La Hogwarts degli imprenditori
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Il triste destino delle start up si potrebbe riassumere con: "una su dieci ce la fa". Ma in Europa, c'è chi crede sia il modello imprenditoriale del futuro. La redazione di Cafébabel è andata a cercare gli imprenditori del domani che, muniti di entusiasmo, cocktail e idee, cercano di cambiare la mentalità delle giovani generazioni europee.
La ragazza all'ingresso dell'Escp di Parigi mi chiede di fare uno disegno su un pezzo di carta e di buttarlo in un cestino; poi, senza guardarmi, con una mossa fulminea mi indica l'#tag della festa: "qui puoi pubblicare le foto su pinterest o twitter!". Segue un sorriso avvincente e un movimento del braccio a indicare che posso proseguire. Una sfera a specchi anni '70 sovrasta la mia testa mentre passo attraverso una piccola pista da ballo allestita nel piazzale principale della scuola. Tutt'intorno: furgoncini che vendono hot dog e birra a 3 euro. C'è chi fa la coda con gli spicci in mano e chi, rimasto senza, corre al bancomat Société Generale incastonato nel muro. È la 5° festa dell'imprenditoria, organizzata contemporaneamente nei campus dell'Escp a Parigi, Torino, Londra, Berlino e Madrid. Eppure, sembra di essere finiti a Hogwarts.
"get lucky" e lavora
All'ingresso, 2 casse propagano musica commerciale. Sono soltanto le 8 di sera, ma c'è già chi balla sulle note di Get Lucky. La mentalità imprenditoriale salverà l'Europa dalla disoccupazione giovanile: è quello che si augurano le istituzioni. In un'intervista recente rilasciata per il Bruegel, importante think tank europeo, Karen Wilson, membro del comitato direttivo dell'EFER (European Foundation for Entrepreneurship Research), si è rivolta così ai giovani eurpei: "Non cercate un lavoro, createlo!". "Educare" all'imprenditorialità fin dalla giovane età: è proprio quello che fa l'Escp che, in occasione della festa, è invasa da startup europee. Tra queste c'è l'italiana Extraverso. Benedetto è fresco di laurea Escp, mentre Gabriele è designer – il papillon che indossa lo testimonia al meglio. Producono cover per smartphone dal materiale più intelligente dei telefoni stessi. Con la loro custodia "è possibile attaccare il cellulare a tutte le superfici lisce non porose": allo specchio del bagno, o sulle mattonelle della cucina. La loro creazione ha 6 mesi di vita e i 2 ragazzi lottano per ampliare i canali di vendita. "La startup è il modello del futuro: si è costretti a innovare dato che non si sa cosa accadrà il giorno dopo", afferma rapido Benedetto, come se recitasse un copione.
-Chi sono gli imprenditori del futuro? Guarda il video!-
Sebbene 9 startup su 10 falliscano, è convinto che "nel frattempo si costruiscano rapporti e si accumuli esperienza". Secondo lui "è ovvio che non tutte le idee sono vincenti, ma se non si testa non si va da nessuna parte". Rischio, innovazione e libertà di azione: è il mantra dell'intelligentia bruxellese e questo ragazzo sembra già pronto per gestire una grande azienda di custodie. E pensare che l'Italia è 2° dopo la Grecia per la sindrome da fallimento: il 58% della popolazione non avvierebbe un'impresa per paura di fallire.
Startuffa
Intanto anche Harry Potter si è reso conto di quanto la bacchetta magica delle startup sia, a dir poco, spezzata. In Italia esistono poco più di 1600 startup. Considerando che nel Belpaese il numero medio di dipendenti è pari a 5, una semplice moltiplicazione permette di calcolare il numero di posti lavoro creati. Se si paragonano ai 620 mila disoccupati tra i 15-24 anni, si rimane perplessi. Allarghiamo la lente: nella top 10 della classifica mondiale delle città filo-startup, ne troviamo solo 2 "europee": Londra e Tel Aviv. Niente panico: il Parlamento europeo ha varato un testo che prevede 70 miliardi di euro da investire entro il 2020. Intanto si combatte la disocccupazione con 8 miliardi. Certo, con nuove imprese si crea nuovo lavoro, ma per chi? L'Europa è soffocata dal credit crunch. Chi avvia un'impresa deve avere il contante in tasca. Altrimenti? Crowdfunding!
Lionel, consulente specializzato nella finanza 2.0, educa gli investitori del mercato startup. Si trova a due passi da Benedetto, ma non sembra molto elettrizzato. Davanti al suo stand i mojito scorrono molto più veloci che i secondi dell'orologio. "Spesso, chi investe in una startup non sa cosa finanzia" – mi confessa svogliato,– "il crowdfunding è un sistema in crescita, ma rappresenta l'inizio di un business project. Serve a ottenere visibilità sul mercato e a invogliare fondi d'investimento a partecipare al business". Poco più in là alcuni ragazzi seduti per terra discutono di innovazione, mentre al bar un trancio di pizza grande come una fetta biscottata costa 2 euro. Una grande sala ospita imprenditori di successo. Chi non ce l'ha ancora fatta può fare il "battesimo dell'imprenditore" al 2° piano. Non è necessario bagnarsi la testa: una decina di coatch discutono di progetti imprenditoriali con gli studenti della scuola: una linea gialla divide i giudici dai giudicati. Ma se il crowdfunding non è la soluzione, chi sono gli imprenditori del futuro?
All'uscita incontro Francesca, 23 anni, di Torino: una "ragazza indipendente" dallo sguardo sicuro. Secondo lei, "c'è spazio per tutti nel mondo dell'imprenditoria: basta darsi da fare". Ha già avviato 2 startup, ma non si preoccupa di cosa ne verrà fuori. Il suo futuro? "Londra è la città perfetta per aprire una startup: zero burocrazia e mentalità aperta". "L'asset piu`importante sono le lingue", afferma con enfasi. È lei che mi racconta che con la crisi le borse di studio sono diminuite e che il costo della Escp si aggira sui 10 mila euro annui. All'Escp, un po' per "magia", tutti possono diventare imprenditori, ma a Hogwarts almeno, si entrava gratis.