Lavorare in tempi di crisi
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Chiara CovattaIn questo periodo di crisi in cui il lavoro scarseggia e le agenzie interinali spuntano come funghi, i reclutatori oltrepassano quella sottile linea che separa la Privacy ed il rispetto per i candidati in cerca di lavoro.
Siamo tutti consapevoli del fatto che sempre più persone hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro in seguito al recente scompiglio economico; le persone sono disposte ad accettare tutto pur di trovare “IL lavoro”, inclusi colloqui di lavoro “al buio”, test estenuanti, ed anche selezioni attraverso i social media. Senza poi considerare contratti di lavoro indefiniti che possono includere accordi non esplicitati, come uno stipendio percepito al di sotto della media, lavori a tempo determinato ed anche ore straordinarie di lavoro.
Il punto è proprio questo, sono davvero legali questi iter di selezione? Tecnicamente sì, proprio come voi siete ormai adulti da sapere che cosa è giusto e cosa non lo è.
Anche se, nei decenni passati ci sono stati molti tentativi di tutelare i lavoratori con contratto a termine come "Il Global Forum Tripartito sul ruolo delle Agenzie per l’Impiego Privato nei Settori dei Servizi Privati", che è stato tenuto dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro a Ginevra; e ancora, la conferenza delle Nazioni Unite sulla regolamentazione delle norme aziendali, senza poi contare che il piano di azione ha davanti a sé un percorso ancora lungo e deve seguire criteri assai rigidi.
E allora, come spiegare questo nascente fenomeno sociale alla luce di tali regolamentazioni di un tale mercato del lavoro?
I reclutatori si sentono onnipotenti nel momento in cui selezionano "il candidato giusto" a partire dai colloqui svolti al telefono; vi sono poi i colloqui “al buio” tramite l’utilizzo dei social media, come Skype o Hangouts; e ancora, ricordiamo i casi in cui i reclutatori esaminano i propri candidati in ogni minimo particolare con le webcam spente, proprio come un futuro sposo scrutato tramite le tecniche di Gestalt.
Non stiamo forse accentando una serie di norme sociali nuove relative a coloro che cercano un impiego? Dal punto di vista dei Diritti Umani, questo è inaccettabile e dovrebbe allarmare le autorità competenti e le Organizzazioni non Governative al fine di apportare dei miglioramenti all’interno del quadro normativo.
Per prima cosa, si dovrebbe tenere sempre presente la differenza fra la scarsità numerica delle offerte di lavoro e fra la sempre più crescente domanda. Niente di più, solo la semplice espressione della legge dettata da domanda ed offerta.
Contemporaneamente, dal 2008 le agenzie e le attività per la selezione del personale sono cresciute in modo esponenziale , come mai?
Per esempio in Belgio, a partire da Gennaio del 2014, l’unico modo per assumere personale dopo un periodo di prova (di solito di 6 mesi), è attraverso un’Agenzia Interinale. Quindi, le aziende private sono costrette a rivolgersi a queste agenzie interinali per assicurarsi di assumere il candidato perfetto. Tuttavia è possibile estendere questo contratto a termine fino ad un anno, il quale non presenta alcun costo per l’azienda in termini di diritti di anzianità e previdenza sociale. Quindi, sembrerebbe che l’evoluzione della struttura normativa per la protezione dei diritti dei lavoratori stia subendo un rallentamento nell’evoluzione del mercato del lavoro e relativamente alle pratiche e alle implicazioni di quest’ultimo.
Ci stiamo indirizzando verso una nuova “Rivoluzione Industriale del XXI Secolo”?
Aspettiamo e vediamo se la nuova Commissione includerà nella sua agenda questo spinoso problema...
* (Un ringraziamento speciale a Bruce Taylor per la revisione)
Translated from Work in Difficult Times