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Jean-Claude Juncker: un veterano dell’Unione 

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Irene Nanni

Politica

Jean-Clau­de Junc­ker è stato elet­to con una mag­gio­ran­za risicata e senza par­ti­co­la­ri en­tu­sia­smi. La scel­ta degli eu­ro­de­pu­ta­ti di so­ste­ne­re la lo­gi­ca di de­mo­cra­tiz­za­zio­ne in corso delle isti­tu­zio­ni eu­ro­pee piut­to­sto che l’uo­mo è tan­gi­bi­le. Perfetto sconosciuto ai più, il ritratto del lussemburghese Juncker merita di essere delineato.

«Sei ra­gio­ni che fanno di Junc­ker l’uo­mo più pe­ri­co­lo­so d’Eu­ro­pa», in­ti­to­la­va il Sun qual­che tempo fa in me­ri­to al nuovo in­qui­li­no del Ber­lay­mont. Ol­tre­ma­ni­ca, la can­di­da­tu­ra di Jean-Clau­de Junc­ker nelle vesti di Presidente della Commissione Europea ha fatto l’og­get­to della co­per­tu­ra me­dia­ti­ca più sfa­vo­re­vo­le rac­co­glien­do in­di­gna­zio­ni, fan­ta­smi e paure: scan­sa­fa­ti­che, al­co­li­sta, fu­ma­to­re, fi­glio di col­la­bo­ra­zio­ni­sti, fi­gu­ra gri­gia del die­tro le quin­te del­l’U­nio­ne Eu­ro­pea o ad­di­rit­tu­ra del Bil­der­berg. Una buona dose di as­sur­di­tà che mo­stra quan­to l’uo­mo po­li­ti­co lus­sem­bur­ghe­se resti poco co­no­sciu­to al di fuori del Gran­du­ca­to.

RE­CORD DI LON­GE­VITÀ

«Il po­te­re è l’a­fro­di­sia­co più po­ten­te», af­fer­ma­va Henry Kis­sin­ger. Una di­chia­ra­zio­ne che Jean-Clau­de Junc­ker po­treb­be sot­to­scri­ve­re se si con­si­de­ra il suo lungo per­cor­so po­li­ti­co. A 59 anni, il Lus­sem­bur­ghe­se può van­ta­re in ef­fet­ti più di qua­ran­t’an­ni di car­rie­ra po­li­ti­ca, tren­t’an­ni in primo piano sulla piaz­za pub­bli­ca, dieci nelle alte sfere eu­ro­pee. Con­ser­va­to­re ibri­do, eu­ro­pei­sta con­vin­to, al tempo stesso par­ti­gia­no del­l’au­ste­ri­tà e di­fen­so­re della causa greca di fron­te alla con­dan­na te­de­sca, ves­sil­lo del se­gre­to ban­ca­rio e, re­cen­te­men­te, del­l’in­stau­ra­zio­ne di un sa­la­rio mi­ni­mo eu­ro­peo, Juncker, uomo di “pras­si” e non d’i­deo­lo­gia, è un ha­bi­tué dei ma­neg­gia­men­ti po­li­ti­ci not­tur­ni, delle na­vet­te tra Ger­ma­nia e Fran­cia, dei com­pro­mes­si del­l’ul­ti­ma ora.

Alla stre­gua del suo pre­de­ces­so­re, il por­to­ghe­se José Ma­nuel Bar­ro­so, che, du­ran­te la Ri­vo­lu­zio­ne dei Ga­ro­fa­ni nel 1974, era pre­si­den­te degli stu­den­ti maoi­sti, Jean-Clau­de Junc­ker ha mosso i primi passi in po­li­ti­ca tra le fila della si­ni­stra ra­di­ca­le trotz­ki­sta. «A 17 anni, in piena fase di ri­bel­lio­ne, flir­ta­vo con la IV In­ter­na­zio­na­le e spie­ga­vo a mio padre e a mia madre che la vita bor­ghe­se non rap­pre­sen­ta­va nulla ai miei occhi», di­chia­ra­va Junc­ker qual­che anno fa a un gior­na­le lus­sem­bur­ghe­se.

