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Le "Internettes" : le donne sono su internet e sono forti

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Default profile picture Bettina S.

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« Non ci sono donne su Internet. » È contro questo luogo comune – diventato la regola su Internet – che l’associazione “Les Internettes” cerca di aiutare e di accompagnare i canali francesi femminili su Youtube. Scomponendo i cliché, l’associazione vorebbe anche rompere i codici del genere. Un’intervista un po’ pungente.

« Sapresti dirmi indicativamente quante youtubers donne ci sono sul Web ? » : se le tue cinque dita bastano per rispondere a questa domanda, è il momento di scoprire Les Internettes, un’associazione la cui missione è di individuare i canali Youtube francesi, creati dalle donne. Sì, l’invisibilità sistematica delle donne non è un fenomeno che si trova soltanto nello spazio pubblico fisico : esiste anche nello spazio digitale, cioè Internet. Ricordiamo che la regola 30 delle « Rules of Internet » prevede chiaramente che « There are NO girls on the Internet ».

Cafébabel è stato fortunato nel partecipare ad un workshop di scrittura destinato ai membri delle “Internettes” il cui lavoro è anche di rafforzare le creatrici In Real Life. Un’allegoria del « safe place », cara al femminismo, questa giornata ha permesso alle partecipanti di lavorare durante un pomeriggio con le produttrici - esperte - di contenuti. Nel bel mezzo dei dibattiti e delle condivisioni abbondanti, Marie Camier Theron, co-fondatrice e tesoriere dell’associazione, ha risposto alle nostre domande. Un incontro con una donna convinta che la battaglia perla parità passi anche dalla visibilità femminile su Internet.

Come è nata l'idea delle Internettes ?

In aprile 2016, ho partecipato ad una convenzione di videoamatori a Strasburgo, la NeoCast. All’epoca, era una delle poche convenzioni di videoamatori vari in Francia. Però, sui 55 videoamatori invitati c’erano solo 5 ragazze. È un dato di fatto che abbiamo già notato sui nostri social e guardando i nostri abbonamenti su Youtube : le donne sono poco visibili.

Perché non esistevano o perché erano meno numerose ?

Era la nostra questione di fondo : sono davvero meno che gli uomini ? Abbiamo fatto un'indagine e ci siamo rese conto che c’erano tanti elementi che spiegavano il fatto che le donne non cominciavano una carriera su Youtube ed erano meno visibili : la paura dello sguardo degli altri, di non essere leggitima per parlare di certe cose, di essere molestate, e il non avere come esempio quello di altre creatrici che avessero già tracciato loro il cammino su Youtube, per non parlare solo di bellezza o di moda. Ma c’erano anche dei freni tecnici, in particolare l’organizzazione di Youtube. In realtà, il sistema di suggerimenti funziona con delle parole chiave, dei video nei quali le persone collaborano : questo permette di aumentare il numero di visualizzazioni, per poi arrivare nei suggerimenti o nelle tendenze. Eppure, le ragazze collaboravano meno ed erano così meno suggerite nel loro cerchio, non le vedevamo e la sensazione era che non ci fosse nessuna ragazza che parlasse di politica o di scienze.

« Sei capace di citarmi 5 canali di creatrici che non parlano di moda e di bellezza su Youtube ? È duro eh ? »

Quindi abbiamo cercato dei mezzi per mettere in luce le donne. Ci siamo riunite tra creatrici e consumatrici di video. Abbiamo avuto questa prima idea di creare una pagina Facebook sulla quale ogni giorno trasmettevamo due video di una ragazza sconosciuta. Abbiamo cominciato il crowdsourcing sui canali (proponevamo alla nostra comunità di suggerirci dei canali) e quando abbiamo creato il primo elenco, c’erano 300 canali segnati.

Non è male…

È poco considerando quello che esiste già.

