La Spagna di oggi, o quella di Franco?
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Eugenio CollinassiLa corruzione che dilaga, un tasso di disoccupazione giovanile del 56,1%, 3 milioni di persone in condizioni di povertà: la Spagna scappa dal progresso? Cafébabel vi propone un articolo di opinione.
La televisione spagnola non è mai stata famosa per le sue trasmissioni di qualità. Eppure, qualche tempo fa, mentre scorrevo i canali cercando qualcosa di mediamente interessante o istruttivo, la mia attenzione, per una volta, non è stata attirata dalle minigonne delle presentatrici. Ogni canale, mandava in onda qualche storia riguardo le difficoltà che il cittadino spagnolo medio affronta per sbarcare il lunario. Dalla ragazza di 18 anni che non può permettersi di pagare le bollette, alle centinaia di persone in fila presso una mensa pubblica, la situazione sembrava sempre più tetra.
Chiunque è a conoscenza delle difficoltà che l'economia spagnola sta attraversando, ma esserne testimoni in prima persona è diverso. Se nel 2006 qualcuno mi avesse detto che una crisi avrebbe cambiato la Spagna così drasticamente, non gli avrei creduto. Allora le spiagge erano inondate da turisti inglesi, francesi e tedeschi, casualmente mischiati con quelli spagnoli. Mentre molti dicevano che la bolla speculativa edilizia che sosteneva l'economia spagnola sarebbe esplosa da lì a poco, nessuno era in grado di predire il livello di miseria che avrebbe portato con sé. Oggi, la crisi dell'Eurozona ha reso numerosi cittadini incapaci di pagare mutui e bollette, e il suicidio è diventata la causa di morte più comune dopo quelle naturali.
Benvenuti nel presente
Il 2013 è stato un anno estremamente doloroso per i cittadini spagnoli. Il Paese è sceso di 10 punti nell'indice di percezione della corruzione stilato da Transparency International: i membri del partito al governo, nonché la famiglia reale, si sono ritrovati coinvolti in numerosi scandali di corruzione – la stessa principessa Cristina è stata rinviata a giudizio. Il governo ha approvato le leggi anti-protesta più severe mai viste dal 1975. Mentre 3 milioni di persone soffrono la povertà, la classe politica spende soldi per le nuove automobili dei deputati, il cui unico obiettivo sembra sia raggiungere le spiagge il più rapidamente possibile in vista del weekend. Insomma, il Paese di oggi comincia ad assomigliare inspiegabilmente alla Spagna governata dal dittatore Francisco Franco e alcuni cominciano a mormorare che il fascismo stia ritornando.
Il Partito Popolare spagnolo, fondato dagli ex-membri del governo di Franco, è salito al potere nel 2011 nel mezzo del malcontento che molti attribuivano alla cattiva gestione della crisi finanziaria da parte del Partito Socialista. Dopo la vittoria a furor di popolo, il Partito Popolare non ha fatto molto per ammorbidire i malanni finanziari che assillano l'impoverito Stato mediterraneo. Avendo ottenuto la maggioranza assoluta nella camera bassa del Parlamento e avendo ottenuto effettivamente carta bianca, il Partito Popolare ha passato il suo periodo al governo salvando le banche che hanno imbrogliato migliaia di cittadini. Da Marzo 2011, le proteste sono all'ordine del giorno, ma le richieste di dimissioni del governo sono state continuamente ignorate e le grida dei disoccupati si sono perse nel vento.
Fine al peggio?
L'estate scorsa, il governo ha fatto passare delle misure di austerità ancora più pesanti e il numero dei giovani spagnoli disoccupati ha raggiunto il valore record del 56,1%. Non stupisce che la gente scenda in strada per protestare. Ma adesso anche le proteste più pacifiche vanno "oltre i limiti". Una nuova legge, conosciuta con il nome di “Citizen’s Security Act” ("Legge sulla sicurezza dei cittadini", ndr.), chiama in causa le fondamenta principali della democrazia spagnola: sono previste multe esorbitanti per chi partecipa alle proteste; organizzare le manifestazioni è diventato ancor più difficile.
Ma se credete che il Partito Popolare abbia dimenticato completamente le sue promesse elettorali, vi state sbagliando. Nel mese scorso, a 3 anni dalle elezioni, è riuscito a realizzare parte del suo programma approvando una legge che limita il diritto all'aborto. La legge è passata nonostante il parere contrario dell'81% della popolazione spagnola e, di fatto, instaura una disciplina precedente al 1985, quando abortire era considerato reato.
Sembra un Paese lontano anni-luce da quello che nel 2005 aveva legalizzato i matrimoni omosessuali e approvato una storica legge che permette l'identificazione dei cadaveri delle vittime dell'oppressione franchista. La Spagna, tormentata dalla crisi, sta diventando un Paese conservatore in cui la repressione è diventata uno strumento di polizia legittimo. I giovani e le persone istruite stanno scappando e chi resta viene privato dei suoi diritti civili.
Translated from Spain today recalls Franco's dysfunct dictatorship