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Italia: quando gli emigrati eravamo noi

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Story by

Cafébabel

Translation by:

Default profile picture Micol Licciardello

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A Bruxelles un gruppo di Tolosa canta, suona e proietta 150 anni di storia dell'emigrazione italiana in uno spettacolo che celebra un'Italia che non avevate ancora mai visto. Naturalmente Cafébabel è andato a ficcare il naso per ricordare a Salvini che un immigrato potrebbe esserlo anche lui.

Marzo si avvicina, ma fa ancora freddo a Grimaldi. I profumi della primavera non fioriscono ancora in questa piccola frazione del comune di Ventimiglia, situata a pochi chilometri dal confine francese. Lo sapevano quando sono partiti, ma sono stati incalzati dal destino, spinti come dannati alla fossa. Fuori l'oscurità copre già tutto intorno a loro. Tremante, il gruppetto riesce ad avanzare velocemente nonostante la scarsa visibilità. Eppure donne, bambini e anziani hanno spinto al limite il loro coraggio più e più volte durante quei lunghi giorni in cui hanno attraversato la Toscana e l'Emilia-Romagna. Il sentiero si restringe a vista d'occhio, proseguendo a zigzag nella montagna che adesso s'innalza come un muro di pietra. Stremati, non hanno però altra scelta che avventurarsi su quel sentiero scosceso che scalfisce il pendio fino a una cima che non vedono ancora. Che non vedranno mai. In quel triste giorno d'inverno, le Alpi inghiottiranno di nuovo degli Uomini, mettendo ancor più in rilievo questo luogo battezzato, già da tempo, Passo della Morte.

Essere Rital e andarne fieri

Queste persone che desideravano toccare suolo francese attraversando le Alpi non si chiamavano Issa, Nouhou, Faisal e Aya, ma Luigi, Elena, Roberto e Monica. Non siamo nel 2015, ma nel 1932. Dopo una decina d'anni dall'ascesa al potere di Benito Mussolini, sempre più italiani si affrettano a fuggire dal regime fascista. Ebrei perseguitati, lavoratori in miseria e oppositori politici scelgono per lo più la Francia, il paese vicino dove l'erba sembra più verde. Così il censimento del 1931 conta già più di 800.000 italiani residenti in Francia. Qualche anno dopo è ufficiale: quella italiana sarà la diaspora di maggiore portata in Europa. Con oltre 27 milioni di italiani che hanno lasciato la penisola, sarà perfino considerato il più grande esodo della storia moderna. Il risultato di tutto questo sono le 500 milioni di persone con origini italiane sparse in tutto il mondo.

Secondo molti studiosi dei fenomeni migratori, l'emigrazione italiana si è svolta durante 150 anni di storia, a partire dalla fine del XIX secolo fino alla metà del XX secolo. Inserita in un periodo che conoscerà due guerre mondiali, quest'emigrazione è segnata anche da una serie di drammi. Innanzitutto un massacro nel Gard, nella Francia meridionale, dove nel 1893 gli abitanti del luogo pestano centinaia di operai italiani con il pretesto che gli avrebbero rubato il lavoro. Poi due catastrofi. Quella di Izourt, nel dipartimento meridionale dell'Ariège, dove nel 1939 una tempesta di neve cancella una trentina di vite italiane. In seguito, quella di Marcinelle in Belgio, avvenuta l'8 agosto 1956 in una miniera vicino alla città di Cherleroi. Bloccate all'interno, muoiono a causa di un incendio più di 250 persone. Di dodici nazionalità diverse, ma per la maggior parte italiane. Come loro, a milioni sono emigrati in un altro paese d'Europa alla ricerca di una vita degna di questo nome. In Francia ci si riferisce a loro con il famoso termine gergale "Rital", che deriva da "R.ital" (che sta per Rifugiati italiani, ndr), ovvero la maniera in cui si segnalano gli operai italiani immigrati sui documenti prima e dopo la seconda guerra mondiale. Gli stessi "Rital" che popoleranno le vie della cittadina di Norgent-sur-Marne nel romanzo autobiografico di François Cavanna (fondatore del giornale Hara-Kiri, l'ex Charlie-Hebdo, ndr), le strofe della canzone omonima di Claude Barzotti o gli episodi della webserie realizzata da due amici Svevo e Federico.

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L'Italia di ieri contro quella di oggi

Come avrete già capito, parte della cultura popolare franco-italiana deve molto a questa moltitudine d'anime coraggiose che ha attraversato le Alpi. È proprio per questo motivo che con uno spettacolo di canto si vuole rendere omaggio a quelle donne, uomini e bambini che hanno dato forma all'Italia moderna. I 25 membri e 7 musicisti del Gruppo Incanto di Tolosa ripercorrono con emozione la storia di questo straordinario esodo. I 90 minuti di canzoni e immagini dello spettacolo dal titolo Italiens : quand les émigrés c’était nous (Italiani: quando gli emigrati eravamo noi) raccontano il viaggio, il naufragio, l'arrivo, il rigetto, la speranza, la sorte, il coraggio, la sofferenza e la gioia di un popolo italiano che ha scelto di rincorrere il suo destino altrove.

Per le storie raccontate e le emozioni suscitate, Cafébabel non poteva non voler accompagnare quest'esibizione. Discendenti di generazioni di espatriati, pensiamo ancora che la nostra realtà debba esser letta alla luce di ciò che ci ha preceduto. Ecco che la vostra rivista europea è fiera di associarsi allo spirito di questa rappresentazione che avrà luogo il prossimo 2 febbraio a Bruxelles presso il Théâtre 140. Sostenuto dall'eccellente rivista franco-italiana RADICI, lo spettacolo sarà anche un momento di unione fra gli artisti e il pubblico, felice di poter cantare in coro le canzoni dei grandi compositori italiani. Dinanzi a un'Italia del 2019 dalle vedute sempre più ristrette, accorrete numerosi ad appurare come le teorie inconsistenti sull'immigrazione si dissolvono non appena uno sguardo sincero si sofferma sul vero senso della storia.


Italiens : quand les émigrés c'était nous al Théâtre 140, 140 Avenue Eugene Plasky, Bruxelles.

Prenota un posto qui.


Foto di copertina: © Radici

Story by

Translated from Italie : quand les émigrés, c'était eux