Sì ma visto che non riesco personalmente a darti 5 nomi…

È il nostro discorso iniziale : « Sei capace di citarmi 5 canali di creatrici che non parlano di moda e di bellezza su Youtube ? È duro eh » Il fatto di renderle visibili è stata la prima tappa, con una pagina Facebook e poi con un account Twitter. Abbiamo avuto un grande impatto mediatico in quel momento perché la gente condivideva la nostra sensazione. Poco a poco, ci siamo rese conto che dare una visibilità non bastava, dovevamo anche incoraggiarle a venire su Youtube. Abbiamo creato l’associazione delle Internettes nel luglio del 2016, e abbiamo iniziato qualche progetto : il documentario realizzato da Léa Bordier e Lisa Miquet, diventato la base del nostro discorso, un manifesto per la creazione femminile e un ciclo di masterclasses, sia per aiutare quelle che hanno sempre sognato di fare video, sia per aiutare quelle che non riescono a superare certe fasi su Youtube perché non conoscono le regole. Abbiamo rafforzato l’Internettes Explorer, il nostro elenco di creattrici che hanno ricevuto il crowdsourcing. Avevo tantissimo voglia che questo elenco fosse un oggetto pubblico che tutti possano sfruttare per combattere il discorso che afferma che le donne non sono su Youtube. Inoltre volevo dalla mia parte anche gli organizzatori di convenzioni video e dei giornalisti, così che non abbiano più nessuna scusa per non integrare le donne.

Ti sei già accorta che era veramente più difficile per le ragazze di entrare in certi campi ?

È difficile trovare canali di donne che parlano di questioni di società, di politica. Anche per quanto riguarda la scienza sono meno presenti, ma i videoamatori che parlano di scienza sono pochi in generale in Francia. Nel mondo dell'umorismo, non hanno più paura di partecipare, Natoo è stata un esempio fantastico. Questi ultimi anni e grazie alle precursori, abbiamo visto arrivare delle donne che divertivano in modo molto originale, come Charlie di madmoiZelle o Louannemanshow. Però è sempre complicato nell’ambito della politica, delle questioni di società o nel mondo della alta tecnologia. Particolarmente nella alta tecnologia, devono far fronte al sessismo primario : raramente diciamo ad un ragazzo « Mamma e papà ti hanno regalato il tuo Iphone ? » o « Non sei una vera nerd », « Lo fai solo per ottenere degli Iphone gratis ».

E i videogiochi ?

Ci sono stati alcuni modelli che hanno permesso a tante ragazze di venire su Youtube anche se in difficoltà di fronte ai colleghi maschili, perché sono molto sessualizzate. Alcune si sono liberate, penso soprattutto a Chelxie che ha quasi 600000 abbonati/e su Youtube. È su Twitch (piattaforma di livestreaming) che le ragazze si sentono le più legittime perché riescono a creare delle comunità abbastanza safe nelle quali parlare senza essere aggredite.

Appare difficile non parlare della questione del bullismo...

L’anno scorso, abbiamo fatto una masterclass sulla gestione della comunità, che parlava della problematica del cyberbullsimo. Eppure, sembrava importante non avere una posizione chiarissima sulla questione, avendo timore di scoraggiare le creatrici. È un tema che emerse nei media l’anno scorso, più o meno al momento in cui il documentario delle "Internettes" è stato trasmesso. Il film presenta 20 minuti sulla questione. Ma sopresa : quando è uscito, molte creatrici – piuttosto piccole diciamolo – ci hanno dichiarato di non trovarsi di fronte a questo problema. È un fenomeno talmente significativo, talmente violento che i media ne hanno parlato come qualcosa di quasi normale per i videoamatori, ma in realtà la maggior parte non lo subisce.

Accompagnate le donne in proposito ?

