LA RETE ANTI-IMMIGRAZIONE DELLA BULGARIA E' DESTINATA AD ACCENTUARE LE SOFFERENZE SUI CONFINI EUROPEI
Published on
Translation by:
Francesco ChiaroLe autorità bulgare, sull’onda greca, hanno annunciato la creazione di una rete di confine di 30 km. L'idea è quella di far fronte al picco di migrazioni illegali causate dai sanguinosi scontri in Siria. Un approccio così repressivo, però, causerà migliaia di morti e tanta sofferenza nella periferia europea. Per molti, la terra promessa è diventata un vero e proprio inferno in terra.
Proprio come certe tratte marittime del Mediterraneo ormai note in tutto il mondo, anche la breve lingua di terra tra l’Europa e la Turchia è il terreno di coltura ideale per la migrazione illegale. La recinzione è solo uno dei costosissimi tentativi da parte dell’Unione Europea di pattugliare il confine; tentativi largamente criticati per la loro inefficienza e per il loro contributo all’abuso dei diritti umani. Negli ultimi anni il confine europeo con la Turchia è diventato uno dei principali punti d’accesso per i migranti dell’Asia, del Medio Oriente e dell’Africa. Dieci anni fa, inoltre, la Spagna e l’Italia furono i due Stati maggiormente, se non completamente, colpiti dall’arrivo dei migranti in fuga dalla guerra e dall’indigenza. Potenziati i controlli sui confini marittimi e velocizzati i processi di rimpatrio, entrambe le nazioni firmarono accordi di rimpatrio con i governi nordafricani. I trafficanti si adattarono di conseguenza.
Il prezzo che pagano le centinaia di migliaia d’immigranti che attraversano i confini europei ogni anno ai trafficanti può raggiungere i 10'000 dollari per viaggio se la distanza da coprire è quella che ci separa dall’Afghanistan, rendendo quindi quest’operazione un’industria multimilionaria almeno secondo le stime delle autorità competenti. Con tutti questi soldi in gioco, i trafficanti hanno ogni ragione per adattarsi più rapidamente di quanto non facciano le autorità europee di confine nell’affrontare il panorama in perenne mutamento delle immigrazioni illegali.
100'000 IMMIGRANTI ILLEGALI L’ANNO
Solo nel 2011 sono stati arrestati circa 100'000 immigranti illegali mentre tentavano di entrare nell’Unione Europea attraverso il confine greco, contro i 36'000 del 2010. Con l’intensificarsi dei flussi migratori nel sudest europeo, le autorità greche si sono sentite travolte da una valanga. “Molto semplicemente, non possiamo gestire la situazione” ha detto il segretario della protezione civile greca Christos Papoutsis nel 2011. Le autorità, a corto di soldi, non riuscirono a sopportare il colpo e le richieste di asilo furono rispedite al mittente, di modo che gli immigranti si ritrovarono ammassati all’interno di stabilimenti sovrappopolati, patendo condizioni di vita disumane per interi mesi.
La Grecia completò il suo muro da 3 milioni di euro nel dicembre del 2009. La rete con filo spinato di 4 metri di altezza si stende su 10,5 chilometri di territorio, proteggendo un breve tratto di terra asciutta lungo i 200 chilometri di confine con la Turchia che scorre per la maggior parte lungo il fiume Evros. Le autorità dichiarano che la rete è efficace, ma effettivamente non sembra aver fatto altro che costringere gli immigranti a cimentarsi in un rischiosissimo guado o a prendere la via marittima.
Gli agenti stazionati sul confine greco hanno dichiarato al giornale locale I Kathimerini che il progetto ha avuto un impatto enorme sui flussi migratori illegali nella porzione terrestre del confine. Hanno affermato, inoltre, che gli ingressi illegali erano diminuiti del 95%, nonostante si sia registrata una netta impennata nei passaggi marittimi sul Mare Egeo. Nel primo semestre del 2012 la polizia e la guardia costiera hanno detenuto nella regione 102 immigranti senza documenti e ne hanno intercettati 1'536 nei tre mesi successivi al completamento della rete.
