[ita] Scuola estiva in Islanda: le lezioni che ho appreso
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Ylenia De PauliDurante il semestre autunnale del 2015 all'American University in Bulgaria (AUBG), ho ricevuto un'ordinaria e-mail la quale, ora ne sono consapevole, mi avrebbe indicato la strada verso una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita. Mi informava dell'opportunità di partecipare a una scuola estiva o a un corso di lingua in Islanda, Norvegia o Lichtenstein.
Autore: Daniel Penev
Durante il semestre autunnale del 2015 all'American University in Bulgaria (AUBG), ho ricevuto un'ordinaria e-mail la quale, ora ne sono consapevole, mi avrebbe indicato la strada verso una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita. Mi informava dell'opportunità di partecipare a una scuola estiva o a un corso di lingua in Islanda, Norvegia o Lichtenstein, grazie alle borse di studio per la mobilità nell'istruzione superiore finanziate dallo Spazio Economico Europeo (conosciute come EEA Grants). Poco dopo, ho deciso di fare un tentativo. Ho dato un'occhiata ad alcuni dei programmi tra cui potevo scegliere, optando infine per la Summer School on Creative Leadership in the 21st Century (Scuola Estiva per una Leadership creativa nel 21esimo secolo) alla Bifröst University in Islanda. Dopo diverse settimane in attesa dei risultati, a febbraio ho ricevuto la buona notizia: avrei trascorso più di tre settimane delle mie vacanze estive nella terra del ghiaccio e del fuoco.
I vulcani, l'acqua minerale, la natura selvaggia, l'eredità dei Vichinghi, una solida tradizione culturale, la crisi finanziaria del 2008-2009 e le proteste contro le autorità, le dimissioni in primavera del primo ministro in seguito alla pubblicazione dei Panama Papers... Difficilmente avrei desiderato di andare in un paese più esotico dell'Islanda come nel luglio del 2016. Inoltre il mio entusiasmo crebbe in seguito all'euforia internazionale sorta dall'impressionante performance della nazionale di calcio islandese agli Europei in Francia.
Lo spirito della scuola estiva
“Uniti nella diversità”, il motto dell'UE, sintetizza perfettamente la scuola estiva all'Università di Bifröst: sette ragazzi bulgari, quattro tedeschi, due austriaci, un irlandese, un belga, un finlandese, un giapponese, un singaporiano, un cipriota che studia nei Paesi Bassi in procinto di trascorrere il semestre autunnale 2016 in Svezia in qualità di studente Erasmus, e infine un ungherese che sta conseguendo il titolo di studio in Economia internazionale in un programma comune tra tre università in Danimarca, Belgio e Francia. Si aggiungano i tre professori islandesi e uno proveniente da Stati Uniti, Germania e Austria: si ottiene così un bouquet variopinto dal punto di vista nazionale e culturale.
Uno o due giorni dopo il nostro primo incontro, avevamo già stretto amicizia. Ci siamo aiutati a vicenda a imparare e migliorare attraverso conferenze, dibattiti in classe e lavori di gruppo. Sfruttavamo il nostro tempo libero sia esplorando l'Islanda che scambiandoci informazioni sugli Stati da cui provenivamo. In realtà, non abbiamo fatto nessuno sforzo per raggiungere questa armonia: si è formata in modo del tutto naturale, come conseguenza al nostro atteggiamento positivo, alla nostra mentalità aperta e inclinazione ad acquisire nuove conoscenze.
Il corso di tre settimane consisteva di due parti strettamente correlate: una più formale e accademica, l'altra più informale e incentrata sull'interazione sociale. Le varie attività incluse nelle due categorie hanno reso gli studenti capaci di svilupparsi dal punto di vista personale, accademico e professionale in un ambiente amichevole e di supporto.
Le lezioni portate a casa
Chi ha preso parte a qualsiasi tipo di scuola estiva, apprendistato, progetti, programmi di scambio e viaggi a livello internazionale sa bene che queste esperienze hanno una forte influenza sulla personalità e sulla visione del mondo di un individuo. Ciò che rende questi programmi più preziosi e accattivanti è la possibilità per i partecipanti di imparare dentro e fuori dalla classe, spesso senza il minimo sforzo. In un ambiente sicuro, rassicurante e culturalmente stimolante, i partecipanti possono apprendere tutto il tempo; devono solo attivare i sensi e avere il coraggio di condividere i propri pensieri, idee e impressioni con gli altri colleghi.
Di seguito, vi illustro tre insegnamenti di cui ho fatto tesoro dall'incontro con la cultura, la mentalità e i valori islandesi.
La fiducia porta al benessere collettivo
Quando trascorri diversi giorni in Islanda, arrivi a comprendere per quale motivo un Paese così poco popolato (appena più di 330,000 abitanti) sia così ricco dal punto di vista economico, politico e sociale. Ovunque tu vada e chiunque tu incontri, ti imbatti sempre in una determinata parola: fiducia, fiducia, fiducia. Uniscila a una mentalità aperta, al rispetto per gli altri, all'educazione e alla disponibilità a condividere le proprie idee; mescola con cura questi ingredienti e otterrai un ambiente adatto a un commercio, una politica e uno stile di vita sostenibili.