Siamo confrontate ad un problema legale : il cyberbullismo è impunito questa intervista è stata realizzata prima della condanna dei due molestatori di Nadia Daam e prima dell’integrazione delle « irruzioni del digitale» nella legge che rafforza la lotta contre le violenze sessuali, ndr : esistono delle leggi per proteggerle, ma non sono effettivamente adottate. Non solo il fenomeno è sottovalutato dalle autorità pubbliche che raccolgono la denuncia (insomma basterebbe spegnere il computer), ma la giustizia non condanna questi atti. Marion Séclin è stata molestata, minacciata di stupro, di morte, Caroline De Hass ha presentato una denuncia, ed è andata perfino in tribunale… Per ora, tutte queste persone non hanno mai ottenuto un risarcimento..

cfr anche "Quando la giustizia e il femminismo si scontrano" : « Quand la Justice écarte les victimes de viol »

Da cosa sono giustificate queste decisioni ?

Non vorrei sbagliarmi ma ci sono vari fattori : minimizzazione dei fatti, una lentezza notevole della giustizia superata dalla velocità di Internet. Il cyberbullismo deve essere rilevato da un ufficiale giudiziario : per esempio un tweet o dei commenti, tali contenuti non vanno eliminati. Gli screenshot non funzionano : il tweet deve essere online per mostrarlo in tribunale – puo essere un anno dopo i fatti – e accertato da un ufficiale giudiziario. C’è anche il fatto che la giustizia, per ritrovare dei terroristi scopre velocement gli indirizzi IP, ma per smascherare la gente che scrive dei tweet di minaccie di morte, stranamente, diventa tutto molto più complicato. Evidentemente non vengono applicate le stesse risorse.

Quali sono i rischi ?

Putroppo non è una sopresa se scopro tanti suicidi legati al cyberbullismo. Recentemente c’è stato un caso molto grave con Dany Caligula - a proposito ho scritto un articolo su madmoiZelle -. Dany faceva dei video di divulgazione filosofica, è una persona molto colta che valuta sempre i pro e i contro. Un anno fa, ha fatto un video su Raptor Dissident, un personaggio che non è ben intenzionato su Youtube - all’origine riguardo il bullismo di Marion Séclin -. Dany ha presentato un contenuto piuttosto pedagogico spiegando quanto la teoria del Raptor Dissident fosse fallace, il cui scopo era di sviluppare lo spirito critico su questo tipo di discorsi e soprattutto su discorsi di odio. Raptor Dissident ha dato in pasto Dany alla sua comunità che si è scatenata su di lui. Per lui era un cyberbullismo quotidiano : gente che l’avvicinava per strada, riceveva minacce di morte (essendo un uomo, scampava alle minacce di stupro), gente che ha scoperto il suo indirizzo e che ha contattato i suoi parenti... Tutto questo lo ha scoraggiato nel continuare a creare, non solo perché si trattava di bullismo, ma anche perché non aveva alcun sostegno da parte della sua comunità che ignorava la realtà. Qundi sì, il cyberbullismo può andare molto, troppo lontano. E malgrado tutto, queste persone sono rimaste impunite, nonostante la loro identità non sia anonima, sappiamo dove vivono. C’è un vero e proprio senso di ingiustizia dietro a tutto ciò.

« Oggi una convenzione che invita poche donne sarà velocemente nel nostro mirino. »

E l’impressione che tutto rimanga alla mera valutazione sovrana delle piattaforme. È davvero così ?

Sì, completamente. Youtube ha un discorso ambiguo sulla questione perché si sottopongono alla legge americana per quanto riguarda la libertà d’espressione, sostraendosi però ai discorsi di odio. Ovviamente su Youtube esistono degli strumenti di moderazione che permettono di filtrare o commenti, ma il problema di base rimane : non vietano definitivamente gli indirzzi IP degli utenti che si dedicano a queste pratiche. Inoltre, il cyberbullismo non esiste soltanto su Youtube, c’è anche su Facebook e Twitter - quest’ultimo è la peggiore piattaforma per la segnalazione -. Il problema non sono gli strumenti, ma la società, l’educazione al digitale, all’empatia… Come è possibile divertirsi a diffondere l’odio, senza rendersi conto che può incidere sulla persona di fronte, soltanto perché c’è uno schermo tra una persona e l’altra ? Esiste un problema di percezione tra la vita reale e quella virtuale che mostra come le mentalità non siano ancora cambiate. Penso che l’Istruzione nazionale ha un ruole da svolgere, così come i genitori. Noi stesse in quanto spettatrice o spettatori, dobbiamo mettere in dubbio le nostre pratiche e abbiamo un ruolo da svolgere scrivendo messaggi positivi, mostrando il nostro sostegno o condividendo i contenuti che ci piacciono...È l’unico modo che abbiamo per combattere l’odio.