BULGARIA FA COPIA E INCOLLA
Le autorità bulgare si sono ritrovate in una situazione molto simile a quella greca già dagli albori del conflitto siriano. Dal 2012 fino ad oggi, sono arrivati circa 10’000 immigranti - due terzi dei quali provenienti dalla Siria - settuplicando i flussi tradizionali e rendendo incapaci le autorità di tenere a freno l’ondata o addirittura di offrire servizi basilari ai rifugiati. In un’intervista con l’Economist, un rifugiato ha definito la situazione nello Stato più povero dell’Europa come un “incubo.” Il cibo e le cure mediche per i rifugiati devastati dalla guerra scarseggiano e le strutture di accoglienza sono a dir poco squallide.
Come i greci, i bulgari sperano che la rete fornirà loro una tregua. Il progetto prevede un’estensione di circa 30 chilometri sui 274 chilometri di confine che il paese condivide con la vicina Turchia in un’area boschiva e collinare, dove la visibilità per le guardie di frontiera è limitata. La rete, a detta loro, fa parte di uno sforzo più grande per gestire la situazione: nuove strutture di accoglienza sono in fase di costruzione e si stanno reclutando qualche migliaio di agenti di polizia in più per pattugliare il confine.
La Grecia ha iniziato a rispedire centinaia di migranti in Siria, compiendo un’azione profondamente criticata dall’UNCHR, l’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. I funzionari bulgari si preoccupano per l’ondata di xenofobia che pare sia scaturita dopo il brusco aumento di migranti sul territorio. Il 9 novembre dell’anno scorso un gruppo di skinhead ha pestato un musulmano bulgaro pensando si trattasse invece di un cittadino siriano. A Sofia, inoltre, migliaia di persone hanno protestato per l’uccisione di un commesso accoltellato da un migrante algerino illegale.
25’000 IMMIGRANTI AFFOGATI
In Grecia e in Bulgaria le reti sul confine non sono altro che un tentativo disperato da parte delle autorità di controllare degli eventi che stanno chiaramente sfuggendo loro di mano. Mentre i funzionari si preoccupano di come sopperire ai bisogni dei rifugiati con così poche risorse, i detrattori si preoccupano del fatto che le reti siano controproducenti. Adrian Edwards dell’UNCHR sostiene che “l’introduzione di barriere, come reti o altri deterrenti, costringe le persone a intraprendere traversate ben più pericolose, esponendo ancora di più i rifugiati alla mercé dei trafficanti.”
Negli ultimi anni, per frenare i flussi crescenti di migrazioni illegali, l’UE ha istituito una serie di controlli di frontiera e politiche esecutive di vasta portata chiamate spregiativamente dai detrattori con il nome di “fortress Europe,” la fortezza europea. Molti sostengono che la costosissima burocrazia europea non sia per niente efficace nel tenere sotto controllo gli immigranti e che, anzi, porti a gravi violazioni dei diritti umani sugli stessi confini. Come se non bastasse, queste politiche costringono i trafficanti a prendersi rischi sempre maggiori. Secondo l’organizzazione internazionale per le migrazioni, negli ultimi venti anni sono annegati almeno 25'000 immigranti nel Mar Mediterraneo.
Gli attivisti sostengono che, a conti fatti, criminalizzare l’immigrazione irregolare è controproducente e non fa altro che fomentare abusi sia da parte delle autorità di frontiera sia dai violenti trafficanti a cui gli immigranti affidano le loro vite. I gruppi a sostegno dei diritti dei rifugiati hanno richiesto più canali per l’immigrazione legale, ma solamente affrontando direttamente le situazioni di disturbo e le disuguaglianze sociali alla base di ogni immigrazione l’Europa potrà risolvere una volta per tutte il problema alla radice.
Translated from Bulgarian anti-immigrant fence