La torre della memoria a Berlino
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Irene FumagalliSchlesischer Busch, una piccola torre che racchiude l’eredità storica e artistica di una città e di una nazione divisa dal Muro. Un modo per riflettere il passato della Seconda Guerra Mondiale e della Guerra Fredda.
È così piccola che difficilmente la si nota. Quando si arriva in Schlesischer Park, con gli alberi che disegnano ombre lungo i patii dove i berlinesi passeggiano, è difficile immaginare che questo fosse uno dei luoghi della separazione di Berlino. Quando la torre compare all’improvviso dietro agli alberi, è ancora più difficile convincersene: un cubo piccole e grigio, eccetto che per i graffiti che ne ricoprono in basso le pareti. Contrariamente alle apparenze, la torre ospita quasi esclusivamente, da almeno vent’anni, attività artistiche.
Un punk nella torre
Questa torre alta 10 metri, costruita fra il 1976 e il 1983, era quella di riferimento per altre diciotto torri di sorveglianza lì attorno. All’inizio degli anni Novanta venne chiusa per poi essere abbattuta: il Governo della Repubblica Democratica Tedesca (Rdt) ordinò alle truppe di confine di smantellare tutti gli edifici che erano serviti come punti di sorveglianza sulle frontiere in Berlino. Difficile, infatti, per l’epoca trovare qualcuno che volesse conservare tracce storiche del periodo da lasciare ai posteri, spiega Hubert Stareste, del Berlin Monument Authority.
Questo monumento è sopravvissuto all’onda di distruzione grazie all’associazione Museum der Verbotenen Kunst (il Museo dell’arte dimenticata). Sono stati i soldati della torre ad affidarla a Kalle Winkler, un punk berlinese, cantautore e fondatore del Museo, il primo luglio 1990.
Gli ufficiali gli consegnarono la torre a dimostrazione della loro volontà di perseguire la pace, anche se il processo non è stato facile, perché non era possibile affidare beni militari a civili e perché la legge tedesca prevede che un edificio appartenga al proprietario del terreno, in questo caso lo Stato.
Incontro tra Est e Ovest
La politica e l’opinione pubblica, negli ultimi anni, cominciato a vedere le cose diversamente: l’idea che, per quanto doloroso, il passato e, quindi i suoi monumenti, vanno fatti parlare ha preso piede. Nel 1992, quindi, la torre di avvistamento di Schlesischer Busch ottenne lo statuto di monumento storico e l’associazione ottenne la proprietà. «Volevamo renderla un punto d’incontro tra i berlinesi dell’Est e dell’Ovest, dato che questo era stato il primo punto della città ad essere aperto dopo il Checkpoint Charlie», illustra Prejawa.
Il Museo dell’Arte Dimenticata e aprì un bar nella torre e organizzò mostre sulle opere dimenticate della Repubblica Democratica Tedesca (Ddr) e un percorso pedagogico sul funzionamento del Muro.
Inizialmente fu un successo per la città di Berlino, ma già alla fine degli anni Novanta il museo era frequentato solo da turisti. Resistette fino al 2004, momento in cui non riuscì più a sostenere le spese e fu restituito allo stato.
La Fabbrica della Cultura
Un nuovo capitolo della storia della torre è stato aperto grazie ad un’associazione artistica chiamata Kunstfabrik am Flutgraben e.V. (L’associazione della Fabbrica della Cultura): si trattò di un tentativo di non lasciar cadere il museo. In questo modo, a partire dal 2004, la Schlesischer Busch fu riaperta.
L’esposizione che è possibile vedere in questo momento, Dorle, è la storia di una donna che, dopo aver tentato di fuggire dalla Ddr, venne arrestata e poi “invitata” a lavorare per Stasi, la polizia segreta ufficiale della Germania Est. Christine Berndt, l’artista, conobbe Dorle di persona, e spiega che il tema dell’installazione è il conflitto interiore, di Dorle e del visitatore. «È difficile esprimere un giudizio: Dorle è allo stesso tempo colpevole e innocente», spiega. Berndt sottolinea come l’ombra della torre e l’angusto spazio all’interno contribuiscono a creare la sensazione della prigione interiore. «Si tratta della stessa esperienza vissuta dai soldati di confine. Avevano paura: cosa faccio se vedo un amico che cerca di scappare? Devo ucciderlo? In un certo senso questa torre di guardia rappresenta la repressione del Ddr», aggiunge Svenja Moor, responsabile dell’esposizione.
L’esibizione suscita reazioni diverse nei visitatori. Ad alcuni non piace la musica, altri sono sorpresi d’imbattersi in un’esposizione artistica quando si aspettavano qualcosa di storico. Ma paiono d’accordo sulla necessità di non dimenticare questa parte del passato: «La gente si dimentica in fretta che il Muro è parte della storia della Germania», commenta Berry Hall, un turista americano in visita a Berlino.
Translated from Schlesischer Busch watchtower: the artiest in Berlin