Senti l'impatto della tua iniziativa ?

È divertente perché quando abbiamo cominciato le Internettes, pensavo che le convenzioni sarebberò state tantissime. E invece no, non ce ne sono state di più del solito, di due anni fa. Ma abbiamo notato uno sforzo reale per sollecitare le creatrici. Quindi direi che c’è stato un cambiamento di mentalità : oggi, una convenzione che invita poche donne sarà velocemente nel nostro mirino.

Cfr anche "invisibili e sconosciute: quando la storia dimentica le donne" : « Ni Vues Ni Connues, quand l’Histoire oublie ses femmes »

Al livello delle azioni pure, è molto difficile misurare l’impatto morale. Il documentario di Léa e Lisa è stato rivelatore per tante persone che non immaginavano quello che vivevano le creatrici e sappiamo che questo documentario ha invogliato delle ragazze ad essere presenti su Youtube. E tre anni dopo il lancio delle "Internettes", Youtube Parigi ha creato un programma « Le donne fanno Youtube ». Dei lucchetti si sono sbloccati progressivamente. Sarei incapace di dirti quante creatrici si siano lanciate grazie a noi su Youtube, continuino e non mollano. Ma per esempio, nel concorso delle "Internettes" dell’anno scorso, sinceramente mi aspettavo di avere solo 30 candidature : ne abbiamo ricevute, invece, 170 e almeno un quarto delle donne scriveva nello spazio libero della candidatura : « Esitavo a cominciare il mio canale Youtube e questo mi ha dato la voglia di farlo ». Ho la sensazione che abbiamo un impatto concreto che si rispecchia anche nella partecipazione alle masterclasses. È fantastico vedere che 15 persone si riuniscono un sabato pomeriggio solo per migliorarsi nella scrittura, non vedo l’ora di vedere il risultato nei video.

Adesso è il primo workshop. Questa direzione ti sembra logica ?

È evidente : al di là della visibilità, se l’angolo dell'empowerment non ci fosse, non arriveremo a misurarne l’impatto. E sapevo anche che non esistevano offerte riservate alle creatrici, delle « safe place » nelle quali potevano ritrovarsi, condividere delle buone idee senza paura o colloborare insieme. Per esempio, il programma « Le donne fanno Youtube » si rivolge alle creatrici con più di 10000 abbonati/e, un livello molto difficile da raggiungere per la maggior parte. Era necessario posizionarsi al riguardo, a favore di un progetto d’interesse generale in forma associativa perchè tutte le donne possano accedervi, su un piano di parità.

Se dovessi sceglierne una, avresti una preferita da condividere ?

È sempre difficile sceglierne una sola, ma l’anno scorso al concorso ho avuto una cotta enorme per Emma Ebouaney. È umorista con degli sketch messi in scena in modo ultra kitch, ma un bel kitch, estetico e voluto. I suoi video sono assurdi, ha uno stile inimitabile, una personalità pazzesca, un’energia incredibile. Ma per il momento non federa molto. Penso sia una questione di regolarità di video : se vuoi veramente riuscire su Youtube, devi al minimo fare un video alla settimana e lei, ne fa una ogni tre mesi. Ma è un genio, è la mia preferita dall’anno scorso. Quindi ascoltami bene : Emma Ebouaney (ride).


Foto in copertina : © Thomas O' Brien


Cfr anche : Cuisine et féminisme : rencontre avec une Vegan Queen

Cfr anche : Macholand : extension du domaine de la lutte féministe

Translated from Les Internettes : femmes en ligne et en force