economica mondiale in base al Pil), non sorprende che questa repubblica islamica sia sempre al centro dell’attenzione.

David Shankbone / Wikimedia

L’Iran e l’Oriente

Da sempre l’Iran ha desiderato diventare un importante alleato degli Stati Uniti, ma gli uomini di stato americani lo hanno spesso considerato come una semplice riserva personale di petrolio nel Medio Oriente. Il popolo iraniano si è perennemente risentito di tale atteggiamento, sopratutto in seguito alla rivoluzione islamica del 1979 che fu, essenzialmente, anti-americana. L’Iran divenne un paese controverso nei primi anni Ottanta, quando alcuni leader politici dichiararono apertamente il loro rifiuto verso l’egemonia americana. In seguito alla caduta dello Scià, appoggiato dagli Usa, l’Iran cominciò a considerare gli Stati Uniti e i suoi alleati europei – Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia e Belgio – come “l’Occidente” a causa di una comunanza di vedute e posizioni mai verificatasi in precedenza. E cominciò a cambiare poco a poco il suo atteggiamento verso “l’Oriente”. Nella letteratura politica iraniana, “Oriente” denota quei paesi che manifestano velatamente segnali di tendenze anti-imperialistiche e anti-capitalistiche in politica estera: Cina, Russia, i paesi dell’America Latina, la Grecia e alcuni paesi dell’Europa orientale.

Otto anni di Bush

Gli otto anni di presidenza di George W. Bush sono stati otto anni in cui l’Iran e altre nazioni in via di sviluppo che non si allineavano con le posizioni statunitensi hanno subito umiliazioni e sofferenze. La posizione aggressiva e belligerante che Bush ha adottato nei confronti di Iran, Iraq, Afghanistan, Zimbabwe, Rwanda, Siria, Venezuela e Bolivia lo dipinge, agli occhi degli iraniani, come un terribile guerrafondaio 62enne. Bush ha intensificato la retorica anti-iraniana divulgando un dossier in cui si giustifica un attacco militare a causa delle presenza sul territorio iraniano di tecnologie nucleari e, ancora peggio, ha inflitto sanzioni finanziarie e accademiche etichettando l'Iran come «centro del male». Oggi, i cittadini americani che vivono a Tehran nutrono grandi speranze per la politica di Obama dei prossimi quattro anni. Il giornalista Bill Yontz ha lodato l’apparizione di Mahmoud Ahmadinejad nella diretta di Larry King sulla CNN lo scorso settembre (vedi video in basso). In una email, una madre americana di nome Kimberly ha raccontato di voler organizzare un viaggio di due settimane in Iran dopo il giuramento del nuovo presidente il 20 gennaio.

Una questione di bianco e nero

Il primo “Nero” alla casa “Bianca”, ha conquistato cuori e anime. Obama è piuttosto popolare in Iran proprio grazie ai motti anti-Bush e agli slogan innovativi. La sua rottura è vista come una riforma. Il miglioramento dei rapporti politici tra l'Europa e l'Iran ha sempre portato a un grosso miglioramento dell'approccio statunitense nei confronti di questo paese, aumentando anche gli scambi economici e finanziari multilaterali tra l’Iran, gli Stati Uniti e l’Europa. Lo scorso luglio il giornale inglese The Guardian affermò che le esportazioni statunitensi verso l’Iran erano salite esponenzialmente durante il mandato di Bush, nonostante la retorica dura e l’imposizione di sanzioni economiche. Entrambi i paesi si avvieranno verso la riconciliazione e il rafforzamento dei rapporti politici, visto che sono già molto legati dal punto di vista culturale e scientifico. Inoltre, si dice che Obama non ripeterà lo sbaglio grossolano del Presidente uscente nel prendere una posizione ostile verso l’Iran ostacolando il dialogo tra questo paese e l'Europa.

Translated from Bush's 'very dangerous' Iran one of Obama's 'biggest challenges'