In termini economici, la fiducia riduce in modo significativo i costi di transazione (denaro, tempo, altre risorse materiali e non), mentre nel settore politico, garantisce stabilità, responsabilità e pianificazione a lungo termine. Nella vita quotidiana, infine, la fiducia consolida il tessuto sociale, avvicinando le persone le une alle altre e aiutandole a sentirsi al sicuro e a proprio agio.
Durante il nostro viaggio a Reykjavik, abbiamo visitato Hallgrímskirkja, uno dei tre monumenti storici della città. I visitatori possono camminare gratuitamente al pianterreno della cattedrale, ma chi vuole arrivare in cima per godere della vista panoramica della capitale, deve comprare un biglietto del costo di circa 7 euro, acquistabile nel piccolo negozio di souvenir all'interno dell'edificio. Una volta arrivati in cima, uno dei partecipanti della scuola estiva ci ha fatto notare che in realtà nessuno aveva controllato che fossimo in possesso dei biglietti o meno; la reazione del nostro coordinatore è stata più che eloquente: un'espressione di sorpresa, accompagnata da qualcosa come "È vero, ma compriamo i biglietti ugualmente."
Una comunicazione onesta e diretta porta al miglioramento
Profondamente legati ai valori di fiducia e responsabilità, gli islandesi amano la comunicazione onesta e diretta; il loro approccio a sfide e problemi è notevolmente semplice: si presenta un problema, se ne discutono le cause, le possibili conseguenze e soluzioni e si accettano le valutazioni positive e critiche esposte da tutte le parti interessate, in modo da giungere alla soluzione adeguata.
Per gli islandesi, le discussioni aperte sono importati anche nel caso in cui si tratti di progetti validi, perché qualcosa di buono può sempre migliorare. Per esempio, alla fine del corso estivo, tutti gli studenti, insieme al coordinatore del progetto e a quattro dei professori, hanno partecipato a una tavola rotonda riguardo agli aspetti positivi e negativi del programma. Dopo un'ora e mezzo dall'inizio del dibattito, gli organizzatori avevano perfettamente capito cosa stava funzionando e cosa poteva essere migliorato.
Secondo me, ciò che rende gli islandesi ancor più affermati e innovativi è la loro inclinazione a condividere le proprie conoscenze ed esperienze e a lavorare in gruppo. Durante il corso, abbiamo avuto la possibilità di visitare l'Ocean Cluster House a Reykjavik – un centro in cui dei professionisti condividono le proprie competenze, esperienze e idee commerciali nel settore marino. Il fondatore dell'Ocean Cluster House, nonché suo amministratore delegato, Thor Sigfusson, ci ha portato a fare un giro dell'edificio, esponendoci la sua visione del centro. Ci ha raccontato che, per ottenere un incarico e fare un uso adeguato dei servizi e dei contatti forniti dal luogo, gli imprenditori devono sia avere passione e buone idee che saper apprezzare il valore della cooperazione. Quindi, se preferisci tenere le tue idee per te e lavorare a porte chiuse, allora sappi fin da ora che l'Ocean Cluster House non fa per te.
Responsabilità personali portano alla felicità e alla prosperità
Se vogliamo vivere in un modo più sicuro, pacifico e prosperoso, dovremmo tutti padroneggiare l'arte della riflessione e acquisire un chiaro senso di responsabilità personale: invece di cercare delle cause esterne ai nostri errori e fallimenti, dovremmo iniziare a volgere lo sguardo verso noi stessi, nel tentativo di capire dove abbiamo potuto sbagliare. In un mondo così frenetico e ricco di informazioni come quello attuale, abbiamo bisogno di abituarci a pensarci alla nostra salute, così come ai nostri rapporti, valori, speranze, sogni, interessi, preoccupazioni, delusioni e agli obiettivi a lungo e breve termine.
In conclusione, lamentarci continuamente non ci porterà da nessuna parte e nemmeno l'indifferenza e l'apatia ci saranno d'aiuto. Al contrario, dovremmo adottare un atteggiamento più costruttivo nel momento in cui capiamo qual è il nostro obiettivo e come raggiungerlo, sforzandoci di contribuire al bene comune facendo un uso corretto delle idee, energie, tempo, conoscenze e abilità a nostra disposizione. Se vogliamo veramente contribuire al benessere e al progresso della nostra specie, dovremmo anzitutto conoscerci meglio. Durante una delle sessioni, è emersa un'idea che ho particolarmente apprezzato: in realtà non siamo autori di insuccessi, ma semplicemente ci capita, ogni tanto, di inciampare lungo il nostro viaggio verso la felicità e il successo.
Articolo originale @mladiinfo.eu
Translated from Summer school in Iceland: The Lessons I Learned