Ade­ren­te nel 1974 del Par­ti­to Po­po­la­re Cri­stia­no So­cia­le (Chrësch­tle­ch So­zial Vol­lek­spar­tei - CSV), fa il suo in­gres­so nel par­la­men­to lus­sem­bur­ghe­se a soli 28 anni. È al­lo­ra Se­gre­ta­rio di Stato per il La­vo­ro e le Po­li­ti­che Pub­bli­che, uno dei più gio­va­ni mi­ni­stri d’Eu­ro­pa. Nel 1984, viene elet­to de­pu­ta­to per la prima volta e no­mi­na­to Mi­ni­stro del La­vo­ro e se­gre­ta­rio al­l’E­co­no­mia e alle Fi­nan­ze. Il suo go­ver­no, al­lo­ra alla mercé di Jac­ques San­ter – tra l’al­tro an­zia­no si­ni­stro pre­si­den­te della Com­mis­sio­ne – deve far fron­te al­l’af­fa­re Bome­leeër (dei bom­ba­ro­li), una serie di at­ten­ta­ti ter­ro­ri­sti che hanno fatto tre­ma­re il Lus­sem­bur­go dal 1984 al 1986 e il cui mi­ste­ro non è mai stato chia­ri­to. Nel 1995, Jac­ques San­ter, chia­ma­to alla guida della Com­mis­sio­ne, viene no­mi­na­to Primo Mi­ni­stro dal Gran­du­ca Gio­van­ni di Lus­sem­bur­go e con­ti­nue­rà a ge­sti­re il mi­ni­ste­ro del­l’E­co­no­mia e delle Fi­nan­ze e del La­vo­ro. A que­sto ti­to­lo, è con­si­de­ra­to come l’ar­te­fi­ce del­l’o­pa­ci­tà del set­to­re ban­ca­rio di cui è re­go­lar­men­te ac­cu­sa­to il Gran­du­ca­to.

IL SO­PRAV­VIS­SU­TO DI MAA­STRI­CHT

Ma Jean-Clau­de Junc­ker è so­prat­tut­to, se si pren­de in con­si­de­ra­zio­ne la ca­ri­ca che in­com­be oggi su di lui, un ve­te­ra­no della co­stru­zio­ne eu­ro­pea che può con­ta­re sul pro­prio en­tou­ra­ge. È tra l’al­tro il solo ad avere as­si­sti­to alla ra­ti­fi­ca­zio­ne del Trat­ta­to di Maa­stri­cht nel 1992. Al­l’e­po­ca, al fian­co di François Mit­ter­rand o Hel­mut Kohl, di­chia­ra­va: «Io e l’eu­ro siamo i soli so­prav­vis­su­ti del Trat­ta­to di Maa­stri­cht». «L’uo­mo delle mis­sio­ni im­pos­si­bi­li», se­con­do Le Fi­ga­ro, certo am­mi­ra­ti­vo, può con­si­de­rar­si fiero d’a­ver con­tri­bui­to alla rea­liz­za­zio­ne del pro­get­to. Me­dia­to­re cru­cia­le tra Ger­ma­nia, Fran­cia e Regno Unito, è stato inol­tre il pro­mo­to­re della fa­mo­sa teo­ria dell’“op­ting out”, che san­ci­sce l’i­dea di un’Eu­ro­pa “à la carte” e l’ab­ban­do­no del prin­ci­pio di un’in­te­gra­zio­ne omo­ge­nea.

Nel 2005, forte della sua an­zia­ni­tà e della sua espe­rien­za, viene elet­to Pre­si­den­te del­l’Eu­ro­grup­po, isti­tu­zio­ne che uni­sce i mi­ni­stri delle Fi­nan­ze della zona Euro e alla testa della quale sarà re­go­lar­men­te rie­let­to, anche du­ran­te il pe­rio­do di crisi eco­no­mi­ca che colpi e tra­sfi­gu­rò l’UE. Per un to­ta­le di 120 summit eu­ro­pei a cui J.-C. Jun­ker avreb­be par­te­ci­pa­to nel corso della sua in­ter­mi­na­bi­le car­rie­ra.

L’an­no 2013 sem­bra­va dover san­ci­re il de­cli­no del­l’uo­mo po­li­ti­co. Il suo man­da­to alla testa del­l’Eu­ro­grup­po ter­mi­na­va e il Lus­sem­bur­ghe­se la­scia­va in ere­di­tà la sua ca­ri­ca al­l’o­lan­de­se Je­roen Di­js­sel­bloem. Poco tempo dopo, nel lu­glio di quel­l’an­no, J.-C. Junc­ker di­mis­sio­na­va dopo 18 anni alla guida del Gran­du­ca­to, in se­gui­to a un oscu­ro af­fa­re di spio­nag­gio su larga scala che coin­vol­se i ser­vi­zi se­gre­ti dello stato.

No­no­stan­te tutto, un anno dopo, il 15 lu­glio 2014, Junc­ker sarà elet­to al Par­la­men­to Eu­ro­peo come suc­ces­so­re di José Ma­nuel Bar­ro­so: can­di­da­to per il PPE (Par­ti­to Po­po­la­re Eu­ro­peo), primo par­ti­to per nu­me­ro di seggi del Par­la­men­to Eu­ro­peo. Un nuovo ca­pi­to­lo si è aper­to per la sua lunga vita po­li­ti­ca e per l’U­nio­ne Eu­ro­pea.

Ma, chi è Jean-Clau­de Junc­ker al di là del­l’uo­mo po­li­ti­co?

Jean-Clau­de Jun­cker ri­spon­de a Ma­rine Le Pen il gior­no della sua ele­zio­ne al Par­la­men­to eu­ro­peo.

A BREVE LA SE­CON­DA PARTE DEL NO­STRO DOS­SIER DE­DI­CA­TO ALLA FI­GU­RA DI JEAN-CLAU­DE JUNC­KER.

Translated from Juncker : Jean-claude dure (1ère partie)