«La sovranità nazionale non ha futuro in Europa»
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ilaria restifoFrieda Brepoels, Vicepresidente della Nuova alleanza fiamminga, il partito che lotta per l’indipendenza delle Fiandre dal Belgio, spiega perché i governi regionali devono essere investiti di una dimensione europea.
Nel 1989 le Fiandre sono riuscite ad ottenere un parlamento indipendente. Oggi la loro rappresentante al Parlamento Europeo, Frieda Brepoels, auspica che i principi la devolution trovino applicazione in tutti gli altre Paesi dell’Unione Europea.
Quali sono i benefici del regionalismo in Europa?
Il principale contributo che le regioni europee possono apportare al processo d’integrazione economica è dato proprio dalla loro diversità culturale. Queste costituiscono una fattore di correzione al deficit democratico dei pesanti elefanti istituzionali europei, riducendo le tensioni nazionali interne e dando vita a soluzioni transfrontaliere. E soprattutto avvicinano i cittadini alle macrostrutture decisionali.
Secondo lei le regioni sono rappresentate in maniera adeguata nelle istituzioni europee?
Allo stato attuale delle cose, le regioni non partecipano attivamente al processo decisionale europeo. La loro importanza non riceve la dovuta considerazione proprio a causa della loro grande varietà, che è poi la caratteristica di molte realtà regionali. Questo fattore ha reso possibile ad alcuni governi centrali di ottenere poteri esecutivi a livello regionale. Le principali decisioni volte a promuovere il ruolo delle regioni in Europa sono state prese a Maastricht, tramite la creazione del Comitato delle regioni e la regolare presenza al Consiglio dei ministri, e ancora nell’ambito della bozza costituzionale, grazie al loro riconoscimento come parti integranti degli Stati membri. Credo che il primo passo da compiere in futuro sarà quello di evolverci in vista di un’Europa delle Regioni, che possano partecipare a pieno titolo al processo decisionale.
Lei trova che la paura della devolution sia un grave problema in ambito Ue, e in Belgio in particolare?
Credo che gli europei non abbiano tutto sommato paura del regionalismo, che si traduce in vantaggi di natura politica ed amministrativa per l’autorità e il governo regionali. Ovviamente i governi e gli amministratori centrali tendono a mantenere il potere entro le loro sfere decisionali, ma non possono mettere un freno all’evoluzione del processo di sovranità nazionale. Che è in continuo cambiamento, e in ogni Paese europeo. Quasi tutte le costituzioni europee si sono orientate verso una maggiore decentralizzazione: così hanno fatto anche anche le costituzioni di alcuni Paesi dell’Est europeo, ove l’idea della recente riconquista della sovranità nazionale è abbastanza diversa dalla nostra. Tale evoluzione costante ha agito dall’alto verso il basso ed ha ricevuto il regolare consenso degli europei, che allo stesso tempo invocavano la partecipazione dal basso, quale cardine della democrazia. Questa fiducia nel regionalismo è particolarmente pronunciata in Belgio.
La devolution è lo strumento per avvicinare i cittadini alla democrazia. Come si puó impedire che diventi la giustificazione a separatismi e nazionalismi intestini?
Se il buon governo europeo fosse percepito come la responsabilità collettiva delle istituzioni europee, delle autorità nazionali, degli enti regionali e locali, nonché degli interessi ben organizzati dei privati, la discussione sulla sovranità nazionale e sul separatismo potrebbe essere evitata. Cercare di mantenere i parlamenti regionali al di fuori del circuito europeo, ad esempio, o cercare di mantenere le regioni al di fuori del Consiglio dei ministri, sarebbe sicuramente contrario al vero significato e ai valori tradizionali della nostra società europea e del suo patrimonio ereditario. La sovranità nazionale è una nozione che risale al Diciottesimo secolo, non puó essere la base sulla quale fondare il futuro dell’Europa.
Translated from “National sovereignty cannot be the basis of Europe’s future.”